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Per valorizzare la cultura e avvicinare la gente, occorre puntare sulle ”star”

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Su Il Giornale di oggi, Angelo Crespi spiega il successo di mostre come quella di Bologna, trainata da un opera-icona come “La ragazza con l’orecchino di perla”

LA CRITICA QUOTIDIANA – Accedere ad una mostra per vedere un’opera, “con le stesse aspettative del fedele davanti alla sacra reliquia”. E’ quanto avverrà a partire dal 2 febbraio a Bologna, quando verrà esposta “La ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer. Angelo Crespi analizza questo e altri progetti simili di marketing culturale.

L’OPERA-ICONA – Il giornalista fa notare come l’opera icona scatena da sempre interessi smodati, come avvenuto nel 1962 con la Gioconda negli Usa e in questi giorni a Londra, dove presso la National Gallery sono esposti due girasoli di Van Gogh. Questo nonostante molti critici snobbino queste iniziative, capaci di richiamare la massa intorno ad un’opera.

LUNGIMIRANZA IMPRENDITORIALE – Analizzando Vermeer a bologna, Crespi fa notare  come questa operazione sia “un esempio di lungimiranza imprenditoriale”, dovuta al fatto che l’ideatore Marco Goldin è riuscito a farsi dare l’opera,  ha coinvolto istituzioni pubbliche e sponsor privati, ha rivitalizzato il Palazzo Fava, ha comunicato l’operazione in modo geniale, e fatto il pieno di visitatori alla preview. A guadagnarci non è solo chi organizza, ma tutti gli operatori del settore.

IL QUESITO – Infine, Crespi chiude con un interrogativo: “Perché il mondo dei beni culturali pubblici italiani non è in grado né di proporre operazioni così furbe dal punto di vista del marketing, né di partecipare ad operazioni di alto valore scientifico?” Come dargli torto…

28 gennaio 2014

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