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Musei italiani, un visitatore su due non paga il biglietto di ingresso

Impressionanti sono i numeri forniti da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera riguardo agli incassi provenienti dal patrimonio culturale italiano. Se consideriamo nel complesso le nostre istituzioni museali e i siti archeologici, ''tutte le biglietterie statali italiane messe insieme hanno fatto introiti nel 2012 per un centinaio di milioni. Il 25% in meno del Louvre da solo''...

Gian Antonio Stella, in un articolo apparso ieri sul Corriere della Sera, denuncia il grave malfunzionamento del sistema degli ingressi liberi nei nostri musei e siti archeologici, che nel complesso, all’anno, incassano meno del solo Louvre

MILANO – Impressionanti sono i numeri forniti da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera riguardo agli incassi provenienti dal patrimonio culturale italiano. Se consideriamo nel complesso le nostre istituzioni museali e i siti archeologici, “tutte le biglietterie statali italiane messe insieme hanno fatto introiti nel 2012 per un centinaio di milioni. Il 25% in meno del Louvre da solo”, scrive il giornalista. C’è davvero da preoccuparsi, tanto più perché si tratta di una situazione generalizzata, che riguarda l’intera penisola dal Nord al Sud.

I DATI RIGUARDANTI IL NORD – Il problema, sottolinea Stella nell’articolo, è il caos degli ingressi liberi, che non sono sufficientemente regolamentati. È giusto che l’ingresso sia gratuito per gli studenti fino ai 25 anni o per gli anziani, ma è possibile che in Friuli-Venezia Giulia, per esempio, tra i visitatori dei musei nove su dieci non paghino il biglietto? Se andiamo a vedere i dati delle altre regioni si ha l’impressione di un vero e proprio bollettino di guerra. In Veneto è il 67% dei turisti ad acquistare il biglietto, il 40% in Piemonte, meno del 35% in Liguria: questi i dati riportati dal giornalista.

I DATI RIGUARDANTI IL SUD – In questo caso dunque, come si diceva, il Nord non può vantare nessun primato rispetto al Sud, che comunque non è escluso dalla tragica situazione. In Campania i paganti sono uno su due, in Puglia uno ogni tre, in Calabria uno ogni 18: qui, scrive Stella, l’incasso annuale di musei e siti archeologici è complessivamente ventisei euro per ogni dipendente in questi impiegato. Facendo una media nazionale, solo 16 milioni di visitatori su 36 e mezzo, cioè meno della metà (44% circa), pagano per le visite al nostro patrimonio artistico e culturale.

UNA PERDITA FINANZIARIA ALTISSIMA – Qual è la conseguenza? È evidente che lo Stato non può rimediare al buco di bilancio che si crea in questo modo. È vero che un intervento statale nella salvaguardia del nostro patrimonio, anche a livello economico, deve necessariamente esserci. Non si può pensare che i musei vivano soltanto degli incassi provenienti dai biglietti, sottolinea Stella. E se anche da noi, come altrove, funzionassero bene strutture complementari quali caffetterie, bookshop e parcheggi – che invece sono lasciate all’incuria – le strutture pubbliche dovrebbero comunque provvedere a parte delle spese. “Ma un conto è che lo Stato, le Regioni, i Comuni ci rimettano il 30%, un altro che ci perdano il 95%”, scrive il giornalista.

I PARTICOLARISMI REGIONALI – È evidente che l’intero sistema va ripensato, che ci debba essere una regolamentazione precisa, a livello centrale, per correggere la sproporzione tra paganti e non. E a questo riguardo deve esserci la collaborazione di tutti, senza rivendicare particolarismi. Stella sottolinea che l’Ufficio statistica del Ministero ha difficoltà a reperire i dati relativi al bilancio delle istituzioni museali e culturali di Sicilia, Val d’Aosta e Trentino-Alto Adige, che in nome del loro istituto di regioni autonome si rifiuterebbero di fornirli. “Cosa c’entrano, queste gelosie, con l’autonomia?” si domanda il giornalista. Perché non siamo in grado di superare gli individualismi?

IL DOVERE DI NOI CITTADINI – Quanto a noi cittadini, crediamo noi, dovremmo impegnarci a nostra volta a sostenere il nostro patrimonio culturale, andando a visitare i musei e i gioielli sul nostro territorio, anche se questo comporta il pagamento di un ticket. Come affermava Salvatore Carrubba, presidente dell’Accademia di Brera, in occasione della presentazione, a Milano, del suo libro “Il museo spiegato ai ragazzi”, come si può pretendere che le istituzioni finanzino i musei se non c’è una domanda sociale di cultura che viene dal basso? Sostenere il patrimonio culturale è dunque compito dei cittadini. Anche perché bisogna riflettere su questo: le spese che lo Stato fa per garantire la sua manutenzione ricadono comunque sulle nostre tasche.

12 aprile 2013

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