Sei qui: Home » Libri » Oscar Wilde, l’amore che non osa pronunciare il proprio nome e il “De Profundis”

Oscar Wilde, l’amore che non osa pronunciare il proprio nome e il “De Profundis”

Il 24 maggio del 1895 lo scrittore Oscar Wilde venne condannato per il reato di sodomia a due anni di reclusione e ai lavori forzati. Accusato di offesa alla pubblica morale, durante i dibattimenti processuali Oscar Wilde in riferimento alla propria omosessualità, si sentì rivolgere questa caustica domanda...

Il processo a Oscar Wilde, la condanne del poeta, quella bellissima, interminabile lettera che è il “De Profundis”

 

MILANO – Il 24 maggio del 1895 lo scrittore Oscar Wilde venne condannato per il reato di sodomia a due anni di reclusione e ai lavori forzati. Accusato di offesa alla pubblica morale, durante i dibattimenti processuali Oscar Wilde, in riferimento alla propria omosessualità, si sentì rivolgere questa caustica domanda: “Cos’è l’amore che non osa pronunciare il proprio nome?” Lo scrittore rispose: ‘l’Amore, che non osa dire il suo nome in questo secolo, è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che esisteva tra Davide eGionata, e che Platone mise alla base stessa della sua filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare… Non c’è nulla di innaturale in ciò.’ Il pubblico accolse con applausi la risposta di Wilde.

 

LA CONDANNA – Il 5 aprile 1895 il poeta venne condannato al carcere. Il 24 maggio venne emessa la condanna definitiva. Dalla prigione di Holloway l’autore venne trasferito a Pentonville, dove dovette scontare almeno tre mesi di condanna prima che gli fosse concesso un qualunque contatto con l’esterno. Lavorava sei ore al giorno ad un mulino a ruota. Dormiva senza materasso, conobbe fame, insonnia e malattia. Gli stessi secondini, pur sostenendo che il prigioniero fosse in perfetta salute, provavano pena nel vedere le condizioni del detenuto, dimagrito di dieci chili. Durante questo periodo di carcere scrisse una lettera ad Alfred Douglas, il suo compagno: si tratta del celebre “De Profundis”, la più lunga lettera che sia mai stata scritta. Testo memorabile, ricco di sentimento e di poesie, di ricordi e di dolore, ma anche di amore per l’arte, per la vita, per l’amore.

 

Di seguito potete leggere alcuni dei suoi passi più intensi, profondi, commoventi.

‘Caro Bosie, dopo lunga e sterile attesa ho deciso di scriverti io, per il tuo bene come per il mio, poiché non vorrei proprio ammettere d’essere passato attraverso due lunghi anni di prigionia senza mai ricevere un solo rigo da te, una qualsiasi notizia, un semplice messaggio, tranne quelli che m’arrecarono dolore.’

 

‘Bisogna sempre perdonare i propri nemici. Niente li infastidisce di più.’

 

‘Il vero stolto, quello che gli dei scherniscono o riducono in rovina, è colui che non conosce se stesso.’

 

‘Il vizio supremo è la superficialità. Tutto ciò che si vive fino in fondo è giusto.’

 

‘Nella vita non esistono cose piccole o grandi. Tutte le cose possiedono pari valore e pari misura.’

 

‘Quando cerchi sinceramente l’amore, lo trovi che ti sta aspettando.’

 

‘Rimpiangere le proprie esperienze significa arrestare il proprio sviluppo. Rimpiangere le proprie esperienze significa porre una menzogna sulle labbra della propria vita. È quasi come negare l’esistenza dell’anima.’

 

‘I cuori sono fatti per essere infranti.’

 

‘Tutto nella mia tragedia è stato orribile, mediocre, repellente, senza stile. Il nostro stesso abito ci rende grotteschi. Noi siamo i pagliacci del dolore. Siamo i clown dal cuore spezzato.’

 

‘Se i mondi sono stati realmente costruiti dal Dolore è stato soltanto attraverso le mani dell’Amore, perché in nessun altro modo l’Anima dell’uomo, per la quale sono stati creati i mondi, avrebbe potuto raggiungere il pieno compimento della propria perfezione. Il Piacere per il bel corpo, ma il Dolore per la bella Anima.’

 

‘Mezz’ora con l’Arte è sempre stata per me più di un’ora con te. In nessun periodo della mia vita proprio nulla, se paragonato all’Arte, è stato per me della benché minima importanza.’

 

‘Essere completamente liberi e allo stesso tempo completamente dominati dalla legge è l’eterno paradosso della vita umana, del quale ci rendiamo conto in ogni momento; e questa, lo penso spesso, è l’unica spiegazione possibile della tua natura, semmai possa esistere una spiegazione per i profondi e terribili misteri dell’anima umana, eccetto una, che rende ancor più mirabile il mistero.’

 

24 maggio 2015

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata