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Pompei, il caso dei furti e il sospetto di infiltrazioni camorristiche

LA CRITICA QUOTIDIANA – È davvero un mistero quello che aleggia nell'area archeologica di Pompei, sembrerebbe quasi una maledizione, se non ci fosse l'ombra di una ben più cupa realtà ad allungarsi sull'antica città...

Si indaga sul caso dei due frammenti di affreschi rubati da aree del sito archeologico non accessibili al pubblico, i sospetti della Procura di Torre Annunziata si rivolgono ai dipendenti della Soprintendenza. Ne parla l’inviata Stella Cervasio su la Repubblica

LA CRITICA QUOTIDIANA – È davvero un mistero quello che aleggia nell’area archeologica di Pompei, sembrerebbe quasi una maledizione, se non ci fosse l’ombra di una ben più cupa realtà ad allungarsi sull’antica città. Ai continui crolli si aggiungono i furti – della scomparsa di due frammenti di affreschi è stata data recentemente notizia – e il sospetto è che dietro questi continui episodi ci sia la regia della camorra. Di questi casi si occupa l’inviata Stella Cervasio su la Repubblica.

I FURTI – I furti hanno riguardato due aree del sito non accessibili al pubblico. Uno è avvenuto nella Domus di Nettuno, chiusa ai visitatori: da qui è scomparso un frammento raffigurante Artemide, staccato con un temperino o con un cacciavite. La sparizione è stata denunciata da un custode il 12 marzo, ma la notizia è emersa solo ieri perché gli inquirenti volevano evitare che fossero intralciate le indagini. L’altro caso invece riguarda un festone floreale “di 15 centimetri per 13 proveniente dalla Casa dei Cubicoli floreali o del Frutteto”, che si trovava in custodia al laboratorio di restauro della Soprintendenza. Questo frammento, precedentemente sottratto, è ritornato a Pompei il 21 gennaio, recapitato per posta da un indirizzo inesistente. Per entrambi, “la pista più accreditata è quella interna: si indaga tra i dipendenti della Soprintendenza”.

I PROBLEMI DI SICUREZZA – Massimo Osanna, soprintendente all’epoca del furto del festone floreale, lamenta una mancanza di custodi. “Il problema della sicurezza è ben presente e ci stiamo lavorando”, dice: “tra i primi interventi del Grande Progetto Pompei” c’è il nuovo sistema di videosorveglianza e la nuova recinzione”.  Come sempre, la macchina per lo sfruttamento del fondo da 105 milioni stanziati dall’Unione europea per Pompei sono in ritardo – ce ne eravamo già occupati in un precedente articolo. La gara per l’appalto delle telecamere di videosorveglianza partirà solo tra qualche giorno. In questa situazione, agli inquirenti manca la possibilità di determinare il momento preciso in cui i frammenti sono stati sottratti e di risalire alle sequenze delle riprese video che interessano.

ELEMENTI CHE NON QUADRANO – Tanti sono però gli elementi che non tornano nella dinamica dei fatti. In questi giorni i carabinieri sono stati assiduamente presenti agli uffici della Soprintendenza proprio per controllare gli atti delle gare del Grande Progetto Pompei. “Con le forze dell’ordine in ogni dove […]”, scrive Stella Cervasio, “l’area archeologica non sembrerebbe il luogo adatto a un furto di cui nessuno si è accorto”. Al laboratorio di restauro da dove è scomparso il festone floreale, inoltre, “la custodia non doveva sicuramente mancare”. Insospettisce anche che, mentre le notizie di crolli e disgrazie nel sito archeologico di Pompei fluiscono subito all’esterno e arrivano con la velocità della luca alla stampa, non sia altrettanto veloce la comunicazione tra i custodi e gli uffici della Soprintendenza, dove i dirigenti lamentano di essere spesso gli ultimi a sapere.

IL SOSPETTO DI INFILTRAZIONI CAMORRISTICHE – Già nel 2007 il soprintendente in pensione Pier Giovanni Guzzo aveva ipotizzato che in tutto ciò, nei crolli e nelle sparizioni, potesse esserci la mano della camorra e aveva chiesto a magistratura e polizia giudiziaria di indagare. Questi episodi “sapevano di sabotaggio” e sembravano diretti da una regia unica, che voleva e vuole dimostrare come sia facile prendere il controllo del sito. La Procura sta ancora cercando una risposta e la cerca dentro alle mura del sito.

A MILANO, LA STATUA DANNEGGIATA DAL SELFIE – Insomma, il mondo italiano dell’arte ha molto di cui piangere, tanto più perché a problemi strutturali del sistema si somma l’incuria dei cittadini. Un ultimo increscioso episodio: ieri mattina una statua in uno dei corridoi dell’Accademia di Brera a Milano, un Satiro ubriaco in gesso e terracotta, è stata ritrovata senza una gamba. A danneggiarla è stato uno studente – straniero, a quanto dicono le testimonianze: quando si dice “tutto il mondo è paese” – che è voluto salire sulla statua per scattarsi un selfie.

19 marzo 2014

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