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Spesa sui libri, non sono più possibili le detrazioni promesse dal Decreto Destinazione Italia

Ci sono novità riguardo alla questione degli sgravi fiscali sulla spesa per libri previsti dal Decreto Destinazione Italia. Novità non positive, né per i cittadini che acquistano né per i librai, nonostante quel che ne dicono i giornali, che parlano di un ''favore alle librerie''...

Al posto delle detrazioni fiscali vengono introdotti dei buoni spesa distribuiti soltanto agli studenti delle scuole superiori. Alberto Galla dell’ALI ci spiega come dovrebbe funzionare l’operazione per le librerie e commenta: ‘Non è un provvedimento a favore dei librai’

MILANO – Ci sono novità riguardo alla questione degli sgravi fiscali sulla spesa per libri previsti dal Decreto Destinazione Italia. Novità non positive, né per i cittadini che acquistano né per i librai, nonostante quel che ne dicono i giornali, che parlano di un “favore alle librerie”. Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza sull’argomento con il presidente dell’ALI Alberto Galla.

I VOUCHER AL POSTO DELLA DETRAZIONE – Com’è noto, il Decreto Destinazione Italia ipotizzava una detrazione fiscale del 19% sulla spesa per libri fino a un tetto massimo di 2 mila euro – mille in testi scolastici, mille per altro tipo di testi. Erano anche stati individuati 50 milioni di euro provenienti da fondi  europei per attuare il decreto. In questi giorni però sono stati approvati dalla maggioranza gli emendamenti proposti dall’onorevole Causi del PD, e sono cambiate le carte in tavola. Non si parla più di detrazione fiscale del 19% per i contribuenti, ma di un voucher che viene rilasciato agli studenti delle sole scuole superiori, un buono che presentato in libreria dà diritto a uno sconto del 19% su un certo tetto di spesa il cui valore non è ancora specificato.

I PROBLEMI DEL DECRETO DESTINAZIONE ITALIA – “L’Italia è il Paese delle prese in giro”, commenta Galla. “Il meccanismo previsto dal Decreto Destinazione Italia evidentemente presentava due ordini di problemi: da un lato l’erogazione dei fondi necessari a coprire la spesa deve ancora essere approvata dalla Commissione europea, dall’altro il Decreto presentava delle difficoltà tecniche di attuazione. Non si sapeva bene come calcolare l’utilizzo di questi fondi e sulla base di quali meccanismi. Ci si è accorti che la cosa era un po’ fuori controllo”. Ecco dunque che si è stravolta completamente la logica dell’idea iniziale.

LE PERPLESSITÀ DI GALLA SULL’EMENDAMENTO – “Già ieri ho fatto dei commenti riguardo a una versione ancora precedente dell’emendamento, dove si diceva che a beneficiare dei voucher sarebbero stati solo gli studenti con un reddito famigliare fino a 25 mila euro” – ora sembrerebbe invece che si tratti di tutti gli studenti, ma quel che è certo è che la confusione regna sovrana. “Pur apprezzando lo sforzo che si sta facendo, ho molte perplessità”.  

INCERTEZZA SULL’AMMONTARE DEL VOUCHER – “Questo non è nient’altro che un escamotage”, prosegue il presidente  dell’ALI. “Se prima si parlava di una cifra precisa, 2 mila euro, adesso non si parla più di soldi: l’ammontare del voucher non può essere ancora noto, perché va calcolato sulla base dell’ammontare della popolazione scolastica delle superiori all’inizio di ogni anno, fermo restando il tetto dei 50 milioni di euro disponibili.  Cosa prenderanno gli studenti, 10 euro a testa, 20, 50? Questi voucher poi non sono destinati alla spesa scolastica, ma genericamente ai ‘libri di lettura’, dicitura che si presta a equivoci di ogni tipo”.

