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Luca Varriale, ”Sono poche le case editrici che investono sui giovani”

โ€œLe grandi case editrici se non hai un nome famoso non ti prendono in considerazione, mentre le altre si prendono mediamente 6 mesi per valutare un testo, spesso non ti danno risposta e molte volte chiedono allโ€™autore un contributo. Pochissimi investono sui giovaniโ€. E' quanto affermato da Luca Varriale, autore del libro โ€œDoppi giochi mortaliโ€...

L’autore del libro “Doppi giochi mortali” illustra il suo thriller e spiega le difficoltà di trovare in tempi brevi un editore per uno scrittore esordiente

MILANO – “Le grandi case editrici se non hai un nome famoso non ti prendono in considerazione, altre si prendono mediamente 6 mesi per valutare un testo, spesso non ti danno risposta e molte volte chiedono all’autore un contributo. Pochissimi investono sui giovani”. E’ quanto affermato da Luca Varriale, autore del libro “Doppi giochi mortali”, un thriller che si mischia al giallo poliziesco ambientato nel corso di Atlanta 1996, le Olimpiadi del Centenario che nell’opera vengono offuscate da misteriosi e quanto mai inspiegabili omicidi su cui indaga il detective Paul Drake, già protagonista del suo precedente libro. L’autore parla della sua opera, spiega come riesce a conciliare l’attività di scrittore e ingegnere e commenta la situazione editoriale attuale.

Da cosa nasce l’idea di questo suo libro?
Desideravo calare  la mia storia con i miei protagonisti all’ interno di un avvenimento storico realmente avvenuto, con personaggi che realmente sono esistiti, che hanno partecipato e vinto realmente quelle gare descritte.
 
Come mai ha scelto le olimpiadi del 96 come sfondo per la sua opera?
Il fascino delle Olimpiadi è innegabile! Soprattutto, perché quelli celebrati negli States nel 1996 sono stati i Giochi del Centenario, che dovevano spettare ad Atene, per commemorare la città dove nel 1896 iniziarono le Olimpiadi dell’ Era Moderna. E che invece Atlanta sottrasse grazie ad un mega investimento dello sponsor più famoso al mondo – la bibita con le bollicine che diede il colore rosso al vestito di Babbo Natale – la cui sede è proprio nella capitale della Georgia. Sono stato spettatore – via TV, ovviamente! – della gara descritta nel primo capitolo e ho pensato "Sarebbe bello se da questo colpo di scena, potesse scaturire una trama!" E così, a poco a poco, l’ idea ha preso forma, ha preso vita. Negli anni successivi mi sono documentato molto sui giornali dell’ epoca, con ricerche in emeroteche (internet stava in quegli anni nascendo e i siti di informazione, soprattutto italiani, non avevano ancora scoperto il mondo del digitale).


Si è ispirato a qualcuno per la creazione del personaggio di Paul Drake?

Ho voluto creare un personaggio quanto più umano possibile: un detective che fosse razionale e intellettivamente acuto, e che vivesse di sentimenti e passioni; con pregi, ma anche tanti difetti.

Quali sono i suoi autori di riferimento in questo genere?
Sicuramente John Grisham – anche se i suoi sono dei Legal-Thriller; mi piacciono anche molto Ken Follet – non propriamente autore di Thriller – e Ed McBain.
Due parole sul mio genere: è un Thriller, ma inteso in senso moderno, come oggi avviene, che si mischia molto con il classico giallo poliziesco. Infatti, nel Thriller il protagonista è la suspense, il colpo di scena, l’ azione, la paura che il lettore può addirittura respirare. Non è detto che vi siano degli omicidi: anzi, spesso l’ omicida – se c’è – viene addirittura rivelato nelle prime pagine, perché non è quello il fine. Nel giallo classico alla S.S.Van Dine o Agatha Cristie, invece, il protagonista è un super-investigatore che deve individuare l’ assassino in base a degli indizi che sono sparsi tra le pagine del romanzo. La storia a volte è monocorde, la descrizione e l’ azione sono il minimo necessario; si dà maggiore enfasi ai dialoghi.
Ci sarebbe molto da dire sui due generi, e come oggi viene inteso. Nel caso ci fosse interesse, potrei anche sviluppare tale argomento.


Sono passati 8 anni dal suo precedente libro. Come mai è passato così tanto tempo dal suo precedente lavoro?

La stesura di "Doppi Giochi Mortali" ha necessitato di un tempo che va dai 2 ai 3 anni. Questo perché non faccio lo scrittore come mestiere. Poi, una volta terminato, trovare un editore porta via molto tempo. Le grandi case editrici se non ti chiami Dan Brown o Stephen King non ti prendono neanche in considerazione. Le altre si prendono mediamente 6 mesi per valutare un testo, spesso non ti danno risposta. Molte volte chiedono all’ autore un contributo; sono pochissimi quelli che investono sui giovani.  Giraldi Editore è uno di questi pochissimi e che non chiede contributo. Tra quando ho presentato il mio testo, è stato accettato, abbiamo stipulato il contratto, è stato pubblicato, è passato quasi un anno e mezzo.
Anche sull’ argomento delle case editrici ci sarebbe molto da dire.

E’ al lavoro sul terzo libro con protagonista Paul Drake?
Ho molte idee, mi piacerebbe sicuramente pubblicare un terzo libro. E –  perché no? – anche un quarto. Purtroppo quello che mi manca è il tempo. Oltre al mio lavoro, ho una bellissima famiglia a cui voglio dedicarmi.

Oltre all’attività di scrittore, le è anche ingegnere. Cosa rappresenta per lei la scrittura? Come riesce a far combaciare entrambe queste attività?
Come detto prima, purtroppo al momento queste due attività non combaciano, perché il tempo per scrivere è pochissimo. Il mio lavoro mi impegna molto e spesso mi porta in giro per l’ Italia, lontano dalla mia famiglia. Sicuramente, la forma mentis dell’ ingegnere mi aiuta molto a creare trame complicate, in cui avvenimenti e personaggi riescono ad incastrarsi correttamente nella logica della consecutio temporis della narrazione.

 

24 gennaio 2013

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