Il Coronavirus? Un’epidemia allo stesso tempo angosciante e noiosa.” Parole di Michel Houellebecq, celebre scrittore francese che è tornato a parlare con un testo inviato alla radio pubblica France Inter.
“Nous ne nous réveillerons pas, après le confinement, dans un nouveau monde ; ce sera le même, en un peu pire.”
En un peu pire. Réponses à quelques amisUn texte inédit de Michel Houellebecq
lu par @ATrapenard #LettresDintérieurhttps://t.co/oNMPgv2kPt pic.twitter.com/LB6XzI2WI1— France Inter (@franceinter) May 4, 2020
Virus senza qualità
Lo scrittore francese etichetta il Coronavirus come “un virus banale, apparentato in modo poco prestigioso a oscuri virus influenzali, dalle possibilità di sopravvivenza poco note e caratteristiche confuse”. Un “virus senza qualità”, tanto da inspirare i suoi colleghi più di tanto nel parlarne. Houellebecq cita comunque altri autori, come Frédéric Beigbeder, il quale ritiene che lo scrittore vive da eremita con i suoi libri, per cui confinamento non cambia granché le cose. Houellebecq è in parte d’accordo con il collega, in quanto ritiene che un autore abbia bisogno di camminare. A supporto di tale considerazione l’autore di “Sottomissione” cita la querelle Flaubert-Nietzsche, con quest’ultimo che aveva concepito tutte le sue opere camminando.
Tutto resterà come prima
Altro autore di cui parla Houellebecq è il collega Emmanuel Carrère, il quale si chiede insieme a lui se nasceranno libri interessanti ispirati da questo periodo. Ecco la risposta. “In fondo credo di no. Sulla peste abbiamo avuto molte cose, nel corso dei secoli, la peste ha interessato molto gli scrittori. Nel nostro caso invece ho qualche dubbio.” Ciò porta Houellebecq a un’latra considerazione. “Tutto resterà esattamente uguale. Lo svolgimento di questa epidemia è anzi notevolmente normale.”

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Le relazioni umane
Una normalità dovuta anche al fatto che in Occidente, secondo Houellebecq, con il Coronavirus si sono soltanto accelerati certi mutamenti in corso. “Da qualche anno ormai l’insieme delle evoluzioni tecnologiche, che siano minori (video on demand, pagamento senza contatto) o maggiori (il telelavoro, gli acquisti su Internet, i social media) hanno avuto per conseguenza principale quella di diminuire i contatti materiali, e soprattutto umani.” L’epidemia, quindi, avrebbe soltanto favorito la diminuzione delle relazioni umane, già in corso.
La morte
L’ultimo passaggio dell’intervento di Houellebecq tocca il tema della morte. “Mai la morte è stata tanto discreta come in queste settimane. La gente muore in solitudine nelle stanze di ospedale o delle case di riposo, viene seppellita immediatamente, senza invitare nessuno, in segreto. Morte senza che se ne abbia la minima testimonianza, le vittime si riducono a una unità nella statistica delle morti quotidiane, e l’angoscia che si diffonde nella popolazione mano a mano che il totale aumenta ha qualcosa di stranamente astratto.” Tutte queste sono tendenze che, sottolinea Michel Houellebecq, esistevano già prima del Coronavirus, e che ora si manifestano soltanto con più evidenza. “Non ci sveglieremo, dopo il confinamento, in un nuovo mondo; sarà lo stesso, un po’ peggiore.”