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“Scheletri” di Zerocalcare, una graphic novel da non perdere

Il libro del giorno è "Scheletri", una graphic novel di Zerocalcare perfetta anche per chi non ha mai letto niente dell'apprezzato autore romano, che di recente è approdato su Netflix con la serie "Strappare lungo i bordi".

Scheletri” è una graphic novel di Zerocalcare uscita nel 2020 per Bao Publishing. Vi consigliamo di leggerla sia che abbiate già conosciuto il suo autore grazie alla serie tv targata Netflix o grazie ad altri lavori pubblicati con la medesima casa editrice che ha curato “Scheletri”, sia che vogliate approcciarvi per la prima volta a Zerocalcare e non sapete da dove cominciare. Sebbene non sia la prima opera scritta e disegnata da Zerocalcare, “Scheletri” racconta un episodio della gioventù del suo autore, e si presta bene, dunque, alle presentazioni.

“Scheletri”, una storia a tratti noir che racconta Zerocalcare e Roma

Diciotto anni, e una bugia ingombrante: Zero ogni mattina dice alla madre che va all’università, ma in realtà passa cinque ore seduto in metropolitana, da capolinea a capolinea.

È così che fa la conoscenza di Arloc, un ragazzo un poco più piccolo di lui che ha altri motivi per voler perdere le sue giornate in un vagone della metro B di Roma. Man mano che la loro amicizia si fa più profonda, le ombre nella vita e nella psiche di Arloc si fondono con le tenebre del mondo dello spaccio di droga della periferia romana. Un romanzo grafico che l’autore definisce “più efferato del solito” a cavallo tra realtà e invenzione, tra oggi e vent’anni fa, tra la paura del futuro e quella del presente.

L’operazione che Zerocalcare compie in “Scheletri” è magistrale: la storia individuale dell’autore e quella corale di una Roma dipinta con tratti foschi si mescolano, dando vita ad un’opera che riesce contemporaneamente a divertire, emozionare e far riflettere. Il libro perfetto per approcciarsi all’opera dell’apprezzato autore romano, che di recente è approdato anche su Netflix con la serie “Strappare lungo i bordi”, che ha riscosso un enorme successo. 

Le intenzioni di Zerocalcare

In occasione dell’uscita di “Scheletri” lo scorso 2020, Zerocalcare ha rilasciato un’interessante intervista a “Il Libraio”, dove ha illustrato le intenzioni che si nascondono dietro a questa splendida graphic novel: 

“Mi sembra che nel racconto di Roma, ma in generale della realtà, di quello che ci sta intorno, si fa sempre una separazione molto netta tra le cose che vediamo nella cronaca – quello che ci sembra appartenere a un mondo oscuro di brutalità e violenza, lontano da noi – e, invece, il mondo delle persone per bene, che conosciamo, con cui siamo a nostro agio.

In realtà, nella mia vita mi sono reso conto che non ho mai avuto questa distinzione netta, mi è sembrato spesso che invece fossero due mondi molto promiscui, che addirittura si sovrapponevano, anche nelle stesse persone, a volte. E questa cosa me la porto appresso da un po’, la difficoltà di leggere il mondo in maniera così binaria. E quindi, non avendo mai raccontato a fumetti questo tipo di tema e di atmosfera, al decimo anno che faccio questo mestiere ho pensato di provare a fare questa roba qua”.

Nella stessa intervista, l’autore ha poi parlato dei mostri e degli “scheletri” che costellano la sua ultima graphic novel: 

“Così su due piedi risponderei che li ho creati in maniera istintiva, con quello che mi sentivo in quel momento. Se ci rifletto un secondo, credo che questa distinzione, probabilmente, l’ho fatta legando i mostri a qualcosa che sto vivendo in quel momento e che mi tormenta in quel momento là, mentre gli scheletri sono quello che rimane, magari anche di quei mostri. Che, se non vengono affrontati, a distanza di anni, quello che poi uno se porta appresso, anche se non lo scuote quotidianamente, rimane chiuso in un angolo”.

Il fallimento

Zerocalcare ha anche parlato a lungo del suo rapporto con lo studio e con l’università in particolare, che ha rivestito un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’intreccio di “Scheletri”:

“È stata forse la prima – o forse mi era capitato l’anno prima a scuola – ma sicuramente mi ha messo di fronte a quelle che sono tutte le mie storture caratteriali. Quel fallimento lì, era una cosa che in parte, poi, ho in minima parte sanato col fumetto: riuscire a trovare una mia collocazione in quel mondo. So benissimo che, razionalmente, tante persone che intorno a me hanno fatto l’università non hanno trovato un posto nel mondo, anzi, si sono semplicemente trovate molto più tardi nella mia stessa condizione.

Però io comunque c’ho ancora un’idea romantica e progressista dello studio e della cultura, che sta dietro alla mia famiglia. Non è che mia madre voleva che facessi l’università perché pensava che così avrei trovato lavoro. Lei voleva che la frequentassi perché le sembrava che nella formazione di un individuo la cultura fosse importante e, se ne avevi i mezzi, dovevi studiare. Perché era importante questo, al netto delle possibilità di lavoro o meno.

Quindi, nonostante le orribili riforme universitarie che ci sono state, e che hanno svuotato tantissimo di senso molte cose, comunque in me ha ancora un ascendente quella cosa là. E, quindi, diciamo che si rinnova il mio fallimento”.

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