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Massimo Recalcati e la natura della nostalgia nel saggio “La luce delle stelle morte”

"La luce delle stelle morte" è fra i libri più venduti del momento. Scopriamo di più sul nuovo saggio di Massimo Recalcati dedicato al lutto e alla nostalgia.

Massimo Recalcati è da poco tornato in libreria con “La luce delle stelle morte“, uno dei titoli più venduti del momento in Italia. Lo scrittore, fra i più importanti esperti di psicanalisi del nostro paese, ha concepito un nuovo saggio incentrato sui temi del lutto e della nostalgia. Ma perché si intitola “La luce delle stelle morte”? E perché sta avendo tanto successo?

“La luce delle stelle morte”

Al centro di questo libro c’è il rapporto della vita umana con l’esperienza traumatica della perdita. Cosa accade dentro di noi quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca? Quale lavoro ci attende per ritornare a vivere? E cosa avviene quando questo lavoro risulta impossibile e ci sentiamo persi insieme a chi abbiamo perduto?

Il lavoro del lutto e la nostalgia sono due esempi di come possiamo restare vicini a ciò che abbiamo perduto senza però farci inghiottire dal dolore. Mentre il nostro tempo esalta il futuro, il progetto, l’intraprendenza, il lutto e la nostalgia ci ricordano che lo sguardo rivolto all’indietro non è sempre segno di impotenza, ma può anche alimentare le risorse che servono per essere davvero capaci di non smettere mai di nascere. Può la luce arrivare dal passato? Può esserci luce nella polvere?

Nostalgie

All’interno del suo nuovo libro, Massimo Recalcati rintraccia la natura della nostalgia, ne tratteggia i contorni e ne delinea i più minuscoli lineamenti, arrivando a raccontare, infine, l’esistenza non di una nostalgia, ma almeno di due di esse. Lo psicanalista illustra brevemente il concetto anche in un’intervista a Libri in ondail programma di La7 curato da Concita De Gregorio dedicato ai libri e agli scrittori.

Qui, Recalcati illustra due tipi di nostalgia. C’è una nostalgia che potremmo anche definire “patologica”, perché il dolore della perdita e la sofferenza per la rottura di un equilibrio ci fanno rimanere ancorati al passato, come immobili nella triste contemplazione di qualcuno o qualcosa che è stato e non può più tornare. La morte non investe soltanto la persona o la situazione che ha terminato il suo ciclo vitale, ma anche chi sperimenta questo tipo di nostalgia. Non c’è modo di andare avanti, di ritornare alla vita.

“Le piccole cose che abitano la nostra memoria”

Recalcati parla poi di un’altra nostalgia, diametralmente opposta per natura a quella finora raccontata. Ed è questa che ricorda, per l’appunto, la luce delle stelle morte che dà il titolo all’intera opera. Se la prima nostalgia è immobilità, passato e morte, la seconda è dinamismo, presente, vita.

Le stelle muoiono, ma la loro luce arriva sino a noi, che ne rimaniamo folgorati, ispirati. Così dovrebbe essere la nostalgia: la persona che non c’è più, il passato che si è rotto o se n’è andato per sempre, non dovrebbero farci rimanere incastrati nelle sabbie mobili della non-vita. Tutt’altro, “le piccole cose che abitano la nostra memoria” – così come le chiama Massimo Recalcati – dovrebbero essere le scintille che illuminano il nostro agire e alimentano i nostri sogni.

Perché leggere “La luce delle stelle morte”

Il nuovo saggio di Recalcati sta avendo enorme successo perché, accanto alla grande certezza di un autore affermato che è fra i massimi esperti di psicanalisi in Italia, leggiamo di un argomento spesso molto abusato e semplificato. La morte, così come la nostalgia, sono tematiche complesse, stratificate, che Recalcati ci aiuta a svelare con cura e delicatezza ne “La luce delle stelle morte”.

La nostalgia non deve essere motivo di struggimento e staticità. Il passato che non ritorna deve sfiorarci con la sua luce ancora viva e illuminare il nostro cammino, proprio come fanno le stelle.

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