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“Niente di vero”, formazione e ironia nel romanzo di Veronica Raimo

Il libro di cui vi parliamo oggi è "Niente di vero" di Veronica Raimo, vincitrice del Premio Strega Giovani. Un romanzo di formazione che racconta con ironia la storia di una famiglia e di una figlia che, immersa nelle mezze verità della realtà che la circonda, lotta per diventare grande.

Con “Niente di vero“, Veronica Raimo ha vinto il Premio Strega Giovani e ottenuto un enorme successo di pubblico. Il libro di cui vi parliamo oggi non è un semplice romanzo di formazione: in “Niente di vero”, l’autrice e traduttrice romana racconta la storia della sua famiglia e proietta il lettore nella profonda interiorità di una figlia che lotta per diventare grande nuotando nell’oceano di ansie, storture e mezze verità che la circondano. Un racconto feroce che si serve dello spietato strumento dell’ironia per trasmettere messaggi di fondamentale importanza. 

“Niente di vero” di Veronica Raimo

Andiamo a scoprire come la casa editrice Einaudi ha presentato “Niente di vero”:

La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L’unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su. In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. “Niente di vero” è la scommessa riuscita, rarissima, di curare le ferite ridendo.

«All’inizio c’è la famiglia. Veronica Raimo racconta che, specialmente se si è figlie, quell’inizio combacia con la fine» (Domenico Starnone). «Leggere questo romanzo è una festa. Ma molte pagine sono ferite da medusa: bruciano alla distanza» (Claudia Durastanti). Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era.

Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa.

Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dall’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante. «Veronica Raimo è l’unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente» (Zerocalcare).

Chi è Veronica Raimo

L’autrice di “Niente di vero” è nata a Roma il 1° giugno del 1978. Laureata in Lettere con una tesi sul cinema della Germania divisa, ha vissuto per diverso tempo a Berlino, dove ha lavorato come ricercatrice universitaria. Al momento, Veronica Raimo si occupa anche di giornalismo culturale per diverse testate.

Fra i suoi lavori più importanti spiccano il romanzo d’esordio, “Il dolore secondo Matteo”, pubblicato nel 2007, varie traduzioni dall’inglese di autori del calibro di Francis Scott Fitzgerald, Octavia E. Butler e Ray Bradbury, e la sceneggiatura – in collaborazione con il regista Marco Bellocchio – de “La Bella Addormentata” (2012), pellicola che ha ottenuto la candidatura ai Nastri d’Argento nel 2013. 

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