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Perché il male affascina l’animo degli uomini

Lo scrittore Giuseppe Cesaro torna in libreria con "31 Aprile. Il male non muore mai", un noir nel quale thriller si fonde a riflessioni sul fascino del male

“Dentro di noi abbiamo un male, un virus più letale del Covid che ci rende cinici, avidi, violenti. Noi siamo il problema: noi dobbiamo essere la soluzione.” A tre anni dal libro “Indifesa”, lo scrittore Giuseppe Cesaro torna con “31 Aprile. Il male non muore mai“, un noir duro e ricco di suspense, nel quale gli elementi del thriller – plot avvincente, ritmo incalzante, dialoghi serrati, colpi di scena e un finale sorprendente – si fondono a importanti riflessioni sul fascino del male e, in particolare, sugli sconcertanti rigurgiti della follia nazista.

Ritrovare la libertà

Così Cesaro commenta i tempi odierni, caratterizzati secondo l’autore da un benessere illusorio. “Viviamo l’ora più buia da decenni ma a noi sembra luminosa. Pancia piena, tv da mille pollici e smartphone miracolosi ci hanno resi ciechi. Crediamo che il male sia dietro e invece è dentro di noi. Un virus infinitamente più letale del Covid. Ci rende cinici, avidi, violenti. Abbiamo trasformato il Mediterraneo in una fossa comune; ci scandalizza la proposta Biden sui vaccini; siamo circondati da regimi sempre più spietati. E ci sta bene così. Perché il male ci affascina molto più del bene. E, contro di lui, il bene non può vincere. Al massimo, può pareggiare. Perché non può ucciderlo: diventerebbe male anche lui. Noi siamo il problema: noi dobbiamo essere la soluzione. O diventiamo il vaccino che lo annienta o lui annienterà noi. Nessuno verrà a liberarci. Liberiamoci.”

La trama del libro

Berlino 2005: la giornalista Vera Stark lavora a un’inchiesta sul gruppo neo-nazi “31 Aprile”, che vuole riprendere il progetto nazista là dove il Führer ha lasciato, suicidandosi nel bunker della Cancelleria (30 aprile 1945). Sul braccio, accanto a svastica e teschio, i componenti del gruppo portano tatuato l’acronimo THE END (“Evil Never Dies”: “Il Male non muore mai”), motto che incarna la loro filosofia.

Un vecchio avvocato e un maestro elementare in pensione si mettono in contatto con la giornalista, per aiutarla a ricostruire clima e avvenimenti degli anni del Reich, e metterla sulle tracce di Edna Schein, figlia di un colonnello delle SS, condannato all’impiccagione per crimini contro l’umanità. La Schein, nel frattempo divenuta filantropa, presiede una fondazione chiamata “Nie Wieder” (“Mai più”), che ha restaurato “Villa Redenzione” (una casa di cura che, durante la Seconda Guerra Mondiale, nascondeva un lager nazista), trasformandola in un museo nel quale si mostrano gli orrori che avvenivano in quelle stanze.

C’è una relazione tra “Nie Wieder”, “Villa Redenzione” e “31 Aprile”? Chi sono le persone che vengono barbaramente torturate e uccise, e perché? Chi sono gli autori e i mandanti di questi efferati delitti? È ciò che Vera Stark dovrà scoprire, a rischio della sua stessa vita.

Il fascino del male

Così l’autore presenta il libro al pubblico. “Spero che plot avvincente, ritmo incalzante, dialoghi serrati, suspense e colpi di scena riescano ad avvicinare a temi difficili ma, a mio avviso, fondamentali – il fascino del male, l’asservimento della politica al potere, i rapporti tra potere e morale, giustizia e diritto, legge e coscienza – un pubblico di lettori più ampio rispetto a quello che ama riflettere su certe correnti di profondità che sconvolgono l’animo umano”.

 

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