Sei qui: Home » Libri » Perché Dante Alighieri è diventato un’icona pop

Perché Dante Alighieri è diventato un’icona pop

Perchè siamo tutti "follower" di Dante oggi? Ce lo spiega Giuseppe Antonelli, celebre linguista italiano, all'interno del suo saggio, edito da Einaudi, "Il Dante di tutti".

“Dante. Icona pop” è il titolo della conversazione tenuta da Giuseppe Antonelli, celebre linguista italiano, nel corso di Pordenonelegge a partire dal suo saggio, edito da Einaudi, “Il Dante di tutti“.

Perché Dante Alighieri è un’icona mondiale

La fortuna popolare – cominciata già nel Trecento – ha finito col rendere Dante un’icona, nel senso di un simbolo legato a un immaginario condiviso. Il centenario appena celebrato ha dimostrato una volta di più quanto sia grande la vitalità di Dante a sette secoli dalla sua morte.

Ma mai come in queste celebrazioni è stato chiaro che il Sommo Poeta sopravvivrà ancora a lungo anche grazie a quella percezione collettiva che lo ha reso ormai in tutto il mondo una straordinaria icona pop. C’è il Dante emblema della nostra identità culturale, la cui effigie passa dalle lire agli euro. C’è l’immagine di Dante usata già da tempo, non solo in Italia, come marchio commerciale e in chiave pubblicitaria. C’è il Sommo Poeta personaggio che ritorna – fino in America, fino in Giappone – nelle trame di libri, film, fumetti, giochi di successo. Tutte proiezioni popolari di quell’inarrivabile poeta in grado di cantare con una potenza senza pari l’amore, la morte, la bellezza, l’orrore, la vita terrena e quella ultraterrena.

Tutti parliamo la lingua di Dante

“Non è enfasi retorica dire – sostiene Antonelli – che il Sommo Poeta è il padre della lingua italiana: non solo usiamo comunemente espressioni come le dolenti note o far tremare le vene e i polsi, ma abbiamo anche un debito più profondo: Tullio De Mauro valutò che su 2000 parole che comunemente formano il nostro vocabolario più di 1600 sono state usate da Dante nella Divina Commedia”.

Ma l’influenza del poeta fiorentino va ben oltre: si parla – dice Antonelli – di “pop oralità”, ovvero della musicalità dantesca: la Divina Commedia è stata cantata per secoli dal Medioevo fino ad oggi: ne sono testimonianza i racconti di Franco Sacchetti, autore del tardo Trecento e in tempi ben più recenti i versi delle canzoni di Antonello Venditti e di Jovanotti.

Addirittura il caso discografico del 2023 è un album rap di Tedua alias Mario Molinari intitolato Divina Commedia, la cui copertina è un primo e chiaro riferimento dantesco: Tedua è ritratto di spalle nella “selva oscura”, tiene in mano un foglio dove scrive i suoi testi, ed è vestito in rosso, esattamente come Dante nell’iconografia tradizionale di Doré, le cui illustrazioni tra 1861 e 1868 in Francia ebbero un incredibile successo, che arrivò in Italia qualche anno dopo presso l’editore Sonzogno. Dalla musica si passa al cinema: uno dei primi Kolossal si intitolava proprio Inferno e la sua presentazione a Napoli colpì moltissimo Matilde Serao.

Le diverse declinazioni del Sommo Poeta

Ma poi c’è l’appropriazione popolare: dagli Umili dantofili che nell’Italia fra le due guerre giravano il belpaese in bicicletta declamando terzine al poeta contadino Italo Foggi che si era presentato a Lascia o Raddoppia nel 1956 , stupendo per la sua memoria. E ancora prima nell’Italia risorgimentale ed unita il Sommo Poeta era considerato il padre laico della patria e per la prima volta si sdoganò con vergogna ed imbarazzo del critico Francesco De Sanctis il brand Dante applicato ai confetti e il suo Purgatorio associato alle virtù benefiche delle acque di Montecatini: questa volta a scandalizzarsi furono Nicola Zingarelli, padre del dizionario italiano e il critico Benedetto Croce.

Ed ancora ci sono i rebus e le crittografie mnemoniche fino ad arrivare, girati sul Commodore 64, ai primi videogiochi sull’Inferno e ai recentissimi meme con protagonista il Sommo Poeta. Ed infine il poeta fiorentino è stato sdoganato anche nello sport: recentemente è stata allestita per Vlahovic una coreografia speciale e spettacolare con un riferimento a Dante Alighieri, finalizzato proprio a sottolineare il “tradimento” del bomber che si è trasferito alla Juventus.

In quell’occasione, tutta la curva Fiesole che ospita il settore più caldo dei tifosi della Fiorentina è stata ricoperta da una suggestiva coreografia nella quale il gigantesco volto del Sommo Poeta spiccava sulle fiamme rosse e gialle del suo celebre “Inferno” su uno sfondo viola. Effetto scenico importante a testimoniare, ancora una volta, quanto pop sia il poeta fiorentino.

Alessandra Pavan

 

© Riproduzione Riservata