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Verso nuove frontiere: l’ebook per divulgare le arti figurative

Fuori c'è il Diluvio Universale, ma dentro il bellissimo edificio post-industriale del Palazzo del Ghiaccio di Milano si respira un'aria nuova. Si respira cultura. E in questi giorni che la struttura ospita alcuni incontri di BookCity Milano ancor di più...

Nell’ambito di Bookcity, davvero interessanti sono gli incontri dedicati al tema dell’arte e della fotografia, attraverso l’esperienza di addetti ai lavori che senza filtri raccontano il loro mondo. Uno di questi è quello che abbiamo seguito questa mattina al Palazzo del Ghiaccio di Milano

MILANO – Fuori c’è il Diluvio Universale, ma dentro il bellissimo edificio post-industriale del Palazzo del Ghiaccio di Milano si respira un’aria nuova. Si respira cultura. E in questi giorni che la struttura ospita alcuni incontri di BookCity Milano ancor di più. Poco fa si è appena concluso l’incontro ”Ebook d’arte e di fotografia: l’editoria digitale per la divulgazione delle arti figurative” con Grazia Dell’Oro, direttore editoriale Emuse; Sara Munari, fotografa e docente; Michele Tavola, critico d’arte.

UN NUOVO MERCATO – Premessa: la neo-nata casa editrice digitale Emuse pensa in grande e ha in cantiere progetti molto interessanti, uno su tutti l’ampliamento della collana “Impronte. Monografie d’arte digitali” a cura di Michele Tavola. All’attivo due sono i titoli pubblicati: “Joan Miró. La poesia della pittura” e “Michelangelo. La potenza della forma”. Impronte incarna un nuovo modo di concepire l’arte: testi sintetici, immediati, agili da leggere, precisi e soprattutto scritti con un linguaggio facile. Come ha affermato lo stesso Tavola: «Questa collana è pensata soprattutto per chi non ha studiato arte, per chi non ha tre lauree e per chi non capisce il “critichese”. Ho accettato questa sfida con la casa editrice Emuse perché volevo che anche mia nonna, che ha 90 anni, leggendo i miei libri capisse.” Che poi in sostanza è anche la nostra mission: rendere il più accessibile possibile la cultura a 360° e se passa dalla lettura, ancora meglio!

IL PORTFOLIO FOTOGRAFICO: ISTRUZIONI IMPERFETTE PER L’USO – Dall’arte alla fotografia: la parola passa a Sara Munari, che per Emuse nel 2013 ha già scritto due testi: “Di treni, di sassi e di vento” e “Non solo badanti”. Ma mai titolo fu più azzeccato per il suo ultimo manuale: “Il portfolio fotografico. Istruzioni imperfette per l’uso”. Imperfette perché il mondo della fotografia, e soprattutto quella digitale, si muove così velocemente che ogni pretesa di perfezione sarebbe limitata. Sara Munari è fotografa e docente di Comunicazione visiva e Storia della Fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Premessa un po’ lunga ma doverosa, poiché proprio nei panni di insegnante e lettrice di portfolio, Sara Munari si è spesso trovata di fronte a qualsiasi cosa, spacciata per progetto fotografico. «Quello che manca, in molti casi, è il filo logico: piuttosto scattate meno fotografie, ma quelle che si presentano alla lettura di un portfolio devono raccontare una storia, sia essa tematica, concettuale o puramente estetica. Solo in quel caso il vostro progetto potrà colpire l’attenzione di qualcuno.» Questo è il monito lanciato da Sara, (mentre si parla di concorsi fotografici & Co.) e mentre spiega il perché di questo manuale. In fondo, quello che molti fotografi dimenticano, è che il portfolio è il loro CV per immagini, segue regole precise e va scritto in un certo modo. «Il buon fotografo non è quello che sceglie un bel soggetto, ma quello che riesce a scattare una bella foto nonostante “la bruttezza” del soggetto» chiosa infine la Munari.

PHOTOEBOOK: FATTI GUARDARE! – Durante l’incontro infine, sono stati annunciati i vincitori del concorso “PhotoeBook: fatti guardare!”, assegnato al collettivo bresciano composto da Roberto Massini, Roberto Ricca e Cristian Zambelli col progetto “Yourself”. Il titolo è (o forse è più corretto dire era) una scritta, una grande tag sulla facciata dell’ex Metallurgica Tempini di Brescia, che qualche anno fa dava rifugio a numerosi senza tetto e immigrati; e che è stata recentemente smantellata per far posto a lussuosi loft. Il progetto muove la fila dalla voglia di raccontare questa realtà, sacca invisibile di povertà nel cuore di uno dei capoluoghi più ricchi del nord Italia. Gli altri progetti selezionati dalla commissione sono quelli di Umberto Dolcini con “Captivi” e Raffaella Scalzi con “Ritratti di famiglia. Chiudo gli occhi e li riapro. In fondo sono ancora vivo”.

15 novembre 2014

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