Sei qui: Home » Libri » Perché la burocrazia non aiuta il cittadino oggi

Perché la burocrazia non aiuta il cittadino oggi

Come trasformare la burocrazia da ostacolo in aiuto? Lo spiega Alfonso Celotto nel libro “È nato prima l’uomo o la carta bollata?”

La burocrazia già non funzionava prima dell’emergenza. Poi la crisi sanitaria ha amplificato tutto. Ad affermarlo Alfonso Celotto autore del libro “È nato prima l’uomo o la carta bollata?”, edito da Rai Libri. Si tratta di un’opera che ripercorre, attraverso una serie di aneddoti, la storia di una Repubblica fondata sulla burocrazia, all’interno della quale ognuno di noi si trova quotidianamente ad avere a che fare. Un meccanismo così cavilloso nel quale si perde di vista l’obiettivo finale, cioè l’interesse pubblico.

Come nasce il dilemma “È nato prima l’uomo o la carta bollata?” che dà il titolo al libro?

Il dilemma nasce come provocazione, per trovare la vera giustificazione della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre: non avevano il codice fiscale! Scherzi a parte la nostra vita è scandita dalla burocrazia fin dalla nascita. Un neonato ha nel primo mese di vita una serie di adempimenti che affaticano non poco i genitori: registrazione, scelta del nome, richiesta del codice fiscale, scelta del pediatra, richiesta del libretto vaccinale. Senza tutte queste carte il bambino non esiste! In fondo nasce prima la burocrazia che la persona. La vita è diventata un esercizio burocratico. Di moduli, certificazioni, pagamenti, bolli e carte a posto.

Cosa ha impedito alla burocrazia di svolgere il suo ruolo di tutela del pubblico, finendo poi spesso ad avere effetto opposto?

La burocrazia nasce come garanzia del cittadino. Nasce con la fine dei regimi assolutistici. Nasce per garantire la legalità. Le regole vengono fissate dal Parlamento che rappresenta il popolo e una serie di funzionari ne garantisce la applicazione imparziale e trasparente. Idea illuministicamente perfetta. Negli anni, si sono comunicate ad aggiungere e ad affastellare troppe regole, troppe leggi.

E poi sono stati creati troppi enti per garantire il rispetto della divisione dei poteri. Così ci ritroviamo una Repubblica con 200.000 leggi e oltre 10.000 enti pubblici. Ovviamente in questi meccanismi si perde di vista la funzionalità del sistema. E sorprende pensare che già Cavour a metà dell’ ‘800 si lamentasse dell’ “andirivieni” di carte da un ufficio all’altro.

Con la burocrazia molti stanno avendo a che fare in questi giorni. Cosa sta impedendo allo Stato italiano a permettere alle persone di attuare procedure più semplici ed efficaci?

La burocrazia già non funzionava prima dell’emergenza. Poi la crisi sanitaria ha amplificato tutto. Ed è venuto fuori che troppe volte sono state promesse riforma mai attuate. Come diceva Flaiano: “Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l’assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all’ufficio competente, che sta creando”.

Ovviamente nell’emergenza diventa per tutti più faticoso compilare moduli, certificazioni, autocertificazioni e autodichiarazioni. Ci fa sembrare ancora di più che lo stato voglia solo tenere le carte a posto e non essere davvero al servizio dei cittadini e della nazione, come pure richiede art. 98 Cost.

In che modo, nel futuro, la burocrazia può tornare ad avere quel ruolo “illuministico” con cui era stata ideata?

Con il digitale. Abbiamo una grande occasione. Fino ad ora il digitale è stato utilizzato in maniera parziale e confusa. Inserendo pezzi digitali nei processi tradizionali.

Anche oggi, nell’epoca del digitale, dei social network, dei mezzi di comunicazione immediati. Eppure, l’amministrazione è ancora fondata sul modello ottocentesco, fatto di protocolli, copie di archivio, lettere di trasmissione, senza controlli efficaci, senza garanzie di produttività. Io scrivo a mano al ministero e invece di consegnare il modulo a mano, lo trasmetto via PEC.

Più semplice e veloce? Il problema vero è che con la PEC noi trasmettiamo alla amministrazione il solito modulo, quello che fin dall’Ottocento va compilato a mano iniziando con nome, cognome, data e luogo di nascita, residenza, etc. Tutte informazioni che la amministrazione ben conosce.

Ecco il punto. Il digitale va usato per ripensare i procedimenti e per dare al cittadino una unica APP che consenta un dialogo unitario e immediato con tutti gli uffici. Non posso avere il sito INPS; quello della Questura, e la ASL, il Comune, la Regione, INAIL, Agenzia delle entrate, etc. etc.

Altrimenti sopravviveremo al virus, ma annegheremo nelle carte burocratiche.

© Riproduzione Riservata