Dal 9 settembre il libro sulla felicità che ribalta il pensiero comune

6 Settembre 2025

Arriva in libreria il 9 settembre 2025 il libro sulla felicità di Giulia Blasi, il saggio "La felicità è un atto politico" sul senso vero del benessere.

Dal 9 settembre il libro sulla felicità che ribalta il pensiero comune

Il 9 settembre 2025 arriva in libreria La felicità è un atto politico (Rizzoli, 2025), il nuovo saggio-manifesto di Giulia Blasi. Un libro sulla felicità che rovescia la concezione dominante rispetto al vero senso della gioia e del benessere, che non è mai un traguardo individuale, da raggiungere in solitudine e competizione, ma un bene comune da costruire insieme.

Un libro che ribalta il pensiero comune sulla felicità, spesso ridotta a conquista privata da inseguire in solitudine, e la ridefinisce come bene collettivo e atto politico. Per l’autrice, solo la felicità collettiva è autentica, perché libera dalle logiche di isolamento e dalle insicurezze indotte da un sistema che prospera sul nostro malessere.

In questo senso, cercare di stare bene insieme diventa un atto politico, una forma di resistenza e una via per riconquistare libertà. La Felicità autentica va quindi costruita tutti insieme, nessuno escluso. Non può esserci una società felice se c’è chi soffre, o vive il disagio dell’esclusione, della prevaricazione, della dominazione. Il benessere è un diritto universale.

Dopo Manuale per ragazze rivoluzionarie e Rivoluzione Z, l’autrice e attivista torna con un libro che affronta una delle questioni più universali e insieme più politiche: la felicità. Non come conquista privata, ma come bene collettivo, da rivendicare insieme come diritto sociale e forma di resistenza.

La felicità è un atto politico, il libro che cambia il modo di pensare al benessere

Il cuore del nuovo libro sulla felicità di Giulia Blasi, è un libro sulla felicità che parte da una constatazione radicale. Viviamo in un sistema che produce infelicità in maniera deliberata. Ansia, solitudine, senso di inadeguatezza non sono episodi casuali, ma veri e propri strumenti attraverso cui la società contemporanea plasma individui più fragili, più docili e, di conseguenza, più facili da governare e trasformare in consumatori obbedienti.

In questo contesto, la felicità non può più essere considerata un lusso privato o una conquista personale. Blasi ribalta il paradigma tradizionale: la felicità è un atto politico. Non significa semplicemente “stare bene da soli”, ma imparare a costruire spazi di benessere comune, a riconoscere che la libertà non nasce dall’individualismo, bensì dalla solidarietà e dall’alleanza. È nell’incontro con l’altro, nella capacità di condividere tempo, cura e risorse, che la felicità acquista senso e diventa realmente liberatoria.

Questa visione è stata anticipata dall’autrice nella sua newsletter Giulia Blasi – Servizio a domicilio, dove ha raccontato la genesi del libro con il tono diretto e ironico che la contraddistingue. Blasi descrive la felicità come un tema complesso: ogni individuo vive la propria versione, ma la parte più difficile è fonderle e farle coesistere, trasformandole in una forma collettiva e rivendicabile come diritto sociale. In un passaggio chiave scrive:

“La felicità è un argomento complesso, non solo perché le felicità sono tutte diverse (…) ma anche perché la parte difficile è farle coesistere e fonderle in modo da crearne una versione collettiva, rivendicabile insieme come diritto sociale. La gioia (…) è un atto di resistenza. È un fine ed è anche un mezzo. Serve ai singoli e alla comunità. Ed è l’unica via alla merda in cui ci dibattiamo, allo sbriciolamento dei rapporti, alla solitudine.”

Parole che condensano la sua tesi: la gioia come pratica politica, non evasione né consolazione, ma energia trasformativa capace di opporsi allo sbriciolamento dei rapporti sociali e all’isolamento che caratterizzano il nostro tempo.

Da qui prendono forma i temi centrali del libro, che Blasi affronta con chiarezza e lucidità. Il primo è la critica alla cultura della performance, che ci illude che il successo sia l’unica misura di valore e garanzia di felicità, salvo lasciarci più insicuri e frustrati.

C’è poi il nodo del corpo e dell’autostima, continuamente piegati a standard estetici irraggiungibili che alimentano un mercato basato sull’insicurezza. Un altro punto cruciale è il lavoro, che nel modello attuale riduce l’identità delle persone alla sola dimensione produttiva, soffocando la possibilità di coltivare relazioni autentiche e di dare senso al proprio tempo.

Infine, Blasi indica una via d’uscita: passare dalla solitudine alle alleanze, riscoprendo che la vera felicità si costruisce solo insieme, attraverso reti di solidarietà, mutuo aiuto e condivisione.

