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“Se ricordi il mio nome”, una carezza sul cuore

A volte i cattivi indossano la maschera dei buoni e si nascondo a un passo da noi, mentre quelli che  sembrano cattivi, poi si rivelano amorevoli e vengono a salvarci, da nascondigli scelti alla fine di corse disperate. Solo i puri di cuore sanno la verità e si fidano a pelle, senza riserve.  Senza mai mettere in dubbio i sentimenti.

 

Un libro che fa bene al cuore, come solo le belle storie possono fare. Se ricordi il mio nome di Carla Vistarini, edito da Corbaccio, si legge con gusto, apprezzandone lo stile semplice e coinvolgente, i personaggi argutamente delineati, la trama ben strutturata, in cui non mancano i colpi di scena.

La narrazione si apre con una bambina che corre tra spine e cespugli. Sappiamo poco o nulla di lei, ma già facciamo il tifo per lei, restando col fiato sospeso, mentre le pagine scorrono briosamente.

“Era così sola. Così spaventata. Così piccola.”.

Da lei abbiamo da imparare l’affetto incondizionato e sincero, che non conosce distanze.

 

“Qualcuno bussava per mandare un messaggio. E quel messaggio era solo per lei. Era un linguaggio che solo loro due potevano capire.”

La bambina protagonista del libro non perde mai la fiducia in un misterioso uomo buono che è lontano, eppure sente la sua mancanza: il pensiero che lei possa essere in difficoltà lo inquieta e lo fa tornare da una  latitanza caraibica. Tutto quello che sa dire la piccola sono parolacce biascicate, eppure sa far innamorare il lettore del suo tenero universo, in cui si entra in punta di piedi.

 

“Erano tutti cattivi, l’avevano lasciata sola e adesso se si fermava l’avrebbero raggiunta, messa nel forno e mangiata. Ma lei correva e correva.”

L’autrice ci fa immergere con delicatezza nel mondo di questa bimba di pochi anni, incapace di parlare, ma capacissima di leggere dentro il cuore degli altri, intuendo al primo sguardo le ombre celate di chi ha di fronte. Un numero di telefono mai dimenticato le salverà la vita, perché il desiderio di tornare di qualcuno vincerà sulle beghe dei meschini.

 

La Vistarini si fa subito apprezzare per una dote importante: la rara capacità di modulare il linguaggio nel far pensare e parlare i protagonisti. E’ l’unico modo possibile per  rendere partecipe partecipare il lettore della vicenda umana dei personaggi e l’autrice in questo fa centro. Il suo registro lessicale sa plasmarsi a immagine e somiglianza di una bimba di pochi anni, di un latitante buono che si chiama Smilzo e che torna indietro a cercare una bimba che è capitata per caso nella sua vita, di un bel cattivo che trama alle spalle di una donna mentre cerca di riprendersi la sua vita, di tutto un coro di personaggi minori che fanno da contrappunto ad una vicenda che si snoda piacevolmente con leggerezza e ironia.

 

Anche chi non ha letto il primo romanzo di Carla Vistarini, “Se ho paura prendimi per mano”, un libro molto amato dal pubblico, potrà immergersi con gusto in queste pagine, entrando subito nel vivo di una storia che si snoda con un ritmo veloce e leggero, tenendo col fiato sospeso il lettore.

 

“La vita era una macchina di paure, bisogni, risposte, soluzioni e poi di nuovo paure, tragedie, vittorie e ancora disfatte, discese, risalite. Un moto perpetuo di bene e di male. Il male non moriva mai del tutto e il bene non vinceva mai la guerra, ma solo le battaglie.”

Uno stile elegante e godibile, che sotto l’apparente semplicità della narrazione, rivela tutto il talento e l’eleganza di una penna che ha scritto canzoni per Mina, Ornella Vanoni, Mia Martini, Patty Pravo, Riccardo Fogli, Amedeo Minghi e Renato Zero, oltre commedie premiate dalla critica (“Ugo” con Alessandro Haber), e sceneggiature di film (“Nemici d’infanzia” di Luigi Magni con cui ha vinto un David di Donatello) e collaborazioni con Gigi Proietti, Loretta Goggi, Fabio Fazio, Maurizio Costanzo.

 

Carla Vistarini è una di quelle persone capaci di regalare emozioni accostando parole, come solo chi si è lasciato attraversare dalla vita, imparando la lezione silenziosa delle stagioni, può fare.

“La diamo per scontata, la pace, pensava. Siamo pazzi. La pace è come un funambolo sul filo. Lo siamo tutti. Si avanza a piccoli passi, uno dietro l’altro. E il premio non è arrivare dall’altra parte, perché non c’è un’altra parte. No, il premio è continuare ad avanzare, a piccoli passi, sentendo che gli altri avanzano con noi, con calma, anche se si ha paura. E riuscire a vedere la bellezza da lassù. Ogni istante dovremmo sorridere alla prima persona che ci passa accanto, solo perché stiamo camminando sulla stessa terra, in pace.”

Grazie Carla.

Maria Pia Romano

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