I dati e i tragici eventi cui abbiamo purtroppo assistito la scorsa settimana parlano chiaro: il problema della violenza sulle donne è reale, e molto più grave di quanto pensiamo. E violenza non vuol dire soltanto omicidio: anche stalking, percosse e molestie di ogni genere, da quelle più evidenti a quelle più subdole e celate, fanno parte dell’ampio spettro delle violenze contro le donne.
Ma perché non riusciamo a dare un freno a quest’emergenza che, più che emergenza, oggi sembra risultato tragico di un processo socio-culturale in atto su scale differenti in molti ambiti del reale?
La violenza sulle donne nasce da un tipo di cultura ben precisa, di stampo patriarcale, discriminatorio, arrogante, possessivo, che è piuttosto comune nella nostra società. C’è solo una strada per giungere ad una soluzione: la rieducazione dal basso.
Partire dai libri per educare
In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, che si avvicina e quest’anno è ancora più sentita qui in Italia per via della tragica vicenda di Giulia abbiamo selezionato alcuni libri interessanti.
Raccolte di testimonianze, riflessioni, saggi, storie vere. È importante riflettere su questi temi, non solo per essere informati sulla situazione drammatica che tantissime donne hanno vissuto e vivono tutt’oggi, ma anche e soprattutto per educare le nuove generazioni nel rispetto della donna.
Il punto infatti non è tanto che le donne imparino a difendersi e denunciare le situazioni violente, ma soprattutto che gli uomini imparino a non essere violenti.
Violenza sulle donne, 10 libri da leggere per dire stop al femminicidio
Un cambiamento culturale in positivo può accadere solo tramite l’educazione al rispetto reciproco e all’accettazione dell’uguaglianza tra i generi. Ecco quali sono i libri più interessanti per approfondire l’argomento:
“Stai zitta” di Michela Murgia
La violenza sulle donne – quella subdola e quasi invisibile agli occhi non allenati o volutamente ipocriti – passa soprattutto attraverso la via del linguaggio. Michela Murgia ce lo racconta con maestria.
Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio.
È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse.
Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma.
Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta.
Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.
“Corpo felice” di Dacia Maraini
Corpi che non hanno mai smesso di cercare la propria via per la felicità, pieni di vita o disperati per la sua assenza, amati o violati, santificati o temuti, quasi sempre dagli altri, gli uomini. Ed è proprio a loro che parlano queste pagine. Agli occhi di un bambino maschio non ancora uomo.
Per ricordare a lui e a tutti noi, sul filo sottile ma resistente della memoria, che solo quando l’amore arriva a illuminare le nostre vite, quello tra i sessi non sarà più uno scontro ma l’incontro capace di cambiare le regole del gioco..
“Lui mi ama” di Thora Hjörleifsdóttir
Dobbiamo uscire dall’idea che un amore voglia dire possesso. Questo è uno dei punti fondamentali per essere capaci di estirpare la violenza sulle donne. Leggete tutti e tutte “Lui mi ama”: vi illuminerà.
Lilja ha vent’anni ed è innamorata. Giovane studentessa universitaria, si è subito invaghita di un ragazzo più grande, intelligente e bellissimo, che cita Derrida, legge il latino e cucina pasti vegetariani perfettamente equilibrati.
Ma che è anche un traditore seriale e un narcisista. Prima ancora di rendersene conto, Lilja si trasferisce nell’angusto appartamento dove lui vive con uno strano coinquilino, circondata da asciugamani sporchi e Diet Coke sgasate.
Mentre la nuova intimità di condividere una doccia e un letto alimenta sempre di più il suo desiderio di compiacere il partner, a mano a mano che la loro relazione si sviluppa le manipolazioni silenziose e pervasive di lui diventano sempre più numerose, gli atti di abuso quasi impercettibili continuano ad aumentare e iniziano a farla crollare.
“Amorosi assassini. Storie di violenze sulle donne” di AA.VV.
13 autrici (tra cui Dacia Maraini, Lia Levi ed Elena Doni) analizzano i 300 casi di aggressioni, maltrattamenti, stupri, violenze inflitti a donne da uomini e denunciati in Italia nell’arco di un anno.
Solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più ampio e quotidiano, purtroppo quasi mai denunciato..
“Una stanza tutta per sé” di Virgina Woolf
Vi chiederete cosa ci faccia un libro di Virginia Woolf fra i suggerimenti contro la violenza sulle donne. Lo capirete leggendo “Una stanza tutta per sé”. Perché la violenza sulle donne si fonda su basi solide e difficili da espugnare, che passano anche per la cultura e il ruolo sociale attribuito all’universo femminile.
