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Ora et labora (et leggi)

Stavo rischiando di perdere la corriera, dovevo raggiungere l'autostazione in fretta e furia, poi, incontro delle bancarelle che vendono libri usati. Il brutto, ma anche il bello di questi mercatini è che non c'è nessun ordine...

Stavo rischiando di perdere la corriera, dovevo raggiungere l’autostazione in fretta e furia, poi, incontro delle bancarelle che vendono libri usati. Il brutto, ma anche il bello di questi mercatini è che non c’è nessun ordine. È tutta una questione di colpo d’occhio, o di scavare in mezzo a vecchie copertine per trovare qualcosa che neanche sapevi di cercare. Così con 6 monete da 50 cent riesco ad aggiudicarmi ‘Il nome della rosa‘ del famigerato Umberto Eco. Uno di quei libri di cui senti parlare in tutte le salse che quasi ti convinci di averli già letti.

 

Avevo già avuto a che far con Eco con ‘Il cimitero di Praga‘, pagato una fortuna e lasciato andare dopo qualche centinaio di pagine. Lo lascio lì a macerare finchè non avrò la pazienza di aprirlo di nuovo. Ma pensavo che ‘Il nome della rosa’ con 30 milioni di copie all’attivo fosse relativamente più semplice e per un pubblico meno selettivo. Mi sbagliavo. Tralasciando le righe e righe in latino senza traduzione alcuna, (anche Tolstoj lo fa, quindi fa figo, va bene), ci sono capitoli scorrevoli e interessanti e altri che non hanno mai fine.

 

Entrando maggiormente nel dettaglio, questo romanzo è ambientato in un’abbazia nel 1200 in cui si verifica una strana morte. Per fare luce sull’evento viene convocato un certo frate Guglielmo, con il suo caro assistente Watson, ehm volevo dire Adso. Il primo ha una mente scaltra e intuitiva, è proprio l’uomo giusto per quel lavoro. Nei giorni seguenti al loro arrivo però,  si verificano altri delitti misteriosi. La maggior parte dei monaci sono spaventati, altri invece sembra che sappiano qualcosa di troppo. La chiave di tutto sembra essere la biblioteca, che altro non è che un complicatissimo labirinto, riservato solo al bibliotecario, i cui segreti si tramandano da secoli. Come i migliori gialli, questo romanzo, è ricco di colpi di scena con un finale a dir poco sorprendente e molto sbrigativo. Non è assolutamente un libro per tutti, ma che può diventarlo se ci si mette nell’ottica di dimenticare tutto, concentrarsi e immergersi nell’atmosfera sacra. Amen

 

Francesca Marchesani

  
14 maggio 2015

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