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Maurizio De Giovanni, “Perdonare è alla base del vivere civile”

Maurizio De Giovanni, autore de "Il commissario Ricciardi. Per mano mia", presenta la versione graphic novel uscita a distanza di 11 anni con Claudio Falco a firmare la sceneggiatura e Daniele Bigliardo ai disegni

Ci vuole molto coraggio nel perdonare e avere fede nella giustizia, ma è anche il precetto alla base del vivere civile. Parola di Maurizio De Giovanni, autore de “Il commissario Ricciardi. Per mano mia” che, a distanza di 11 anni esce in versione graphic novel per Sergio Bonelli editore con Claudio Falco a firmare la sceneggiatura e Daniele Bigliardo come autore di disegni e copertina. Questa sua riflessione nasce dalal trama del libro che vede il brigadiere Maione sulle tracce del vero assassino di suo figlio Luca e di fronte ad un problema morale fortissimo: fare giustizia, farsi giustizia o perdonare?

 

Come nasce questa nuova avventura a fumetti. Quali sono le novità ed i punti di continuità rispetto al libro?

Il testo è affidato ad un bravo sceneggiatore come Claudio Falco, perfettamente in grado di padroneggiare l’uso dello “strumento nuovo” con i personaggi. Sono molto soddisfatto del risultato finale, molto fedele al romanzo, anche grazie alle “matite” di Daniele Bigliardo che rendono le immagini del volume straordinarie.

Le indagini di Ricciardi si intrecciano con la storia del brigadiere Raffaele Maione che trova l’assassino di suo figlio Luca e sarà di fronte ad un bivio: fare giustizia, farsi giustizia o perdonare. Quanto è comune nell’esistenza umana trovarsi di fronte a questo bivio?

Si tratta di un umano dilemma che noi viviamo quotidianamente. Inoltre la legge e la giustizia non sono concetti sempre sovrapponibili: a volte muoversi in maniera estremamente legale significa allo stesso tempo compiere un’ingiustizia. L’intensità della vita sociale oggi mette spesso di fronte a dinamiche del genere. Ci vuole molto coraggio nel perdonare e avere fede nella giustizia, ma è anche il precetto alla base del vivere civile. L’armamento personale per legittima difesa, portato alla massima esasperazione da alcune forze politiche, è un indice di clamorosa inciviltà.

I tuoi personaggi sono multimediali: le loro storie passano dal libro scritto alla graphic novel, passando per la televisione e il teatro. Cosa ciascun media ha in più rispetto all’altro?

Ogni media aggiunge o toglie qualcosa all’altro, come avviene con le traduzioni da una lingua all’altra. Le storie rimangono storie: le può raccontare un nonno a un nipote, la può scrivere un romanziere o la può rappresentare un regista cinematografico. I più fortunati, come me, hanno la possibilità di una maggiore condivisione delle proprie storie. Di base, a me interessa raccontare le mie storie alla maniera con cui le racconto io. Condividerle attraverso i vari strumenti espressivi è bellissimo. 

Il tuo ultimo libro “Troppo freddo per settembre” vede protagonista l’assistente sociale che lavora nei Quartieri Spagnoli Gelsomina, detta Mina. Come nasce questo personaggio apparso già con Sellerio e come si evolverà sia “dentro” che fuori il libro?

Mina assolve al mio desideri odi scrivere sotto forma di commedia. Non volevo scrivere soltanto con un unico tono. Mi sono divertito moltissimo nel raccontare Mina, la quale sarà protagonista di una fiction per la quale non mi sono occupato io della sceneggiatura. Sono sicuro sarà un bel lavoro: nel cast c’è come protagonista Serena Rossi.

La tua letteratura è molto legata all’attualità, a ciò che succede nel quotidiano. Nel caso di “Una lettera per Sara” ti sei ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto. Pensi che l’emergenza sanitaria influirà sulla tua ispirazione da scrittore, se non lo ha già fatto?

Ho scritto “Il concerto dei destini fragili” che racconta proprio la vita di tre personaggi durante il lockdown: un dottore, un avvocato ed una collaboratrice domestica. questo testo ha provveduto alla mia esigenza di raccontare questo particolare periodo che stiamo vivendo. In generale, è una condizione strana, surreale, ai limiti della fantascienza, che non può essere paragonata alla nostra vita normale, a cui speriamo di ritornare il prima possibile.

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