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Oriana Fallaci, 5 libri da leggere assolutamente

Oriana Fallaci ci lasciava il 15 settembre del 2006. Giornalista, scrittrice, reporter e attivista fiorentina, è autrice di numerosi libri. Eccone 5 da leggere assolutamente, per conoscerla meglio e approfondire le tematiche da lei affrontate.

Oriana Fallaci è stata una delle giornaliste e reporter più note nel panorama giornalistico italiano. Nata a Firenze e vissuta a lungo negli Stati Uniti d’America, la sua attività dal fronte, a cominciare dal 1967 con la guerra in Vietnam, diede vita alla figura dell’inviato speciale, in quel momento sconosciuta al mondo dei giornali italiani. La tenacia di Oriana Fallaci, insieme al suo carattere indomito, le consentirono di ritagliarsi un ruolo da protagonista in una professione che fino a quel momento era appannaggio del mondo maschile.

In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, vi suggeriamo 5 libri scritti da Oriana Fallaci da leggere assolutamente, per conoscerla meglio e addentrarsi nel suo mondo.

 

5 libri di Oriana Fallaci da leggere assolutamente

1. “1968. Dal Vietnam al Messico. Diario di un anno cruciale

“Ricordo l’estate del 1968. Rientrai a New York dodici ore dopo l’assassinio di Robert Kennedy. In aprile Martin Luther King, in giugno Robert Kennedy. Le fotografie dei bambini che morivan di fame nel Biafra, i combattimenti fra gli arabi e gli israeliani, i carrarmati sovietici a Praga, i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e a scuola ci vanno con la fuoriserie di papà.”

Ecco il 1968 di Oriana Fallaci, un momento cruciale della sua carriera in cui, secondo un ritratto che le dedica “Time” l’allora inviata dell'”Europeo” si consacra “la più importante giornalista italiana, con un seguito anche in molti altri Paesi”. Gennaio inizia in Vietnam, dove racconta in presa diretta la guerra di un piccolo popolo contro la superpotenza USA. Più tardi, nell’America delle lotte razziali e per i diritti civili, traccia i ritratti dei protagonisti dell’epoca – da Bob Kennedy a Martin Luther King, fino a Nixon.

Quindi, instancabile, racconta la Cina maoista, le filosofie orientali, i santoni indiani, la miseria in Perù. Fino ad arrivare in Messico, prima delle Olimpiadi, dove rimane ferita nel corso di una protesta studentesca, facendo trattenere il respiro a tutta Italia. Solo lei non ha paura e non si tira mai indietro, sa che “in guerra una buona ferita è una grossa fortuna perché è difficile venire colpiti due volte”. E parte di nuovo per gli Stati uniti, per finire l’anno accanto agli astronauti che si preparano allo sbarco sulla Luna.

È l’alba di una nuova era, la testimonianza di un momento di svolta che riguardò tutto il mondo, oltre la visione provinciale di quelli che poi chiamerà i “nostri sessantottini ultraborghesi”.

2. “Lettera a un bambino mai nato

Ecco un altro titolo imprescindibile per conoscere meglio la figura di Oriana Fallaci. Il libro è il tragico monologo di una donna che aspetta un figlio guardando alla maternità non come a un dovere ma come a una scelta personale e responsabile. Una donna di cui non si conosce né il nome né il volto né l’età né l’indirizzo: l’unico riferimento che viene dato per immaginarla è che vive nel nostro tempo, sola, indipendente e lavora.

Il monologo comincia nell’attimo in cui essa avverte d’essere incinta e si pone l’interrogativo angoscioso: basta volere un figlio per costringerlo alla vita? Piacerà nascere a lui? Nel tentativo di avere una risposta la donna spiega al bambino quali sono le realtà da subire entrando in un mondo dove la sopravvivenza è violenza, la libertà un sogno, l’amore una parola dal significato non chiaro.

3. “Le radici dell’odio. La mia verità sull’Islam

Qualunque sia la nostra opinione in merito alla religione e al suo ruolo nello scacchiere delle guerre e degli equilibri mondiali, la lettura di “Le radici dell’odio” è necessaria per conoscere Oriana Fallaci.

“Ho visto le mussulmane la cui vita vale meno di una vacca o un cammello” scriveva una giovanissima Fallaci nel suo primo reportage sulla condizione delle donne nei paesi islamici. Dall’Oceano Indiano all’Atlantico, dal deserto palestinese al Golfo Persico, fino al Vecchio Continente, le sue riflessioni hanno percorso il pianeta e i decenni, e risultano ancora oggi drammaticamente attuali.

Reportage sull’Islam, cronache indelebili sul Medio Oriente, interviste a terroristi, fino alle invettive seguite all’11 settembre: le parole di Oriana costituiscono una sferzata alla nostra “paura di non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l’esilio morale con cui le democrazie deboli e pigre ricattano il cittadino. Paura di essere liberi, insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio”.

4. “L’Italia della dolce vita

Tra i tavolini di via Veneto o nei teatri posa di Cinecittà, in piazzetta a Capri o al Lido di Venezia, uno sguardo attento e ironico illumina i riti dell’Italia della dolce vita. Oriana Fallaci, giovane scrittrice allora impegnata come corrispondente dell’Europeo, coglie lo spirito di quegli anni e di chi li abita: intellettuali, gente di cinema, ma anche viveur, nobili decaduti, borghesi in cerca di gloria.

In un grande affresco, scanzonato e senza preconcetti, si ritrovano, con i loro tic, speranze e aspirazioni, gli attori famosi – da Sordi a Gassman, da Gina Lollobrigida a Sofia Loren -, i registi – Visconti, Rossellini, Fellini, Antonioni -, gli scrittori, i grandi produttori e le stelline in cerca di gloria che hanno fatto la fortuna del cinema italiano nel mondo e hanno saputo rappresentare, forse più che in qualsiasi altra epoca, le caratteristiche del “genio italico”. Oriana Fallaci li osserva, li incontra, li intervista, qualche volta ne diventa amica, a volte si fa odiare, ma sempre ce li restituisce vividi e umani, cogliendone i punti deboli e le grandezze, le idiosincrasie e le passioni.

5. “Penelope alla guerra

Infine, vi segnaliamo il primo titolo di narrativa concepito da Oriana Fallaci, la storia di una donna che, straniera a New York, non esita a sfidare le convenzioni (e le ingiustizie) di una società maschilista. Penelope che non si rassegna al ruolo domestico di chi tesse la tela aspettando il ritorno di Ulisse, ma, Ulisse lei stessa, Giò viaggia alla ricerca della sua identità e della sua libertà.

Si disfa con freddezza della sua verginità, si innamora con ribellione di un uomo debole e incerto che si rivela omosessuale, affronta con coraggio il triangolo in cui si trova coinvolta da Richard (l’uomo che ama) e Bill (l’uomo amato da Richard). Dieci anni dopo, il volto di Giò, la protagonista di questo romanzo, potrebbe essere quello dell’io narrante di “Lettera a un bambino mai nato”.

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