“Una vita”, il fantastico romanzo di Guy de Maupassant che racconta la vita femminile

8 Luglio 2025

Scopri "Una vita" di Guy de Maupassant, un romanzo intenso e commovente che racconta la storia di Jeanne, tra illusioni, dolore e riscatto femminile.

“Una vita” il fantastico romanzo di Guy de Maupassant che racconta la vita femminile

Una vita. A volte basta questa semplice espressione per aprire una porta su un’intera esistenza fatta di sogni, delusioni, dolori, attese. Guy de Maupassant, con il suo primo romanzo, ha scelto proprio questo titolo per raccontare la storia di una giovane donna che, semplicemente, vive. Non fa nulla di straordinario, ma la sua vita colpisce, commuove, resta. È una vita, appunto, ma così come dovrebbe essere. Una sola, comune, forse perfino banale, ma anche profondamente vera.

Una vita” è un invito a guardarsi allo specchio della storia e riconoscere che ogni vita, pur semplice, è meritevole di attenzione.

Guy de Maupassant, con stile misurato, svela la tragedia quotidiana di Jeanne, plasmata da abbandono, inganno e perdita, ma riscattata dall’amore non consumato e dalla memoria.

“Una vita” il fantastico romanzo di Guy de Maupassant che racconta la vita femminile

Se stai cercando una lettura intensa, capace di scuotere senza spettacolarità, allora questo romanzo è per te.

Pubblicato nel 1883, “Una vita” di Maupassant è uno di quei libri che arrivano in silenzio e, pagina dopo pagina, si fanno strada nella mente e nel cuore. Non ha il fragore dei grandi romanzi d’azione né la tensione di una trama fitta di colpi di scena. Ha però qualcosa di più sottile e persistente: la forza dell’onestà, la capacità di osservare la realtà così com’è, senza sconti, senza abbellimenti.

“Una vita”, la storia di Jeanne: dall’illusione alla maturità

La protagonista si chiama Jeanne Le Perthuis des Vauds. È figlia di nobili di provincia e, come accadeva spesso nell’Ottocento, viene cresciuta in convento. Quando torna a casa, nella sua tenuta di famiglia in Normandia, è piena di aspettative: immagina un futuro sereno, romantico, vicino alla natura. Il mondo le appare ancora incantato, e l’amore — per come l’ha immaginato nei libri e nei sogni — sembra finalmente a portata di mano.

Ma l’arrivo del visconte Julien de Lamare, che la sposa dopo un breve corteggiamento, segna l’inizio della fine. Quel matrimonio, che doveva essere l’inizio di una vita felice, si trasforma rapidamente in una prigione. Julien si rivela freddo, traditore, meschino. Jeanne scopre ben presto di essere sola anche quando è accompagnata. Scopre che le illusioni della giovinezza non hanno posto in un mondo fatto di interessi, convenzioni, ipocrisie.

Il punto di rottura arriva quando la sua domestica e sorella di latte, Rosalie, le confessa di aver avuto un figlio da Julien. È una ferita che non si rimargina. Jeanne è costretta a crescere troppo in fretta, a guardare in faccia la durezza della realtà. Eppure non smette mai del tutto di sperare. Neanche quando, anni dopo, sarà il figlio Paul — egoista e dissoluto — a spezzarle il cuore un’altra volta.

Una protagonista fragile, ma mai sconfitta

Jeanne è una di quelle figure letterarie che restano impresse non per ciò che fanno, ma per ciò che sentono. È fragile, sì. A volte ingenua, forse troppo remissiva. Ma è anche capace di una resilienza silenziosa, di una forza che non ha bisogno di proclami. Invecchia lentamente, tra lutti, solitudini e tradimenti. Eppure resta umana, viva, autentica.

Nel finale, quando tutto sembra perduto, è ancora Rosalie a tornare nella sua vita. Con lei arriva anche la notizia della nascita di una nipotina. In quel gesto, in quella piccola promessa di continuità, c’è il senso profondo del romanzo: la vita va avanti, anche quando tutto sembra finito. Non sempre come l’avevamo immaginata, non sempre giusta o bella, ma comunque vita.

Guy de Maupassant e la scrittura dell’essenziale

Guy de Maupassant è uno degli autori più lucidi e disillusi dell’Ottocento. Con “Una vita” sceglie uno stile semplice, essenziale, quasi asciutto. Non si perde in sentimentalismi né in giri di parole. Racconta ciò che accade, senza giudicare. Ed è proprio questo tono sobrio, quasi distaccato, che rende il dolore di Jeanne ancora più tangibile, più vero.

La campagna normanna, con i suoi ritmi lenti e i paesaggi costanti, fa da sfondo a un racconto che avrebbe potuto svolgersi ovunque. Perché quella che Maupassant mette in scena è una condizione universale: quella di tante donne vissute all’ombra di mariti, padri, figli. Donne educate a obbedire, a tacere, a sognare il poco che veniva loro concesso.

Leggere “Una vita” per conoscere la figura femminile

Oggi “Una vita” è un classico meno frequentato di quanto meriterebbe. Eppure è attualissimo. Parla di aspettative tradite, di relazioni tossiche, di femminilità non idealizzata. Parla anche di maternità, di invecchiamento, di solitudine, di amicizie femminili che salvano. È un romanzo che non consola, ma accompagna. E in questo, forse, sta la sua forza.

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