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Paolo Calabresi, “Fingermi persone famose era diventata una dipendenza”

Paolo Calabresi racconta, partendo da una serie di interpretazioni che ha davvero realizzato, le portentose capacità nascoste che tutti possiamo tirar fuori quando crediamo di non aver più nulla da perdere.

Fingersi persone realmente esistenti in situazioni reali, e raccontarlo dentro una cornice romanzata. E’ questa la storia dell’attore Paolo Calabresi raccontata nel libro “Tutti gli uomini che non sono” e presentato a Ragusa per “A tutto Volume”.

L’intervista a Paolo Calabresi

Intervistato da Giada Giaquinta, Paolo Calabresi racconta, partendo da una serie di interpretazioni che ha davvero realizzato con situazioni surreali che mescolano continuamente finzione e realtà, le portentose capacità nascoste che tutti possiamo tirar fuori quando crediamo di non aver più nulla da perdere.

 

Tutti gli uomini che non sono

Che cos’è il genio? È un lampo, un’intuizione, un principio di follia. A Paolo C. il colpo di genio arriva nel momento più buio della sua vita. Fa l’attore a teatro, ma quando i suoi genitori scompaiono prematuramente, seguiti a breve distanza dal suo maestro, il dolore e lo smarrimento lo riducono in mille frammenti. In quei momenti di malinconia, l’unico sollievo gli arriva dalla passione per il calcio.

E a pochi giorni da una sfida della sua amata Roma contro il Milan, coi biglietti già esauriti da tempo, ecco l’idea che a nessun altro sarebbe mai venuta in mente: chiedere un posto omaggio a nome di un personaggio famoso e presentarsi allo stadio indossandone i panni. E così, la domenica, sfruttando una certa somiglianza con Nicolas Cage e borbottando qualche battuta in inglese, Paolo C. varca l’ingresso di San Siro. Contro ogni previsione, non solo riesce a farla franca ma nessuno si accorge dell’inganno, compresi i telegiornali che danno grande risalto alla presenza della star hollywoodiana.

Ma quello che all’inizio era soltanto un modo per entrare gratis allo stadio assume presto la dimensione di un’intima necessità. Perché recitare nella vita reale, all’insaputa di tutti, per lui diventa un modo per esorcizzare quei lutti e, al tempo stesso, sublimare l’amore per il proprio mestiere. Del resto, cosa fa un attore, se non fingere di essere qualcun altro e farlo credere al maggior numero di persone possibile?

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