Virginia Woolf, scrittrice e attivista britannica nata il 25 gennaio 1882 e scomparsa il 28 marzo 1941, è ricordata come una delle più audaci scrittrici che hanno contribuito a cambiare il ruolo delle donne nella società.
Il ruolo delle donne nella società
Nei primi decenni del Novecento le donne venivano educate a una sostanziale sottomissione alla figura maschile. Alle donne veniva insegnato ad adempiere ai doveri casalinghi, a sottostare ai voleri del capofamiglia, a non ambire a una professione o all’indipendenza. La stessa Virginia Woolf in tutte le fasi della sua vita ha dovuto subire il controllo da parte di duo padre prima, dei suoi fratelli poi, e infine di suo marito. Le regole della società dei primi anni del Novecento, volevano che alle donne non fosse riconosciuto il diritto di lavorare e, spesso, anche di proseguire la propria istruzione.
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La libertà di pensiero nei libri di Virginia Woolf
Nel suo libro Una stanza tutta per sé, scritto nel 1929, Virginia Woolf scrive: “Una donna deve avere i soldi e una stanza tutta sua per scrivere romanzi”. Attraverso questa frase, la Woolf esprime quella che secondo lei è la strada per l’emancipazione: l’indipendenza economica, e, soprattutto, culturale. La scrittrice insiste tantissimo su questo punto, e ha voluto scuotere gli animi della società di inizio Novecento, affermando, nello stesso testo, che anche se una donna è obbligata a seguire le norme, nessuno le può togliere la libertà di pensiero:
“Potete bloccare tutte le librerie se volete ma non c’è un cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente”.
(Una stanza tutta per sé)
In quasi tutti i suoi libri, i suoi personaggi femminili vivono un dilemma morale tra ciò che è giusto per la società e ciò che invece si desidera. Ne “La signora Dalloway”, ad esempio, la protagonista dà prova di grande audacia, tanto da mettere in dubbio le idee del marito, secondo il quale le donne non sono tenute a controbattere le scelte del capofamiglia.
La commovente lettera di addio di Virginia Woolf al marito
Il 28 marzo del 1941 la scrittrice inglese Virginia Woolf, durante l’ultima delle sue frequenti crisi depressive, si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse
Un tragico destino
Nonostante l’impegno vivo della scrittrice nel portare avanti le sue battaglie per il miglioramento della condizione femminile nella società, la Woolf ha sofferto di grave depressione. All’età di 59 anni, si pensa che la scrittrice si sia suicidata riempiendo di pietre le tasche dei suoi vestiti e gettandosi in mare per annegare. Le sue ultime parole furono: “Sono certa che sto impazzendo di nuovo, sento che non possiamo attraversare un altro di quei tempi terribili e non mi riprenderò questa volta”.