Non so voi ma data la natura delle mi amicizie su Facebook trovo sempre la mia bacheca invasa di post inerenti alla lingua italiana, o meglio, commenti e aggiornamenti di stato incentrati sull’analisi sociolinguistca di quanto si legge o si scrive su internet.
Editor o editori, piccoli e grandi, o anche persone comuni che si sentono in dover di apostrofare chi non usa in modo corretto la punteggiatura e che si permette di scrivere qual è con l’apostrofo e commette tanti altri crimini che non posso nemmeno nominarvi.
Condividono foto di scritte sgrammaticate, di cartelli di avviso scritti in un italiano improbabile e si sentono in dovere di sputtanare gli scrittori che a loro si rivolgono elencando, uno ad uno, tutti gli orrori commessi.
Tanto c’è l’anonimato, tanto esiste la possibilità di tirare stoccate senza colpo ferire perché siamo su internet e si sa il rispetto per le persone deve andare a farsi benedire.
Parlo per me e dei mie errori e vi dico che scrivere su internet non è facile e spesso la fretta non solo è cattiva consigliera ma induce nell’errore di battitura e nella svista molto più frequentemente che nello scritto.
A parte che ormai si una la penna solo per far di conto e vedere se si riuscirà ad arrivare a fine mese ma, mi chiedo, perché ci sentiamo tutti accademici della Crusca?
In un paese in cui il 4% della popolazione è ancora analfabeta o semianalfabeta e registriamo la percentuale più bassa in Europa di persone che leggono un libro all’anno, di che cosa ci lamentiamo?
Non sussistono proprio le basi per un’analisi sociolinguistica del genere e poi parliamo della lingua più difficile e maledetta del mondo: l’italiano. Un millefoglie che nei secoli si è stratificato a partire da lingue morte sostituite da lingue vive (i dialetti) che troppo a lungo sono stati umiliati.
Il risultato? Un melting pot nel quale gli stessi linguisti fanno fatica ad orientarsi e figuriamoci noi. E poi, la nostra lingua, non è nata sul modello speculum non speclum? Voglio dire che proprio sugli errori di pronuncia e di scrittura si è modellato nel corso del tempo l’italiano.
E’ possibile che tra qualche anno quelli che consideriamo errori diventino la norma ma, ripeto, non spetterà a noi analizzarli.
Ho ascoltato il mio prof Luca Serianni mentre ci incitava a parlare il dialetto e a farlo conoscere ai nostri figli e diceva che non esiste una corretta pronuncia delle parole ma esiste solo quella che abbiamo appreso fin da piccoli e che la lingua è viva e in continuo cambiamento.
Luca Serianni è un membro dell’accademia della Crusca mentre tutti quelli che si sentono in dovere di giudicare e condannare senza conoscere la storia della nostra lingua farebbero bene ad assumere due dosi dei cereali integrali al giorno, li aiuterebbe ne sono sicura.
Non vi è mai capitato di correggere gli orrori che leggete in lungo e in largo per il web?
Blogario #Blogario
15 ottobre 2013
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