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Richard Ford, ”I libri contengono le cose più importanti che si devono sapere”

''Credo che scrivere un romanzo sia quasi un atto di compensazione. Si fanno quelle cose che non si sono potute fare, in modo che, come dice Hemingway, alla fine non si debbano fare''. Richard Ford, presentando il suo nuovo romanzo ''Canada''...
Presentato a Milano “Canada”, ultimo romanzo dello scrittore statunitense

MILANO – “Credo che scrivere un romanzo sia quasi un atto di compensazione. Si fanno quelle cose che non si sono potute fare, in modo che, come dice Hemingway, alla fine non si debbano fare”. Richard Ford, presentando il suo nuovo romanzo “Canada” alla libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte, non ha risparmiato le citazioni. Attraverso le sapienti domande rivoltegli dal critico Antonio D’Orrico, la presentazione è stata occasione per riflettere sul valore della letteratura e sul suo ruolo, imprescindibile, per l’uomo.

ATMOSFERA ONIRICA E ANTICIPAZIONI
– Riferendosi all’articolo in cui lo scrittore Sandro Veronesi ha recensito il romanzo, D’Orrico ha da subito evidenziato l’importanza di “Canada” nella produzione dello scrittore premio Pulitzer, sottolineando “la sensazione d’ipnosi, l’atmosfera onirica nella quale il lettore si trova coinvolto fin dalle prime pagine”. Di tolstoiana memoria l’incipit “Prima di tutto parlerò della rapina commessa dai nostri genitori. Poi degli omicidi, che avvennero più tardi”: oltre ad anticipare l’intera storia questa mossa narrativa “ricrea esattamente il concetto di suspance – ha dichiarato D’Orrico – definito da Hitchcock in una conversazione con Truffaut”. In “Canada” la voce narrante è quella di Dell Pearson che, a distanza di cinquant’anni, rievoca gli avvenimenti che hanno segnato in modo irreversibile il corso della sua vita.

AMERICA ANNI ’60 – Ford si è addentrato nell’America degli anni sessanta, in una storia di banditismo e delinquenza che “ha sempre affascinato tutte le letterature”. Nel corso della discussione lo scrittore ha ricordato il suo passato da piccolo criminale: “Quand’ero ragazzino – ha detto – ho commesso alcune bravate, poi ho perso mio padre all’età di sedici anni e ho capito che dovevo smetterla, pena una vita d’inferno. Forse “Canada” ha per me questo valore compensatorio”. Nel romanzo Ford ha soprattutto cercato di indagare il complicato rapporto tra il ragazzino Dell, amante degli scacchi e affascinato dall’apicoltura, e i genitori: il padre Bev, uomo di più semplici passioni ma dalla personalità non sempre afferrabile, e la madre Neeva, moderna Madame Bovary.

IL GIOCO DEGLI SCACCHI METAFORA DELLA VITA
– Dal gioco degli scacchi il protagonista deriva, alla fine del romanzo e attraverso il racconto, quasi una spiegazione di come si può vivere, perché ogni “mossa individuale fa parte di una strategia che non serve per vincere o perdere, ma per ricostruire un’armonia alla base di tutto’’.“Il concetto che ho fatto sviluppare da Dell – ha dichiarato Ford –  è la mia visione della vita, è il modo che il protagonista adotta per capire che la vita può sempre andare avanti”. Lo scrittore ha poi spiegato il suo metodo di lavoro, dichiarando di avere vari quaderni di appunti nei quali scrivere ogni spunto. Ha detto inoltre che si obbliga a sfrondare periodicamente i quaderni per trasformare le annotazioni in personaggi e elementi narrativi. “Sono uno scrittore perché sono un lettore, – ha proseguito – credo nella letteratura perché penso che i libri contengano le cose più importanti che si devono sapere”. A D’Orrico che lo ha interrogato sulla virtù della pazienza così Ford ha risposto: “Il trucco per dare vita a un buon romanzo è stare al suo interno il più a lungo possibile, l’impazienza tanto nella scrittura quanto nella vita genera solo risultati affrettati”.

22 marzo 2013

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