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Simonetta Agnello Hornby, “Combatto il coronavirus creando altra vita”

"Combatto a modo mio il coronavirus". L'autrice di origine siciliana naturalizzata britannica ci racconta come sta trascorrendo questi particolari giorni nella sua Londra
“Ho  cercato di combatterlo a modo mio questo maledetto coronavirus”. Simonetta Agnello Hornby, autrice di origine siciliana naturalizzata britannica, ci racconta come sta trascorrendo questi particolari nella sua Londra. Lo fa a suo modo, attraverso un racconto emozionale, ricco di suggestioni e di spinti di riflessioni. 

I cinque spicchi di aglio di Ashley Gardens

Quando la mia vita (personale,sociale e di lavoro), mi sembra sottosopra, o, come talvolta capita,  quando il mondo intero, attorno a me, sembra impazzito, mi rivolgo a me stessa per capire sopportare, risolvere e  finalmente uscire dai miei dilemmi.
 
L’aiuto della famiglia e degli amici è fondamentale, come quello delle arti e della lettura. Ma. vivendo all’estero da più di cinquant’anni,  alla fine mi ritrovo sola. Ho imparato che le risorse per reagire ad un malessere, ad un intervento chirurgico, alla morte di una persona cara, ad un intoppo sul lavoro, ad  un inganno, devono venire da me, assistita dal mondo attorno a me. Soprattutto dalla natura e dalle piante, in particolare: loro mi hanno sempre fatto compagnia e aiutato a vivere bene e  godere la vita.
 
Ho passato quasi tutte le estati nella nostra campagna, Mose’, in Sicilia. Da bambina mio padre, un entusiasta agricoltore, mi portava nei campi di grano e  nell’uliveto. Cercava di insegnarmi i rudimenti dell’agricoltura, i cicli delle semine e delle raccolte, e  la vita degli alberi. Lo ascoltavo, ma il mio sguardo vagava sulle spine, sulle erbacce, sui germogli, sull’erba bruciata dal sole, sui  rami rotti dalle folate di vento, e sui fiori dei campi, piccoli e di colore intenso.  Quelli erano la mia forza.
 
Casa mia è piena  di piante, alcune, anziane, hanno retto ben 5 traslochi. Loro sono state e sono di conforto in questi brutti giorni. La piaga del coronavirus, il cosiddetto covid-19, è l’evento esterno più cattivo e  dannoso che ho incontrato.  Mi sgomenta sapere che sia in tutto il mondo, e che uccida senza pietà gli esseri umani, ma non altri esseri viventi e nemmeno le piante.
 
Ho  cercato di combatterlo a modo mio questo maledetto coronavirus. Creando altra vita, quella delle piante, fino ad ora non ’toccate’ da esso o da altro nemico letale. Tre settimane fa ho trovato  nel mio  frigorifero una testa di aglio ’spicata’ ( in siciliano significa con un accento di germoglio).  Ne ho  separato i cinque spicchi e li ho piantati in un vaso, che e’ andato  a fare compagnia ai geranei del mio balcone solatio, al  terzo piano di Ashley Gardens. 
 
Li  ho annaffiati ogni giorno con devozione e sono cresciuti come il fagiolo di Giacomino, in una settimana uno era alto undici centimetri. Gli altri quattro, più bassi, si affannavano per raggiungerlo, e dopo due settimane  tre di loro c’erano riusciti, erano quasi  della sua  altezza: trenta centimetri! Adesso tutti e cinque sono alti più di mezzo metro.
 
Questi spicchi di aglio mi hanno dato serenità, e hanno ridimensionato le mie insicurezze e miei dubbi. Non importa coronavirus, i miei spicchi crescono sani, alti e dritti. Si moltiplicheranno. E cosi anche noi esseri umani cresceremo sani e bene, finita la pandemia.
 
Sono  speranzosa.  Grazie ai miei spicchi di aglio, determinati a vivere, e a vivere bene, mi rendo conto che  basta poco per essere contenti. A loro basta terra acqua e sole. Noi esseri umani abbiamo anche bisogno di cibo dell’anima: le arti e la lettura.   
 
Vi consiglio di leggere un libro che parli delle piante, che spieghi la loro vita e i loro cicli. Che ve le faccia amare per la loro bellezza, per i cibo che ci danno, per la  generosità con cui si ‘offrono’ e tollerano insetti uccelli e noi, i peggiori, gli esseri umani. 
 
Vi incoraggio ad amare le piante. Sono intelligenti. Nell’agricoltura, le piante sono in sintonia tra loro  nella fioritura e nella maturazione dei loro frutti. Come e’ il caso di certe specie di bambù’, trasportate nel settecento dall’Asia all’America del sud, che tuttora fioriscono allo stesso momento.  ‘Pensano’, le piante e sono generose: si ‘danno ‘ a noi. Amiamole e rispettiamole come meritano.
 
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