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Luca Crovi, ”Nel mio libro regalo l’emozione dell’incontro con i grandi autori noir”

Sulla scorta della sua esperienza di studioso, presentatore e critico, che gli ha permesso di conoscere e intervistare tutti i più grandi maestri del giallo e del thriller, Luca Crovi ci introduce con un libro a fare la loro conoscenza. In ''Noir. Istruzioni per l'uso'' ci svela i segreti dei maggiori protagonisti della letteratura di suspense, riportando i racconti in prima persona degli scrittori da lui interrogati...
L’autore, speaker radiofonico e recensore presenta “Noir. Istruzioni per l’uso”, in cui raccoglie le sue interviste a oltre ottanta scrittori di suspense
MILANO – Sulla scorta della sua esperienza di studioso, presentatore e critico, che gli ha permesso di conoscere e intervistare tutti i più grandi maestri del giallo e del thriller, Luca Crovi ci introduce con un libro a fare la loro conoscenza. In “Noir. Istruzioni per l’uso” ci svela i segreti dei maggiori protagonisti della letteratura di suspense, riportando i racconti in prima persona degli scrittori da lui interrogati, per restituire al lettore l’impressione di un incontro diretto con loro. 
Come nasce l’idea del suo libro? 
E’ partito tutto per caso da un invito di Stefano Mauri [presidente del gruppo GeMS – N.d.R.] e Oliviero Ponte di Pino [ex direttore editoriale di Garzanti – N.d.R.] che un giorno mi hanno portato con loro a mangiare al ristorante giapponese di fronte alla sede della Garzanti. Mi hanno chiesto se avevo mai pensato di scrivere un atlante o un dizionario dedicato alla letteratura poliziesca? Sostenevano che dovevo in qualche modo mettere su carta la mia esperienza di studioso, recensore e presentatore della letteratura di suspense. “Sei facilitato” mi dissero. “Tu praticamente li hai incontrati e intervistati tutti!”. E’ stata proprio quest’idea degli incontri a far scaturire in me l’idea di come costruire il libro. Poi Oliviero Ponte di Pino ha ideato una copertina e un titolo che mi hanno aiutato ad inquadrare ancora meglio i materiali che avevo messo da parte. Dopodiché mi sono messo a lavorare con serenità e passione.
Quale procedimento ha seguito nella scrittura di questo “manuale” per giallisti?
Anzitutto vorrei specificare che considero “Noir. Istruzioni per l’uso” soprattutto un libro per i lettori e non solo per gli aspiranti scrittori. Ho cercato di regalare loro l’emozione di certi incontri speciali che ho avuto con alcuni dei maggiori protagonisti viventi della letteratura noir. Ho scelto quindi volontariamente di togliere tutte le mie domande, proprio per fare in modo che ci fosse un incontro diretto con certe storie e i loro sviluppi. Molti dei capitoli del mio libro sono dei veri e propri racconti in prima persona che svelano la genesi di certe suggestioni e di certi romanzi. Ovviamente attraverso questi racconti emergono le tecniche che ognuno predilige per scrivere e proprio per questo chi ha voglia di scrivere letteratura di suspense troverà dei consigli utilissimi. Una volta Luis Sepúlveda mi ha spiegato che per valutare il risultato finale dei suoi scritti aveva, fino a qualche anno fa (prima dell’avvento delle registrazioni digitali), un metodo infallibile. Prendeva un registratore e rileggeva ad alta voce quello che aveva scritto, registrando su nastro la sua lettura. Riascoltava poi la cassetta per intero e se il romanzo aveva per lui il giusto «suono» lo consegnava all’editore. Se invece sentiva che qualche parte era stonata o non in sintonia con il resto la riscriveva integralmente. Ammetto che anch’io personalmente ho riletto ad alta voce molte delle interviste che ho raccolto nel mio libro proprio per riassaporare la voce degli autori che ne sono protagonisti.
Nel suo libro raccoglie i segreti di alcuni degli scrittori, internazionali, di gialli più letti e apprezzati di tutti i tempi. Quali sono gli elementi che ricorrono più frequentemente? Quali, in sintesi, i “segreti del mestiere” del giallista?
Non ci sono né metodi né schemi fissi: ogni autore scrive semplicemente nella maniera che gli è risultata più conforme negli anni. Ci vuole metodo e applicazione, ma la cosiddetta ispirazione, come ricorda Scerbanenco nel mio libro, non esiste. C’è chi, come Jeffery Deaver, segue una rigida e precisa scaletta quando scrive nella quale inserisce almeno ogni sei pagine un colpo di scena capace di far saltare sulla sedia il lettore. Michael Crichton, sosteneva che si potesse ogni volta reinventare un grande classico e riscriverlo secondo la propria sensibilità. P.D. James parte sempre da una precisa osservazione primaria del luogo dove si svolge il crimine. Agatha Christie prediligeva le vasche da bagno e gli alberghi di quart’ordine per scrivere velocemente. 
Esiste, secondo lei, una formula per raggiungere il successo nella scrittura di un giallo, oppure spesso si tratta di successi nati, diciamo, per caso? 
Se esistesse la formula del bestseller perfetto i maghi dell’editoria l’avrebbero applicata nel tempo. La cercano ancora oggi come se fosse la pietra filosofale che trasforma tutto in oro. Ci sono molteplici regole che possono essere seguite per scrivere noir e ogni scrittore nell’applicarle deve sempre stare attento sia alla sua sensibilità sia a quella dei lettori. Leggendo il mio libro scoprirete la casualità di certe scelte letterarie, filtrate dalle passioni per la lettura, dalle paure e dalle abitudini, a tratti ossessive, che hanno gli autori quando scrivono. 
Anche alla luce di quanto emerge dal suo volume, quali sono le qualità che un aspirante autore di questo genere deve possedere?
Per essere dei buoni scrittori bisogna innanzitutto essere grandi osservatori e grandi lettori.
Dopo “Noir” ha in programma qualche altro libro? 
Sto scrivendo alcune storie di pirati per ragazzi e avendo quattro figli sono aiutato da un equipaggio di corsari davvero speciale che si divertono ad andare all’arrembaggio di quello che scrivo. E ho appena terminato di curare per Piemme un’antologia dal titolo “Cuore di tigre” in cui quattordici autori italiani si sono divertiti a misurarsi con l’immaginario di Emilio Salgari usando generi diversi come l’avventura, la fantascienza, il western che lo scrittore veronese esplorò da par suo.
Lei è un esperto di gialli. Ci sono altri generi che l’appassionano e non le piacerebbe in futuro dedicarsi anche a questi? 
Beh, devo dire che sono un fan speciale sia della letteratura western che di quella fantastica, per cui ho il sospetto che prossimamente potrei fare delle incursioni anche in quei territori. 
3 marzo 2013 
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