Nell’ottobre del 1928 Virginia Woolf viene invitata a tenere due conferenze sul tema “Le donne e il romanzo”. È l’occasione per elaborare in maniera sistematica le sue molte riflessioni su universo femminile e creatività letteraria.
Il risultato è questo straordinario saggio, vero e proprio manifesto sulla condizione femminile dalle origini ai giorni nostri, che ripercorre il rapporto donna-scrittura dal punto di vista di una secolare esclusione, attraverso la doppia lente del rigore storico e della passione per la letteratura.
Come poteva una donna, si chiede la scrittrice inglese, dedicarsi alla letteratura se non possedeva “denaro e una stanza tutta per sé”? Si snoda così un percorso attraverso la letteratura degli ultimi secoli che, seguendo la simbolica giornata di una scrittrice del nostro tempo, si fa lucida e asciutta riflessione sulla condizione femminile. Un classico della scrittura e del pensiero.
“Follia” di Patrick McGrath
Ambientato in Inghilterra, nella seconda metà degli anni ’50, il romanzo di McGrath è un connubio fra attenta introspezione dei personaggi ed emozioni autentiche. Follia parla di violenza, di tormento, di dipendenza e lo fa rubando la voce a Peter Cleave, collega dello psichiatra Max, la cui moglie Stella inizia a provare una morbosa attrazione verso un suo paziente, Edgar Stark, dietro le sbarre di un manicomio criminale perché accusato di uxoricidio. Ruotano attorno alla vicenda dei due amanti, un’indomabile passione e lo spettro mai sopito della violenza.
“Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson
Sebbene Uomini che odiano le donne sia un romanzo impregnato di brutalità, l’autore svedese dona alle protagoniste forza senza eguali e fermezza nell’opporsi a condizioni di soprusi e vessazioni. Nella fredda cornice di una cittadina scandinava, Larsson ci racconta una doppia vicenda che ha per protagoniste due donne: l’hacker Lisbeth Salander e Harriet, nipote scomparsa del magnate Henrik Vanger. Tra corruzione e fumosi passati, l’aggressività e la determinazione faranno da padrone in un romanzo dove solo a prima vista sono gli uomini a dominare.
“Il buio oltre la siepe” di Harper Lee
To kill a Mockingbird, titolo in lingua originale del romanzo della statunitense Harper Lee, muove anch’esso dal tema centrale della violenza, ma percorre una strada del tutto diversa dai romanzi precedenti. La voce narrante è quella di Scout, cresciuta in Alabama negli anni ’30 e figlia dell’avvocato Atticus Finch. Proprio a quest’ultimo viene affidata la difesa di Tom Robinson, uomo di colore, ingiustamente accusato di violenza sessuale ai danni di una ragazza bianca. In Il buio oltre la siepe, lo stupro si intreccia alle idee segregazioniste dell’epoca e all’innocenza dell’io narrante.
“Io sono Malala” di Yousafzai Malala e Lamb Christina
Di tutt’altro avviso è l’autobiografia di Malala Yousafzai, vincitrice del Premio Nobel per la pace a soli diciassette anni. Il suo è un grido, un farsi sentire all’interno di una società nella quale il nascere bambina è sinonimo di colpa, che ti marchia e ti accompagna per tutta la vita. La violenza che vi affiora non è solo fisica, bensì quella che rimane invisibile a un primo sguardo: l’interiore consapevolezza di non essere libera in quanto donna. Non essere padrona della propria istruzione, né del proprio futuro. La totale assenza di autodeterminazione.
“Le donne erediteranno la terra. Il nostro sarà il secolo del sorpasso” di Aldo Cazzullo
Finiamo proponendovi un inno alla rivalsa, alla femminilità, una luce in fondo al tunnel di un’epoca affranta dalle piaghe dello stupro e del femminicidio. Le donne erediteranno la terra. Il nostro sarà il secolo del sorpasso è il saggio del giornalista Aldo Cazzullo che, ripercorrendo le vite di figure femminili del presente e del passato, offre uno sguardo inaspettato per il nostro tempo, volto all’assoluta valorizzazione della donna. In un viaggio profetico da Giovanna d’Arco a Hermione Granger, l’autore scardina l’innato maschilismo di cui la nostra società è tutt’ora affetta.
