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Tu, in che modo scrivi?

Alcune pratiche ci accomunano, ma non il modo con cui le conduciamo. Così, nonostante gli strumenti per scrivere siano gli stessi, come scelgono di farlo gli autori latino americani è stato al centro dell'evento introdotto da Sylvia Irrázabal, dal titolo 'La generazione del ‘70: nuove forme di letteratura e scrittura' alla fiera della piccola e media editoria di Roma...

A “più libri più liberi”, fiera della piccola e media editoria di Roma, gli autori latino americani del ’70 confessano le loro abitudini letterarie

 

ROMA – Alcune pratiche ci accomunano, ma non il modo con cui le conduciamo. Così, nonostante gli strumenti per scrivere siano gli stessi, come scelgono di farlo gli autori latino americani è stato al centro dell’evento introdotto da Sylvia Irrázabal, dal titolo ‘La generazione del ‘70: nuove forme di letteratura e scrittura’ alla fiera della piccola e media editoria di Roma.

L’EVENTO – Il professor S.Tedeschi di La Sapienza, davanti ad un Olivetti 41, nella tavola rotonda a cura dell’IILA (Istituto Italo-Latino Americano), chiede agli invitati con quale mezzo producono le loro opere letterarie o semplicemente prendono nota. Siedono a fianco a lui gli scrittori: Hector Abad Faciolince, Edgar Borges, Santiago Gamboa, Marcelo Luján, David Toscana e Hector Vega Deloya, che ripercorrono vecchie abitudini e confidano attaccamenti, poetiche e maniacalità. Dalla carta con la ‘pluma’ alla macchina da scrivere, passando per floppy e arrivando al digitale. È stato un percorso arduo per chi ha vissuto il periodo di cambiamento, specialmente perché la scrittura deve anche divenire un’abitudine per veder consolidato un metodo.

 

FONDAMENTALISTA DELLA CARTA – Nonostante l’età, Hector Vega Deloya è il fondamentalista della carta. Questo è il suo modo. Nessun mezzo gli appare più efficace, intimo ed adatto per dar vita alle sue composizioni. Mentre lo scrittore messicano David Toscana, seduto poco distante, ricorda la sua IBM; un modello già avanzato di macchina da scrivere perché permetteva di cancellare gli errori con l’inchiostro bianco. Ammette che il progresso ha dilatato il tempo per comporre, anche se i ritmi devono essere mantenuti alti. Il pc ha semplificato il processo di realizzazione del prodotto finale e perciò dobbiamo ritenerci fortunati. Più pragmatico, ma forse anche romantico è Edgar Borges, scrittore venezuelano, che dichiara invece di utilizzare qualsiasi strumento per scrivere. Quindi mette al centro la possibilità di farlo. ‘È un atto spontaneo, perciò può venir fuori attraverso ogni mezzo’. Hector Abad Faciolince, scrittore, giornalista e editore colombiano, ha una sua poetica riguardo questo argomento. Dice di essere stato ispirato camminando per le strade di Roma, dove ha vissuto diversi anni. In questa città coesistono con splendore il presente e il passato. Lo scrittore, quindi, prendendo esempio, deve aggiungere qualcosa a ciò che già c’è.

 

IL LIBRO E’ IL PASSAGGIO ALL’OPERA – Santiago Gamboa, scrittore colombiano, sostiene che ‘Il libro non è l’opera ma il passaggio all’opera’. Per questo motivo il mezzo è indifferente. La letteratura si stacca dalla materialità del supporto e sopravvive indipendentemente dalle forme. In questo scambio di battute malinconiche, a volte concrete e a tratti romantiche, gli scrittori descrivono il loro modo. Il professor Tedeschi porge un’ultima domanda agli ospiti riguardo il loro rapporto con i social network, i blog, quindi con tutti i mezzi attraverso cui la loro immagine, anche letteraria, viene fuori. Twitter fa da padrone, come è facile immaginare. Rimane lo strumento di espressione e condivisione prediletto. Interessante l’esperimento messo in atta da Hector Abad Faciolince: ‘Dopo aver scritto mille tweet dalla mia iscrizione al social network, ho calcolato che poteva essere una novella di 80 pagine. Così ho iniziato a scrivere un romanzo con un tweet al giorno. Ho smesso poco dopo perché dimenticavo i personaggi e non c’era continuità. È un esperimento fallito, ma forse qualcuno ci riuscirà’. Anche l’argentino Marcelo Luján sostiene che scrivere una novella con Twitter sia forse impossibile, ma rimane uno strumento formidabile per promuovere la lettura, magari riportando in 140 caratteri una citazione stimolante.

 

SPUNTI PER IL PUBBLICO – Il pubblico di ‘più libri più liberi’ ha ascoltato le storie vere degli scrittori, nessuna finzione, semplicemente la vita nella sua delicata banalità. Forse i testimoni, coloro che dimostrano come ce l’hanno fatta, offrono degli spunti, suggeriscono un metodo, ci dicono che non è impossibile. Gli ascoltatori potranno iniziare a scrivere servendosi di questi piccoli spunti. Molte storie si ripetono, ascoltandole sembrano tutte uguali, ma siamo noi ad essere così giovani e nuovi da stupirci per la vita che torna. Se l’intero mondo è abituato ad una pratica, ma un solo uomo no, allora per lui la carta e la ‘pluma’ sarà una storia nuova di cui ha sentito parlare e che ora vuole vivere. A Roma, nella fiera della piccola e media editoria, scrittori e lettori si incontrano, come sempre, ma in modo nuovo.

Sofia Di Giuseppe

 

7 dicembre 2013

 

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