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Massimo Cacciari a Pordenonelegge, ”La scienza è interrogazione filosofica”

All’origine dei diversi discorsi sulla fine della filosofia che caratterizzano tanta parte del pensiero occidentale , sta la sentenza hegeliana che la philosophia intesa come amore del sapere cessi di essere amante...

PORDENONE – All’origine dei diversi discorsi sulla fine della filosofia che caratterizzano tanta parte del pensiero occidentale , sta la sentenza hegeliana che la philosophia intesa come amore del  sapere cessi di essere amante e si affermi come puro sapere ovvero wissenshaft. Da qui parte Il labirinto filosofico ( ed Adelphi)  di Massimo Cacciari che con Armando Torno parla del suo ultimo libro a Pordenonelegge.

 

IN CHE MODO SIAMO ANCORA FILOSOFI? – Che il sophós dismetta il suo abito di eterno pellegrino e fissi la sua dimora. È questo il destino della nostra epoca? Il libro cerca di capire in che senso siamo ancora filosofi:  se conserviamo la tensione che è propria della parola filosofia, perché l’amore del sapere nasce da una mancanza in quanto Eros in Platone è figlio di Penia la povertà, ma anche di Poros, il cammino oppure se  la filosofia sia scienza e in quanto tale sia  giunta al sapere assoluto . Naturalmente l’ex sindaco di Venezia apre problematicamente alla prima ipotesi, scandagliando però l’intero pensiero occidentale.

 

LA SFIDA AL LABIRINTO – L’idea del labirinto viene da lontano dai miti greci da una parte, dalle rappresentazioni delle chiese medievali dall’altra, nel libro di Cacciari il labirinto è definito prima di tutto da un centro ovvero da un problema che i filosofi , nel tempo, hanno cercato di risolvere o quanto meno di individuare, provando a cercare le strade per uscire. Nel labirinto le filosofia sono contemporanee e si intrecciano e si contaminano, si contraddicono e intrecciano ad un tempo, in una sorta di inimicizia fraterna. Col loro stesso procedere tali sentieri finiscono per creare il ‘luogo’ di un paradossale labirinto, che obbliga a far esodo dal suo centro verso imprevedibili esiti – o col formare un grande albero, di cui essi sono rami, radici e rizomi.

 

IL TEMA CENTRALE – Il tema centrale è quello dell’essente e  – precisa il filosofo veneziano “non dell’essere perché traduce il participio greco “on” e deve rendere la sua fluidità e la sua dinamicità” : per Cacciari , filosofia e filologia si intrecciano sempre  Da questo punto di partenza il bimillenario labirinto costruito dal pensiero occidentale non viene abbandonato o fatto a pezzi né viene trionfalmente dominato o vinto, come un enigma portato finalmente a soluzione. Viene anzi, al contrario, continuato in nuove vie e nuovi percorsi. Si domanda Cacciari;  Che cos’è l’essente? È l’essente solo divenire? È eterno? È in un divenire che eternamente ritorna su se stesso? O scompare e basta? È prodotto dall’Io che lo pensa, in sua mano, è la stessa volontà di potenza dell’Io, e cioè niente in sé?”

L’essente è fenomeno e noumeno. La congiunzione impedisce tanto il riduzionismo scientifico (vi sono soltanto fenomeni) quanto la metafisica ingenua (oltre questo mondo c’è un altro mondo: meta-fisico, appunto). Fenomeno è l’ente in quanto appare, si dà. Noumeno è tuttavia quello che, nel fenomeno (e non da un’altra parte, sotto un altro cielo), rimane puramente «pensato», indicato, congetturato, e non mai afferrato.

La fine che però è anche il punto di partenza è il thauma, meraviglia e sgomento – il centro del labirinto – che l’ente è, e che nessun discorso può in se’, nei suoi limiti, risolverlo. “Un thauma che è – conclude il filosofo – un ponte sull’abisso”

Alessandra Pavan 

21 settembre 2014

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