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Come spiegare la guerra ai ragazzi secondo Francesca Mannocchi

Con "Lo sguardo oltre il confine", (De Agostini) di Francesca Mannocchi vuole spiegare l’intricata materia della guerra e dei conflitti di oggi dall’Ucraina all’Afghanistan ai ragazzi.

Come è possibile spiegare la guerra ai più piccoli? Con “Lo sguardo oltre il confine“, (De Agostini) di Francesca Mannocchi vuole spiegare l’intricata materia dei conflitti di oggi dall’Ucraina all’Afghanistan ai ragazzi.

“L’idea – ha spiegato a Pordenonelegge – mi è venuta per rispondere alle mille domande di mio figlio Pietro di otto anni, che si è trovato a scuola, come molti altri, coetanei provenienti dall’Ucraina. E le sue domande, come quelle di tutti i ragazzi, sono spesso più accurate delle nostre, perché i bambini non hanno i nostri filtri razionali e nemmeno la paura di cambiare idea. È stato un esercizio bello, ma faticoso, perché scrivere per ragazzi vuol dire semplificare senza banalizzare.” “A loro bisogna dare uno sguardo concreto, attraverso un esercizio di immedesimazione. – continua la giornalista – e allora sfollato significa dover uscire dalla tua cameretta e poter portare una sola cosa. Non si tratta di speculazione perché davvero nei campi profughi non ci sono giochi e non c’è la dimensione ludica, c’è solo un bagno per cento persone e queste sono le cose che i bambini capiscono. Bambini che sono più avanti di noi perché non parlano di un compagno di classe egiziano, ma di quello con la maglia rossa. Noi processiamo una cosa che per loro è spontanea, a causa delle nostre sovrastrutture e perciò facciamo molta più fatica ad adattarci.”

Una guerra, molte guerre

Ma come spiegare che la guerra in Ucraina è diversa da quella combattuta in Siria. “Certo ogni conflitto è diverso – spiega Mannocchi – ma in un certo senso c’è una continuità, aldilà del contesto geopolitico: il pianto di un bambino per fame è quello che rende universale le guerre che sembrano congelate. ma non lo sono. In 11 anni di guerra ci sono stati milioni di sfollati di cui 4 in Turchia e 2 in Libano, uno stato grande come l’Abruzzo: bisogna parlare ai ragazzi attraverso i numeri e raccontare i problemi aperti, senza paura e anche senza ingenuità. Con uno sguardo fermo.” Anche se sembra cinico dirlo – racconta la giornalista – non siamo missionari ma lavoratori e non dobbiamo lasciarci travolgere dalla emotività, che bisogna dominare ed è più difficile per me da quando sono madre.” Si deve raccontare proprio tutto? Bisogna raccontare tutto attraverso la generosità di chi è sopravvissuto con le dovute cautele e se ci sono dei video programmarli con rispetto negli orari protetti perché quelle cose esistono e siamo chiamati a testimoniarlo: non avremmo la percezione della situazione in Iraq senza le immagini degli abusi di Abu Ghraib.”

“La guerra in Ucraina – conclude Manocchi- ha colpito la nostra comoda quotidianità occidentale ed è stato uno spartiacque destinato a cambiare l’equilibrio del mondo, la mia speranza è che questo conflitto ci faccia riflettere su quanto siamo inclini a sacrificare del nostro mondo per qualcun altro e per una altra democrazia: siamo disposti a sacrificare due gradi in meno per la libertà di qualcun altro? Temo che l’egoismo prevalga”. Una preziosa testimonianza diretta per ricostruire l’ingarbugliata trama della Storia, perché capire il passato aiuta a districarsi nel presente e, forse, a cambiare il domani.

Alessandra Pavan

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