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Moisés Naìm, ”Oggi il potere è diventato più facile da ottenere, più difficile da usare e più semplice da perdere”

''Il potere è la capacità di una persona o di una organizzazione di permettere che un'altra persona o organizzazione faccia qualcosa o smetta di farlo, adesso o nel futuro''...
“La fine del potere” è il nuovo libro di Moisés Naìm che illustra l’attuale lotta tra i grandi protagonisti di un tempo e i neonati micropoteri

MILANO – “Il potere è la capacità di una persona o di una organizzazione di permettere che un’altra persona o organizzazione faccia qualcosa o smetta di farlo, adesso o nel futuro”. Sono queste le parole che Moisés Naìm ha usato per darci la sua personale definizione e concezione di potere. L’analista e giornalista venezuelano è infatti autore de “La fine del potere”, nuovo saggio che indaga l’attuale lotta tra i grandi protagonisti di un tempo e i neonati micropoteri. In Italia per la presentazione del suo libro, Naìm in questa intervista ci parla in modo approfondito i fattori che hanno condotto a questo cambiamento del potere, con un particolare focus sulla realtà italiana.

Conoscendo molto bene l’Italia, come descriverebbe la mutazione del potere contestualizzata alla realtà di questo Paese?
Io non sono un esperto di politica italiana ma sono un osservatore interessato, e quello che posso dire è che l’Italia ha esportato al resto del mondo una forma di fare politica. La politica oggi in molti Paesi si sta italianizzando, questo significa che c’è una proliferazione di attori che non hanno il potere di imporre il proprio punto di vista, ma hanno il potere di bloccare il punto di vista della maggioranza o degli altri. Il professor Fukuyama ha chiamato questo la “vetocrazia”, ovvero quel fenomeno che vede nei paesi democratici una proliferazione di persone che hanno diritto di veto. La tesi centrale del mio libro è che il potere è diventato più facile da ottenere, più difficile da usare, e più semplice da perdere, quindi più effimero;  l’Italia è diventata l’esponente maggiore di questa tendenza.

Quali sono i fattori principali che hanno portato a questo cambiamento nella concezione della struttura del potere, e quanto ha influito in questo cambiamento l’attuale crisi, sia economica che di valori?
Le tendenze che espongo nel libro vanno più in là della crisi economica e delle circostanze attuali. Si tratta di un più profondo cambiamento del mondo, che ha a che vedere con il fatto che gli scudi che proteggono chi ha potere, le barriere che impediscono ai rivali o ai soggetti del potere di ribellarsi, stanno diventando meno efficaci. Questo crollo delle barriere, questa minore capacità di protezione e difesa che hanno coloro che possiedono il potere è dovuta a molti fattori, che io elenco in una lunga lista e che raggruppo in tre categorie.

Potrebbe spiegarci in modo più approfondito questa distinzione di cause in categorie?
Io chiamo queste categorie le “tre rivoluzioni”: la “rivoluzione del più”, la “rivoluzione della mobilità” e la “rivoluzione della mentalità”. La rivoluzione del più spiega il concetto per cui viviamo in una società in cui vi è più di tutto: ci sono più persone, e queste persone in media sono molto più giovani rispetto al passato. Sono molto più urbani: dal 2007 ad oggi per la prima volta nella storia più persone abitano in città che in un ambito rurale. Ci sono più partiti politici, più ideologie, più religioni, più aziende, più armi, più medicine, c’è più di tutto. E questo più travolge gli scudi che proteggono i potenti. Ma non solo siamo di più, ma tutto quello che c’è di più si muove mggiormente. Abbiamo il 37% in più di migranti nel mondo negli ultimi vent’anni, per non parlare del numero di turisti. Si muovono le persone, si muove il denaro, si muovono le associazioni non governative, si muovono le religioni, l’informazione, tutto si muove di più. E il potere ha bisogno di avere circoscritto il campo d’azione. Quando bisogna esercitare il potere su soggetti che si muovono, questo diventa molto più difficile, perché più alta è la possibilità di evadere. Quando la “rivoluzione del più“ e questa “rivoluzione della mobilità“ si uniscono, creano la molto più profonda “rivoluzione della mentalità“: cambi nelle aspirazioni, nelle aspettative, nei valori della gente.

In termini di efficienza, quale dei due modelli descritti ritiene più efficace, quello passato o questo nuovo che sta andando delineandosi?
“La fine del potere” è un libro molto ottimista, che fa vedere come abitiamo in un mondo molto più carico di possibilità, di opportunità, dove gruppi che erano stati esclusi, che non avevano un posto al tavolo, ora possono influire. Si tratta di un mondo dove gruppi di giovani hanno i mezzi per lanciare un’azienda e in poco tempo avere clienti in tutto il mondo, arrivando a concorrere con i grandi colossi. Nel libro faccio l’esempio di Instagram, un’azienda che con tredici impiegati e tre anni di vita è stata venduta per mille milioni di dollari, ed ha conquistato uno spazio importantissimo nel mondo della fotografia. Allo stesso tempo Kodak, la grande multinazionale che ha dominato questo mercato per quasi un secolo, stava fallendo. Abbiamo visto come gruppi di giovani in Tunisia siano riusciti a far cadere un dittatore che si pensava non se ne sarebbe mai andato. Ci troviamo quindi in una realtà che amplifica notevolmente le possibilità di tutti i soggetti.

21 novembre 2013

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