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Giovani e stereotipi di genere, cosa è cambiato secondo Peter Cameron

Uscito nel 1988 a puntate 'Anno bisestile' di Peter Cameron arriva ora nella librerie italiane, nella traduzione di Giuseppina Oneto, per Adelphi

E’ uscito finalmente il 18 settembre Anno bisestile (Leap year), edito da Adelphi, il romanzo scritto negli anni ’90 dallo scrittore statunitense Peter Cameron e mai pubblicato finora in Italia. E’ stato presentato in anteprima nazionale, in streaming, a Pordenonelegge. All’inizio della carriera, Peter Cameron era uno scrittore di commedie brillantissime, feroci, tutte dentro quella realtà eccitante che era New York sul finire degli anni Ottanta: la SoHo delle gallerie, delle palestre esclusive e delle ancor più elitarie banche del seme. Se poi ci aggiungiamo un rapimento sgangherato, un omicidio non meno improbabile, e tutti i disastri connessi a un divorzio, ecco che il lettore non potrà che farsi trascinare nell’ingranaggio narrativo.

Personaggi sempre alle prese con sfide irrisolte

Nel riprendere questi racconti nevrosi, Peter Cameron non ha avuto il desiderio di aggiornare qualche dettaglio: “Perché – spiega in conferenza stampa – è un prodotto degli anni in cui è stato scritto. E’ un campionario realistico che mette in primo piano il surrealismo, un lato evidente nella vita americana. I miei personaggi sono reali, non sono esagerati, sono complessi perché lo sono i tempi in cui viviamo: è difficile mettere insieme tutto un lavoro, una carriera, una famiglia soprattutto per le donne”.

“Oggi come allora – continua Cameron – mi interessano persone che hanno delle sfide irrisolte: volevo parlare di persone che affrontano delle difficoltà ma che provano comunque a godersi i piaceri e le soddisfazioni che la vita ha da offrire. Ciò che i miei personaggi hanno in comune è che sono arrivati a un momento di crisi della loro vita. Una crisi che però nasce prima dell’inizio della storia che racconto. In quanto scrittore non mi interessano tanto gli eventi che hanno spinto queste persone verso un punto di rottura, quanto piuttosto il modo in cui vi reagiscono. Penso che chiedersi come la lettura incida su di noi sia fondamentale. Io stesso, quando scrivo, mi chiedo sempre cosa sto apportando all’esperienza dei miei lettori, che cosa voglio che sentano. È sempre un mistero. È sempre una sfida. Credo sia proprio questo a rendere i libri e la letteratura così interessanti e meravigliosi”.

Dagli anni ’80 al presente: dagli stereotipi sessisti al Covid 19

“In questi trent’anni alcune cose sono cambiate moltissimo, alcune per niente – dice lo scrittore americano – I personaggi omosessuali del libro non avrebbero mai pensato di potersi sposare ed invece è accaduto; se pensiamo però ai personaggi femminili e alle loro sfide di tenere insieme vita affettiva carriera e famiglia, ecco, almeno negli Stati Uniti, per loro molto poco è cambiato”.

Sarebbe possibile un sequel del romanzo? “Ci ho pensato con cadenza decennale – rivela Cameron – Mi sentivo molto legato emotivamente ai personaggi, ma quando ho terminato la stesura, ho capito che la storia si era conclusa e questo accade con tutti i miei romanzi: una volta che i personaggi hanno compiuto il loro percorso, anche se li sento ancora vivi, so che non c’è possibilità di aggiungere nulla”.

Dagli anni Ottanta molto è cambiato sul fronte degli stereotipi sessisti e LGBTQ. “Da questo punto di vista – dice Cameron – ci sono stati molti progressi sostanziali se guardiamo ai giovani di adesso hanno un diverso approccio: il mio pronipote è tornato a casa sentendosi sia maschio che femmina ed è una cosa bellissima, molto viva qui a New York.” Città che è una presenza sostanziale della narrativa di Cameron tanto che si potrebbe parlare della metropoli come di un vero e proprio personaggio. “Mi sento però molto triste – conclude lo scrittore – quando penso alla New York di oggi perché la pandemia l’ha svuotata di molte energie: da Broadway alla danza, ai mille spettacoli, alle molteplici risorse culturali. Sono preoccupato che questo clima depressivo rimanga permanentemente, anche se la vita culturale è ripartita, non c’è più lo stesso entusiasmo di prima.

Alessandra Pavan

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