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Il premio Pulitzer Richard Ford a Pordenonelegge: l’addio a Frank Bascombe

In dialogo con Gabriele Romagnoli a Pordenonelgge, lo scrittore americano Richard Ford racconta congeda il suo personaggio protagonista di cinque romanzi che gli sono valsi ambiti riconoscimenti

Con “Per sempre” (Feltrinelli) uscito il 17 settembre Richard Ford congeda il suo personaggio Frank Bascombe protagonista di cinque romanzi: “Sportswriter” (1986), “Il giorno dell’Indipendenza” (1995: con cui vinse sia il premio Pen/Faulkner sia il Pulitzer per la narrativa, cosa mai successa né prima né dopo), “Lo stato delle cose” (2006) e i racconti di “Tutto potrebbe andare molto peggio” (2014).

Come è nato Frank Bascombe

In dialogo con Gabriele Romagnoli a Pordenonelgge, lo scrittore americano Richard Ford spiega questa lunga avventura. Un ‘avventura nata nel 1981 nel pieno di una crisi creativa, risolta in un certo senso dalla moglie che lo invitò a scrivere, una volta tanto, sulla felicità e non sul dolore e sull’angoscia.

“Ed è molto più complicato – riflette lo scrittore – e difficile scrivere sulla felicità”. Anche Bascombe ha ovviamente i suoi lati oscuri e i suoi lutti due divorzi, un figlio e una ex moglie morti, un tumore superato: Bascombe è tutto questo e molto altro ancora. Per sempre si apre con una nuova tegola per Frank: a Paul, il secondo figlio, oggi quarantasettenne, viene diagnosticata la SLA. Paul non ha scampo e suo padre lo sa. Lo sa ma non cede: si dà degli obiettivi, prova a mappare e ad organizzare il tempo che gli resta Frank sostiene Paul ma non smette di cercare la propria felicità.

“Happiness ovvero felicità – rivela Richard Ford- è stata la prima parola che mi è venuta in mente quarant’anni fa ed è sempre lo stesso termine che ancora oggi è lo stimolo a raccontare. Frank continuerà a vivere, nel suo modo sgangherato, spiegando ai lettori che ancora si ostinano a cercare nei romanzi le risposte ai grandi problemi della vita che quello è il compito del self-help, e se va bene i libri possono indicarci le domande giuste, solo quelle”.

Una storia di quarant’anni nell’America vera

“Ma – chiede Romagnoli – quarant’anni fa Frank Bascombe sapeva già di essere il protagonista di un ciclo di romanzi?” “Non sono i personaggi che bussano alla porta della mia ispirazione – afferma Richard Ford – ma io che ne vado in cerca; sentivo ancora la voce di Frank, che ha subito tanti lutti e dolori ma non in maniera eccessiva: sono le condizioni di una vita normale , il che non sminuisce l’importanza delle cose in sé: sono personaggi letterari e quello che avviene sulla pagina è una sorta di zona franca per il lettore libero di trarre qualcosa di buono e ,se non si è più in empatia con questi fatti, è libero di lasciare andare il romanzo, chiudendo il libro.

“Questa – spiega ancora – la forza della letteratura :sottolineare le somiglianze piuttosto che le differenze di una vita normale di un uomo normale in uno scenario non da cartolina ovvero non New York o le grandi metropoli, ma cittadine sonnolente con drugstore e diner a volte anonimi.

“Ebbene – chiede Romagnoli – come è cambiata l’America che fa da sfondo alle vicende di Frank in questi quarant’anni?” “Forse – rivela Ford – gli Stati Uniti non sono cambiati così tanto : pensavamo di avere avuto il peggio con Bush e ci troviamo davanti al pericolo nefasto dell’elezione di Trump. Non è cambiato il nostro pragmatismo : se dovesse essere eletto, non ci sarà una guerra civile, non scompariremo e tra quattro anni voteremo di nuovo.

Richard Ford: il ruolo e il metodo dello scrittore

Non possiamo generalizzare nella descrizione della società americana dove convivono posizioni diverse: riguardo all’aborto, ad esempio, c’è una posizione pericolosa e retriva, ma allo stesso tempo forse avremo una donna e per giunta di colore come presidente. Applicare a un intero gruppo non è possibile ed è lì che interviene la letteratura con il suo interesse al dettaglio e al singolo aspetto”.

Tuttavia se c’è una parola per descrivere un certo aspetto della società americana quella è cattiveria. Quella che manca nei romanzi di Ford dove ci sono personaggi paradossali, esagerati, buffi, ma mai cattivi: “non cerco l’aberrante – spiega lo scrittore americnao -descrivo l’everyman”. E come? Qui lo scrittore rivela i suoi segreti: tantissimi taccuini fitti di appunti scritti in modo disordinato che, sempre in forma disorganica, vengono messi assieme in un foglio scritto a mano e poi dal caos l’ordine , la storia e Frank Bascombe. E la prima e l’ultima parola sempre la stessa: felicità.

Alessandra Pavan

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