Marisa Giaroli, emiliana, è autrice di raccolte di poesie e di opere di narrativa; i suoi romanzi più recenti sono La vera storia di Olga Reza Lukianova (Prospettiva editrice, 2013) e Canoni e contrappunti (Corsiero, 2014).
Marisa, non è la prima volta che chiacchieriamo di scrittura. Stavolta incentrerei la nostra conversazione sulla tua ultima opera, Canoni e contrappunti (editore Corsiero), che racconta dell’amore tormentato tra due donne, Carmen e Gilda. Un amore al quale la seconda, pur attratta, si nega, per ragioni che non sveliamo. Secondo te ha senso di parlare di letteratura lesbica? Una storia d’amore non è semplicemente una storia d’amore, al di là dell’identità sessuale dei protagonisti?
Concordo con te: una storia d’amore è semplicemente una storia d’amore. Ma penso anche che chi scrive debba essere molto attento a ciò che accade intorno a lui/lei.
In questo periodo c’è un gran parlare dei diritti degli omosessuali, alcuni dei quali condivido altri no. Affrontare il tema mi ha aiutata a capire meglio.
Anche quando si scrivono storie totalmente inventate si attinge a un bagaglio di esperienze spesso minute, rubando alla realtà un dettaglio, un frammento di conversazione, le caratteristiche fisiche di un personaggio, si impastano finzione e schegge di verità in un miscuglio in cui tutto è al tempo stesso vero e tutto inventato. Nel costruire Carmen e Gilda di Canoni e contrappunti di quali materiali ti sei servita?
L’omosessualità è una realtà che ci vive accanto e molte persone faticano ad accettarla, per molti rimane una “cosa” di cui parlare sottovoce. Per aiutare a capire ho pensato di scrivere questa storia e per farlo ho incontrato coppie omosessuali, in prevalenza donne. Ho ascoltato le loro storie non sempre facili, spesso attraversate dal dolore e dall’incomprensione e alla fine è nato il romanzo.
L’amore non vissuto appieno, gli sbilanciamenti spesso esistenti nelle relazioni affettive, con le intermittenze e le alternanze di vicinanza e lontananza, sono sempre interessanti, dal punto di vista di un narratore. Ma forse tutti gli amori sono fatti di distacchi e ricongiungimenti, anche quando in apparenza la superficie dei giorni è liscia, senza incrinature. Che ne pensi, Marisa?
C’è del vero in ciò che dici, però non dobbiamo dimenticare che ogni persona costruisce la propria storia con la sua sensibilità, un suo personale sentire affettivo, le sue gelosie e limiti. Anche se alla fine la sostanza non cambia, ugualmente rimane una storia unica. Non tutte le storie hanno un lieto fine ma ciò non conta nulla, non ci impedisce di riprovarci. Si ama e basta.
L’ambientazione di una storia è uno dei suoi ingredienti fondamentali. Nel tuo romanzo Carmen non potrebbe essere cresciuta in un’altra città, non sarebbe la stessa Carmen. Dico una cosa fin troppo ovvia, che può dirsi per ogni personaggio letterario, ma mi piacerebbe parlare con te dell’importanza che hanno le radici culturali del tuo personaggio, l’essere nata e cresciuta in una società ancora permeata dall’attaccamento alla terra, l’avere attraversato tutte le trasformazioni economico – sociali del territorio in cui vive e lavora.
Ho ambientato la storia nella mia terra. I miei nonni erano contadini; io sono nata in un paese della bassa reggiana, appunto a un tiro di schioppo dal Po, e ho vissuto quel periodo di trasformazione economica-sociale del territorio. Non nomino mai il paese ma ci sono punti di riferimento che evidenziano abbastanza bene il luogo di cui ho un caro ricordo. Volutamente non nomino mai il luogo dove si srotola il romanzo perché ritengo che questa storia potrebbe trovare la sua collocazione in qualsiasi città e luogo.
Stai già lavorando a un’altra opera, Marisa?
Non programmo mai i miei romanzi. Deve esserci una stimolazione particolare a farmi partire. Mi piacerebbe scrivere qualcosa su alcune figure femminili della Bibbia. Vedremo.
Grazie, Marisa, per il tuo tempo e le tue risposte.
21 marzo 2015
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