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”Racconti di Natale”, i due diversi volti della festa narrati da Carlo Collodi ed Eleonora Mazzoni

Il Natale è un'occasione per rivolgere l'attenzione a chi ha vite meno felici della nostra, o magari a ''certe esistenze grigie e discrete che in realtà nascondono segreti, che sono come dei vulcani a riposo''. Su una di queste esistenze punta i riflettori Eleonora Mazzoni nel racconto ''Un Natale come tanti altri'', che compare nel libro ''Racconti di Natale'' accanto a un altro di Carlo Collodi...

Eleonora Mazzoni, autrice del romanzo “Le difettose”, ci parla del nuovo libro edito da Graphe.it, che affianca un suo racconto dedicato al Natale a uno di Carlo Collodi

MILANO – Il Natale è un’occasione per rivolgere l’attenzione a chi ha vite meno felici della nostra, o magari a “certe esistenze grigie e discrete che in realtà nascondono segreti, che sono come dei vulcani a riposo, non spenti”. Su una di queste esistenze punta i riflettori Eleonora Mazzoni  nel racconto “Un Natale come tanti altri”, che compare nel libro “Racconti di Natale” accanto a un altro di Carlo Collodi, “La festa di Natale”.

IL LIBRO – Il piccolo volume, edito da Graphe.it, è il contenitore di un esperimento dove si incontrano il classico e il moderno, due narrazioni che riflettono lo spirito del Natale in modo completamente diverso una dall’altra.
Il racconto di Carlo Collodi è una storia dove dominano i buoni sentimenti, una parabola che, attraverso la crescita di Alberto, un bambino di sette anni, ci ricorda l’importanza di accorgersi di chi è meno fortunato di noi.
Quello di Eleonora Mazzoni invece è un racconto amaro, la storia di un’anziana signora alle prese con dei nuovi vicini talmente rumorosi e coinvolgenti da farle dimenticare il Natale, un giorno diventato ormai come tanti altri. L’autrice ce ne parla qui.

Com’è nato questo libro?
Il libro nasce dalla proposta di Roberto Russo, che aveva letto e recensito il mio romanzo d’esordio “Le difettose”. E’ sua l’idea di pubblicare un racconto inedito di Carlo Collodi affiancato a uno mio (scritto per l’occasione).

Perché la scelta di mettere insieme due racconti così diversi nello spirito?
Tra i due racconti intercorrono 150 anni di storia. È inevitabile che lo spirito che li anima sia diverso. Dopo aver letto “Festa di Natale” di Collodi, ho lasciato vagare senza direzione la mia mente per parecchie settimane, in cerca di un personaggio, anche solo di un dettaglio, che ispirasse il mio racconto. E’ così che piano piano è arrivata la signora Bini, il suo grande armadio in noce massiccia e quel sospiro tra il sollievo e la muta imprecazione che emette ogni sera prima di addormentarsi.

Qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere con il suo racconto?
Forse sbaglio ma quando scrivo non so mai il messaggio di quello che sto creando e neanche dopo, a lavoro terminato, lo so. O perlomeno non così chiaramente da poterlo sintetizzare in poche parole. Mi sembra che se lo sapessi, eviterei di mettermi a scrivere un racconto o un romanzo che, almeno per me, sono impegni lunghi e laboriosi, preferendo condensare il succo in un articolo di giornale (o in un tweet). Posso soltanto dire che per un po’ di tempo ha soggiornato nella mia testa questa donna avanti nell’età, ormai sola e in pensione, una che ha avuto sempre poco dalla vita, tanto che di lei dico che “il tempo era tutto quello che possedeva”, una di quelle esistenze in ombra, insomma, di cui è piena la terra e su cui mi è piaciuto accendere i riflettori. Mi dà l’idea che certe esistenze grigie e discrete debbano nascondere un segreto, che siano come dei vulcani a riposo, non spenti. E infatti bastano dei nuovi vicini di casa (tanti e rumorosi!) a turbare l’anestetizzante tran tran della signora Bini e a costringerla a fare i conti con un dolore passato e una perdita rimossa. Quel dolore e quella perdita che, in forme diverse, tutti noi conosciamo bene.

16 dicembre 2013

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