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Robin Books, l’uomo che rubava i libri per pagare i restauri della biblioteca

L'ex direttore della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli ha scontato anni di pena per aver rubato e poi rivenduto tesori inestimabili

MILANO – Marino Massimo De Caro, l’ex direttore della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli, si consedera “Robin Books”, il Robin Hood che rubava libri antichi per pagare i restauri della Biblioteca ormai in decadenza. Per questa ragione ha scontato due anni in prigione e cinque ai domiciliari. Una storia originale e affascinante quella dell’ex direttore, su cui Sergio Luzzato ha scritto anche un romanzo intitolato Max Fox, o le relazioni pericolose.

Non voglio trovarmi mai più vicino a un libro antico. Mi faccio paura.

Rubare e falsificare tesori inestimabili

Marino Massimo De Caro, l’ex direttore della Biblioteca dei Gerolamini, ha confessato di aver tentato il suicidio il 31 luglio 2018 mentre si trovava in carcere, per punire il magistrato che gli voleva revocare i domiciliari. Ma perché si trovava in carcere? Semplice, per aver rubato libri antichi dal valore inestimabile per rivenderli e con il ricavato pagare le spese di restauro della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli. Infatti De Caro si è impossessato di 2000 libri appartenenti alla cinquecentesca biblioteca napoletana cara a Gianbattista Vico, dei quali ne ha venduti 600 . Ma non solo. Ha saccheggiato anche una dozzina di libri nell’abbazia di Montecassino, 30 libri dall’Osservatorio Ximeniano di Firenze e degli antichi erbari dalla Biblioteca del Ministero dell’Agricoltura e alcuni tomi dalla Biblioteca Capitolare di Verona, la più antica al mondo.
A cosa è dovuta questa vita alla macchia? Beh, la Biblioteca dei Gerolamini stava cadendo a pezzi, nonostante il Mibac avesse promesso 3 milioni di euro, che non arrivarono mai, e così De Caro prese a modello la direttrice della Trivulziana di Milano: nel dopoguerra vendette doppioni di libri per restaurare la biblioteca bombardata.

Il furto non è il suo unico reato. Infatti l’ex direttore falsificò il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, per prendersi gioco della comunità scientifica. Lo fece stampare con il torchio a mano, su carta ottenuta dagli stracci per imitare la filigrana antica.

Via: Corriere della Sera

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