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“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, il giallo esistenziale di Carlo Emilio Gadda

Grande, misterioso e avvincente, "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" non è un semplice poliziesco.

Il 14 novembre 1839 nasceva a Milano Carlo Emilio Gadda, grande autore e innovatore della lingue e delle forme letterarie. Lo ricordiamo riscoprendo uno dei suoi due capolavori: “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana“, giallo poliziesco senza precedenti nella storia della letteratura italiana. Scopriamo perché.

“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, la sinossi

Nel giro di pochi giorni, nel marzo del 1927, un furto di denaro e gioielli ai danni di una svaporata e fantasiosa vedova, la contessa Menegazzi, e poi l’omicidio della ricca, splendida e malinconica Liliana Balducci, sgozzata con ferocia inaudita, incrinano la decorosa quiete di un grigio palazzo abitato da pescecani, in via Merulana, come se una «vampa calda, vorace, avventatasi fuori dall’inferno» l’avesse d’improvviso investito ― una vampa di cupidigia e brutale passione.

Indaga su entrambi i casi, forse collegati, Francesco Ingravallo, perspicace commissario-filosofo e segreto ammiratore di Liliana: ma la sua livida, rabbiosa determinazione, il suo prodigioso intuito per il «quanto di erotia» che ogni delitto nasconde e le pressioni di chi pretende a ogni costo un colpevole da dare in pasto alla «moltitudine pazza» non basteranno ad aver ragione del disordine e del Male.

L’inchiesta sui torbidi misteri del «palazzo dell’Oro» gli concederà, al più, la medesima, lacerante cognizione del dolore di Gonzalo Pirobutirro.

Giallo abnorme, temerario, enigmatico, frutto della irresistibile attrazione che su Gadda esercitavano il romanzo e i crimini tenebrosi ma insieme di una tensione conoscitiva che finisce per travolgere ogni possibile plot, il Pasticciaccio è anche il ritratto di una città e di una nazione degradate dalla follia narcisistica del Tiranno, dove si riversa a ondate tumultuose una realtà perturbata e molteplice ― e dove, a rappresentarla, sono convocate, in uno sforzo immane, tutte le risorse della nostra lingua, dei dialetti, delle scienze e delle tecniche.

Giallo incompiuto o capolavoro esistenziale?

“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” è un libro fuori dal comune. Le vicende che sconquassano nel giro di pochi giorni via Merulana e il suo agiatissimo palazzo degli Ori, abitato da borghesi tanto ricchi quanto rispettabili, turbano anche il lettore, curioso di scoprire, insieme al commissario Ciccio Ingravallo, cosa mai accomuni i due misfatti commessi.

Così, nel corso della lettura, ci si immerge in un vortice di parole, odori, sapori, visioni che accompagna verso quella che si pensa essere la conclusione del romanzo. E si sa: per i gialli, la conclusione è piuttosto necessaria, oltre che desiderata con ardore allo scoccare degli indizi.

Nel suo “Pasticciaccio”, invece, Gadda gioca con noi. Ci solletica con strane storie, stravolgimenti, coincidenze e indizi che sembrano convergere su un sospettato. E poi ci fa perdere nei meandri di un libro che sfrutta il genere del poliziesco per parlarci del pasticciaccio che è il mondo, l’Italia post fascista, Roma, la comunità, la personalità, l’io più profondo, che di rado coincide con l’immagine che costruiamo di noi.

Il finale del “Pasticciaccio” c’è, ma è stato rimaneggiato dal suo autore più e più volte, come se non fosse poi così importante l’esito finale, quanto il percorso per intero, quel fiume di pensieri e parole che ci svelano il caos dentro cui sguazziamo ogni giorno.

Carlo Emilio Gadda

Carlo Emilio Gadda nasce a Milano il 14 novembre 1893 e si spegne a Roma il 21 maggio 1973.

Grande sperimentatore delle forme della lingua e del romanzo, fu un importante innovatore in campo narrativo: sia per l’originale impasto di linguaggi diversi (dialetti, termini gergali e tecnici, neologismi) delle sue opere, sia per l’incessante stravolgimento delle strutture tradizionali del romanzo.

Di formazione scientifica, Gadda aveva studiato per diventare ingegnere, professione che esercitava in parallelo con la scrittura. Collaborò con diverse riviste, fra cui Solaria, prima di iniziare a lavorare per la Rai nell’ambito dei programmi culturali.

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