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Pasquale Chessa, ”Diventare Presidente della Repubblica rende uomini politici migliori”

Conquistare la più alta carica dello Stato senza nemmeno fare la rivoluzione. E nello stesso tempo scoprire alla fine del mandato di aver fallito completamente il progetto perseguito per anni: riformare il costume e la politica italiana...

L’autore del libro “L’ultimo comunista” parla del Presidente uscente Giorgio Napolitano e analizza il ruolo del Capo dello Stato in Italia

MILANO – Conquistare la più alta carica dello Stato senza nemmeno fare la rivoluzione. E nello stesso tempo scoprire alla fine del mandato di aver fallito completamente il progetto perseguito per anni: riformare il costume e la politica italiana. Sintetizza in questo modo l’operato al Colle di Giorgio Napolitano Pasquale Chessa, autore del libro “L’ultimo comunista”, dedicato appunto alla figura del Presidente della Repubblica uscente. Lo scrittore giornalista, in occasione dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ci parla del suo ultimo libro.

Da cosa nasce l’idea di dedicare un libro all’operato di Giorgio Napolitano?

Giorgio Napolitano è stato un Presidente speciale, che non si è lasciato affascinare dalle grandi architetture costituzionali. Egli ha di fatto ampliato il potere e la funzione del Quirinale come mai nessuno era riuscito prima. Napolitano è una delle più rappresentative figure del Partito Comunista Italiano, ed è rimasto sempre fedele al partito, pur essendo stato definito comunista riformista, di destra, migliorista. Napolitano ha messo in pratica la scuola “togliattana” della politica intesa come professione e impegno, in cui l’istituzione ha sempre superato gli interessi personali.


Quali sono i pregi e i difetti che lei ha fatto emergere all’interno del libro?

Pregi e difetti sono intrinsechi alla sua cultura. Napolitano è una persona puntigliosa, che corregge fino all’ultimo le interviste quando i giornalisti gliele fanno rileggere. I suoi interventi politici sono segnati da questo modo di non affondare mai il colpo. Il difetto è di essere un uomo che al di fuori della politica non ha una dimensione umana, ma questo è anche allo stesso tempo un pregio; Napolitano conosce tutti gli strumenti della politica, come dicono i musicisti “ha orecchio”.


In queste ore si sta eleggendo il successore di Napolitano, con tutta probabilità Franco Marini. Quali caratteristiche deve avere secondo lei il prossimo Presidente della Repubblica?

I Presidenti della Repubblica sono sempre stati uno diverso dall’altro, ma tutti hanno subito lo stesso processo: diventano “Quirinalisti”. In qualche modo il ruolo li migliora. Le critiche che si rivolgono da tempo a Marini, quella di avere un’ottica molto italiana della storia politica, potrebbero venire ribaltate. Credo che potrebbe persino sorprenderci nel corso del suo operato: non sono convinto che sarà un “Presidente di mediazione”.

In Italia, si legge poco. Quali (e quante) sono le responsabilità da parte delle alte istituzioni politiche?
In Italia si legge molto, nel senso che tutti sono informati su cosa esce in libreria e sui principali autori mondiali. Siamo informati, siamo lettori di tutte le letterature, ma allo stesso tempo leggiamo poco d’ “italiano”. I lettori italiani sono poco patriottici, anti sciovinisti.

18 aprile 2013

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