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Luis Sepùlveda, “La mia vera patria è la lingua”

Lo scrittore cileno ha scelto il festival Pordenonelegge per presentare in anteprima "Storie ribelli" (Guanda), il volume che raccoglie i ricordi di una vita avventurosa

PORDENONE – Luis Sepùlveda ha scelto il festival Pordenonelegge per presentare in anteprima “Storie ribelli” (Guanda), il volume che raccoglie i ricordi di una vita avventurosa, vicende di cui sono protagonisti amici e maestri come Pablo Neruda, Josè Saramago, Tonino Guerra. Storie ribelli sono i racconti di una lunga vicenda umana, politica e civile, che ripercorrono oltre quarant’anni di storia personale e corale, una raccolta di testi molto diversi raccontati con spirito giornalistico che descrivono un Sudamerica unificato dalla lingua. “ Una lingua giovane – spiega Sepùlveda – che è nata da un incontro traumatico tra civiltà europea e popoli originari, fatta di tante culture diverse, è la mia unica patria possibile”

I NUOVI DESAPARESIDOS – Si parla di Sudamerica sia nella raccolta che nell’incontro di pordenonelegge e in particolare ci si sofferma su nuovi scenari inquietanti che “pensavamo fossero conclusi – dice Sepùlveda – raccontando la vicenda si Santiago Maldonado, un giovane scomparso nei possedimenti patagonici del gruppo Benetton. D’altra parte come non perdersi in 900mila ettari di terra? Già, perché le dimensioni delle proprietà di una tra le maggiori imprese nel mercato dell’abbigliamento mondiale ammontano a tale spropositata cifra solo in America Latina. Un’acquisizione – o meglio, un accaparramento – del valore di 50 milioni di dollari che risale al 1991. “Ma quelle terre – si infervora Sepùlveda – appartenevano e appartengono al popolo Mapuche, gli indigeni araucani che vivono in Patagonia da tempi immemorabili, ben prima dell’arrivo dei colonizzatori spagnoli. E, com’è noto, la terra è di chi l’abita. Nessuna legge potrà mai contraddire questo principio universale”. I Mapuche non possono esibire alcun titolo di proprietà riferito a quei terreni. Non ne hanno mai avuto bisogno, né si arrogherebbero mai la presunzione di poter considerare la natura un oggetto da negoziare. Sono il “Popolo (che) della Terra (mapu)”, e per questo rivendicano il diritto ad abitarla come hanno sempre fatto. Quando il gruppo Benetton si è appropriato dei loro luoghi ancestrali, non ha esitato un momento nel procedere con gli sgomberi forzati di interi villaggi, sfollando le famiglie e sostituendole con quasi 300mila pecore da lana. Il 1 agosto 2017, Santiago Maldonado, un artigiano ventottenne di Buenos Aires, si trovava lì a sostenere la lotta del popolo mapuche. Alcuni testimoni raccontano di averlo visto per l’ultima volta nelle mani della Gendarmeria, ma la stessa arma e il governo smentiscono.

PRIMA CITTADINO, POI SCRITTORE – Allargando lo sguardo a un contesto più ampio, Sepulveda commenta il muro promesso da Trump al confine con il Messico,  dicendo :  “ma siamo noi a volere essere divisi da loro più che il contrario”;  il vicino anniversario dell’ 11 settembre,  che definisce “un momento che ci ha costretto a divenire adulti. Una ferita mai rimarginata” , e la connessione profondamente sbagliata tra terrorismo e immigrazione. “ Il problema – spiega lo scrittore – è molto più complesso e dovremmo pensare ai secoli di spoliazione che l’Africa ha subito e continua a subire dal punto di vista culturale, politico ed economico soprattutto, modificando l’ecosistema di un continente. E’ comodo pensare a una connessione , ma non è cosi” . Il ruolo dello scrittore? “Prima sono un cittadino, poi sono uno scrittore che narra e descrive ciò che vedo – spiega lo scrittore cileno, che sta lavorando sia a un romanzo che a una favola pronti entro l’autunno. “La favola – conclude –  è il genere che mi permette più degli altri di  rimanere fedele ai sogni, perchè mi consente attraverso il ricorso agli animali di allontanarmi dal comportamento umano , mantenendo la giusta distanza”.

Alessandra Pavan

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