UN MODO PER POSTICIPARE IL PROBLEMA – Ovviamente inoltre l’attuazione di qualsiasi provvedimento viene ora posticipata, come minimo, alla fine di quest’anno. I buoni verranno distribuiti partire dall’anno scolastico 2014/2015, perché il MIUR dovrà prima quantificare la popolazione scolastica delle scuole superiori e autorizzare i presidi a emettere tot voucher per tot studenti. “Un differire il problema che è tipicamente italiano”.   

COME FUNZIONA PER LE LIBRERIE – Ma vediamo invece cosa questo significherà per le librerie, che secondo quanto si è letto sui giornali sarebbero il soggetto favorito dagli emendamenti. A chi presenta il voucher – che può essere lo studente ma anche un’altra persona, i genitori per esempio – il libraio fa subito uno sconto, sul valore di spesa indicato, del 19%, che è il libraio stesso ad anticipare e che potrà poi recuperare come credito di imposta in sede di dichiarazione dei redditi.

I LIBRAI NON SONO FAVORITI – “I giornali, è partito il Sole 24 Ore ieri, stanno scrivendo che questa è una norma filo-librerie, ma io non sono assolutamente d’accordo con questa interpretazione. Non è che invece di dare la detrazione di imposta ai cittadini la danno a noi: non funziona così”, chiarisce Galla. “Si tratta di un meccanismo molto più complicato, da cui noi librai non traiamo particolari giovamenti, se non che il voucher deve essere utilizzato nei punti vendita fisici e non può esser utilizzato in quelli on line. Per il resto, in questa operazione le librerie anticipano soldi per conto del Stato. Altro che a favore delle imprese! Nel momento in cui lo studente mi viene a presentare un voucher nell’ottobre del 2013, se tutto va bene io potrò recuperare il valore dello sconto che gli faccio nella fase di dichiarazione dei redditi dell’anno dopo. Se uno viene nel gennaio del 2015, lo recupererò soltanto col pagamento delle tasse nel 2016!”

QUALE CREDITO DI IMPOSTA? – “C’è poi un problema di cui in Parlamento forse non si rendono conto: viste le condizioni delle nostre aziende librarie, non so di quanti utili stiamo parlando e quante tasse sul reddito queste dovranno versare. Se un’azienda non ha reddito, non ha credito di imposta. Che credito possiamo scalare dunque?” si domanda il presidente dell’ALI. “Se si deve risarcire il libraio dell’uscita che ha per questa operazione, bisogna agire su altre voci, che non sono certe le tasse sul reddito. Parliamo piuttosto di un ristoro sui contributi previdenziali: devo versare, poniamo, 100 euro di contributi previdenziali e recuperare 10 di sconto che ho anticipato? Pago soltanto 90. In termini di contabilizzazione l’operazione diventerebbe così molto più veloce, perché i contributi vanno versati ogni mese”.

LE FAMIGLIE NON SONO FAVORITE – “Secondo me, ma è un’interpretazione, questo è un modo per riconoscere subito alla famiglia una pseudo-detrazione. Con questo buono puoi spendere tot euro su cui ti viene riconosciuto immediatamente uno sconto del 19%, anziché una detrazione di cui le famiglie godrebbero soltanto l’anno dopo in fase di dichiarazione dei redditi. Da questo punto di vista per le famiglie è un vantaggio”, considera Galla. Un bene quindi? Non proprio. “Attenzione: resta il fatto che non si sa l’importa della somma – che prima invece era di 2 mila euro – su cui si potrà godere dello sconto”. Secondo Giovanni Paglia, capogruppo Sel in commissione Finanze, il contributo massimo si ridurrà a 20 euro all’anno a studente.

LA PROPOSTA DI GALLA – “A questo punto”, conclude Galla, “mi chiedo perché non fare un bonus famiglia, con meno importo per tutti, che viene rilasciato dai comuni. Anziché fare il calcolo degli studenti delle suole superiori, non sarebbe meglio fare un calcolo generico delle famiglie? Anche perché lo sconto viene fatto a chi presenta il voucher, e niente impedisce allo studente di darlo ai suoi parenti per fare i loro acquisti”.

 5 febbraio 2014

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