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Sono come leggo

Sapete perché in Italia si legge poco? Perché ci hanno sempre fatto pensare che la lettura era un bene per pochi e questo fin dal 1327, anno più, anno meno...

Sapete perché in Italia si legge poco? Perché ci hanno sempre fatto pensare che la lettura era un bene per pochi e questo fin dal 1327, anno più, anno meno. Lo stesso raccontato ne Il nome della rosa di Umberto Eco (e sì, se ve lo state vedendo, ho rivisto per la 29384 volta il film di Annaud), quando il libro era un bene prezioso e solo pochi eletti avevano l’accesso alla conoscenza e alla cultura.

Ecco proprio da quel gruppetto é iniziata la visione distorta della lettura.
Solo i copisti,  infatti, potevano decidere cosa era giusto tramandare e cosa no e quello che si “doveva” leggere. Non é andata di certo meglio con il protestantesimo: é vero era permesso a tutti i fedeli di riavvicinarsi al Libro ma solo ad uno però, quando in realtà i libri sono tanti e tutti meritano una chance.

Siamo quello che mangiamo e quello che leggiamo: romanzi erotici, fumetti, bestseller e libri di nicchia. Non cadete mai nel tranello di chi vi dice che cosa si deve o non deve leggere, di vi consiglia il genere che “assolutamente” va per la maggiore.
Altri ci hanno provato: era il 10 maggio 1933 e hanno scelto di bruciare i libri in nome di una presenta superiorità ed di un’intera nazione che aveva perso il significato profondo di libertà.

Ma episodi di questo genere non si sono fermati qui: dall’imperatore Diocleziano distrusse  i libri di alchimia dell’enciclopediadi Alessandria (era il 292 d.C.), fino ad arrivare alla nostra contemporaneità. Era il 1958 quando, davanti al tribunale di Varese, venivano bruciate Storielle, racconti e raccontini del marchese de Sade.

I libri non si bruciano perché nel loro rogo scompare la nostra coscienza. Leggiamo non perché dobbiamo farlo ma come fosse la cosa più naturale del mondo e soprattutto come espressione di noi stessi e della nostra libertà.

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