Quando Michela Marzano prende la parola sul palco del Festival della Filosofia di Modena, tenutosi dal 13 al 15 settembre, le sue parole risultano immediatamente interessanti e cariche di significato, a partire dall’interrogativo che pone e si pone: cosa resta di noi quando siamo affetti da malattie che non ci permettono di ricordare?
Cosa resta di noi in malattie neurodegenerative come la demenza senile, lโAlzheimer, la
demenza a corpi di Lewy? Cosa resta di noi in questi io disordinati che vogliono vivere? Resta la memoria affettiva. ร lโamore che sopravvive allโoblio, quando lโio logico perde pezzi come accade in queste malattie.
ร racchiusa in questa risposta la lezione che la filosofa Michela Marzano a Modena, per il Festival della filosofia ha scelto di dedicare a una situazione limite dellโesistenza umana.
Tra filosofia, fiaba e narrativa il punto di partenza รจ doppio, filosofico, ma anche narrativo. A questa tematica la Marzano ha dedicato il suo romanzo Idda, in cui Alessandra, la protagonista, cerca di capire cosa rimane di una persona dopo che questa ha perduto la memoria.
LEGGI ANCHE:ย Quando lโamore salva dalla perdita di sรฉ, Idda di Michela Marzano
ร il caso della suocera Annie, affetta da Alzheimer, che รจ ormai giunta alla fase piรน drammatica della malattia e non sa piรน nominare gli oggetti, non รจ piรน capace di badare a se stessa, non sa vestirsi, non riconosce neppure il figlio, non ha memoria, eccetto tenui e rarefatte scintille di ciรฒ che รจ stato.
Come Alice che si dimentica di essere se stessa
Nella lectio magistralis di Modena la filosofa sceglie di partire da Alice nel paese della meraviglie e in particolare dall’episodio in cui la protagonista della fiaba di Carroll si trova in un prato con la sorellina e si mette a inseguire un coniglio. Cadendo Alice si trasforma, diventando ora piรน piccola ora piรน grande, dimenticandosi della sua vera essenza. Alice si sforza di ricordare. โIl tema dellโidentitร โ spiega Michela Marzano โ รจ il personale tentativo di cercare di attribuire una permanenza nella stessa persona perchรฉ il tempo ci modifica e ci chiediamo cosa ci permetta di dire che siamo sempre gli stessiโ.
Il tema dell’identitร
Il tema dellโidentitร in filosofia arriva tardi con Locke nel 1690 e con il suo Saggio sull’intelletto umano: qui il filosofo inglese mette da parte da empirista la metafisica e definisce la coscienza in base alla memoria… A questo punto, dice Locke, dobbiamo capire che cosa รจ lโidentitร personale. Quando parliamo di persona, abbiamo in mente
un essere pensante, intelligente che compie molte azioni, delle quali รจ cosciente. Proprio
questโultimo รจ lโelemento fondamentale: la coscienza. Fin dove si estende la consapevolezza delle proprie azioni? Uomo e persona sono concetti diversi. Infatti, argomenta Locke, se lโanima di un principe si insinua nel corpo di un calzolaio, la persona del principe resta la stessa, โma chi potrebbe dire che si tratta dello stesso uomo?โ. A partire dal โ700 e da Locke, il criterio della continuitร psicologica รจ quello che definisce lโidentitร .
La lezione di Idda, il passato si ricostruisce con lโamore
Dunque abbiamo memoria di ciรฒ che abbiamo fatto, ma il problema sorge quando la memoria si sfalda. E a questo punto entra in gioco Idda, il romanzo in cui la protagonista Alessandra, voce narrante,ย fuggita dall’Italia, desiderosa di dimenticare, tanto che parla solo nella lingua dโadozione, si trova ad accudire Annie, la suocera affetta da Alzheimer e che perciรฒ non non conserva piรน una sua memoria. La sua malattia rende il suo cervello come una stanza illuminata in cui le luci si spengono. Tra le pagine del romanzo avviene lโincontro tra una donna che vuole dimenticare e una che non puรฒ piรน ricordare. Proprio attraverso questo incontro la protagonista riflette sulla propria consapevole dimenticanza e sulla memoria in generale. โMa cosa rimane della nostra identitร quando si dimentica tutto?” si chiede la filosofa, ricorrendo al passo in cui la protagonista del suo romanzo lo chiede alla dottoressa Brun che ha in cura Annie. La dottoressa risponde usando una formula specialistica. Parla di ciรฒ che resiste in una mente svuotata dal male. Li chiama โresidui di sรฉโ. ร unโespressione spaventosa, che rende bene il disastro compiuto dal morbo, ed esplicita in due parole la distruzione materiale di tutto ciรฒ che un essere umano รจ stato, evocando infine ciรฒ che rimane, resti organici, spoglie inservibili,ย Tra queiย residui di sรฉย di cui parla la dottoressa Brun cโรจ la capacitร di provare affetto. Affetto verso cosa? Un affetto che รจ un sentimento senza causa, una qualitร dellโessere senza lโessere. Ma รจ parte della memoria, quella affettiva, istintiva e
naturale che ,anche in queste situazioni estreme delinea un sรฉ. โChe cosa si intende per
memoria?” โ si chiede Michela Marzano. โLa memoria โ si risponde โ รจ la capacitร di
trattenere informazioni e ha tre livelli, la codifica , la ritenzione e il recupero. Poi esistono tanti tipi di memoria episodica semantica procedurale. E soprattutto affettivaโ. Nelle malattie neurologiche ci sono disturbi nell’uso della parola, della memoria appunto, della capacitร di ricordare semplici abitudini e – molto impegnativa per chi รจ accanto โ cโรจ lโincapacitร spesso di riconoscere le persone. โMa permane la memoria affettiva โ conclude Michela Marzano – del tutto trascurata dalla filosofia quella che fa dire ti voglio bene o ti amo o che fa sentire anche al malato di Alzeihmer la presenza della persona amataโ.
Alessandra Pavan