Chi è Giulia Blasi

Giulia Blasi (Pordenone, 1972) è scrittrice, formatrice e public speaker, oltre che una delle voci più riconoscibili del femminismo italiano contemporaneo. La sua attività attraversa diversi ambiti, dalla scrittura alla docenza, dal giornalismo alla comunicazione pubblica, con un filo conduttore costante: la lotta per i diritti e le pari opportunità.

Dal 2017 insegna con regolarità: è stata docente del modulo di Digital Features nel Master in Fashion Communication allo IED di Milano, con studenti provenienti da tutto il mondo, e dal 2018 insegna a Roma presso l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie (AANT), dove oggi è titolare della cattedra di Storia del costume.

Parallelamente, ha sviluppato un’intensa attività come public speaker, partecipando a convegni, festival e iniziative culturali. Nell’estate del 2019 è salita sul palco di TEDx Vicenza con un talk dal titolo Leading the Revolution, dedicato alla leadership femminile e femminista, che ha avuto grande risonanza.

Non solo scrittura e insegnamento: Blasi ha anche lavorato in radio. Dal 2014 al 2017 ha condotto su Radio 1 il programma quotidiano Hashtag Radio 1, una finestra sulla satira di Twitter, e nel 2015 ha ideato e condotto 120 Cose, un contenitore estivo sui consumi culturali.

Vive a Roma, dove porta avanti la sua attività di scrittrice e formatrice, senza mai abbandonare la sua vena ironica e diretta. Nelle interviste e nei suoi canali personali si definisce “allergica ai minchiarimenti, ai maschilismi casuali e alla gente che pensa di sapere meglio di te come va il mondo”: un tratto che ben restituisce lo stile del suo lavoro, sempre schietto e senza filtri.

La scrittura di Giulia Blasi è riconoscibile per il tono diretto, ironico e mai conciliatorio, capace di unire riflessione critica e coinvolgimento narrativo. Nei suoi libri, che spaziano tra narrativa, memoir e saggistica, emergono sempre gli stessi fili conduttori: il corpo e l’identità, il peso delle convenzioni sociali, il femminismo come pratica quotidiana di libertà, e più in generale la necessità di smontare i meccanismi culturali che alimentano disuguaglianza, isolamento e infelicità.

Che si tratti di un romanzo corale, di un memoir sul corpo o di un saggio-manifesto, Blasi scrive con l’obiettivo di rendere comprensibili temi complessi, dando strumenti concreti a chi legge per guardare il mondo con occhi nuovi e immaginare alternative possibili.

I libri di Giulia Blasi

Deadsexy (2001, riedito nel 2008 – Lint)

Romanzo d’esordio, fotografava la vita di una generazione alle prese con precarietà, relazioni fluide e desiderio di identità. Un libro che mescola ironia, sguardo disincantato e un tocco pop, subito riconoscibile nello stile dell’autrice.

Il mondo prima che arrivassi tu(2010 – Mondadori)

Un romanzo sulla crescita e sui legami, che intreccia vita privata e trasformazioni sociali. Una storia di formazione sentimentale e generazionale che esplora la fragilità e la forza delle relazioni.

Siamo ancora tutti vivi (2013 – Mondadori)

Racconto corale sulla precarietà emotiva e lavorativa dell’Italia contemporanea. Un romanzo che restituisce la fatica ma anche la resilienza di una generazione sospesa.

Se basta un fiore (2017 – Piemme)

Una storia familiare che unisce passato e presente, dove le dinamiche intime diventano specchio di una società in cambiamento. Romanzo delicato, in bilico tra memoria e affetti.

Manuale per ragazze rivoluzionarie. Perché il femminismo ci rende felici (2018 – Rizzoli)

Il libro che ha imposto Giulia Blasi come una delle voci più seguite del femminismo italiano. Un saggio-manifesto che spiega in modo chiaro e accessibile perché il femminismo non sia un peso ma una via per la felicità e la libertà collettiva.

Rivoluzione Z. Diventare adulti migliori con il femminismo (2020 – Rizzoli; edizione tascabile BUR 2023)

Pensato per la Generazione Z, è un invito a crescere liberi dalle gabbie patriarcali, con strumenti concreti per costruire una società più equa e inclusiva.

Brutta. Storia di un corpo come tanti (2021 – Rizzoli)

Un memoir sincero e potente che parte dall’esperienza personale dell’autrice per riflettere sul rapporto tra corpo, bellezza, autostima e modelli sociali. Una critica diretta agli standard irraggiungibili che imprigionano le donne.

Cose mai successe (2024 – Rizzoli)

Ritorno alla narrativa: un romanzo che intreccia memoria, immaginazione e desiderio di riscrivere la propria storia. Un gioco di verità e invenzione che riflette sull’identità e sulla possibilità di reinventarsi.

La felicità è un atto politico. Stare bene (insieme) come forma di resistenza (2025 – Rizzoli)

Il nuovo saggio-manifesto che sposta lo sguardo oltre il femminismo, per affrontare una delle questioni più universali: la felicità. Non più conquista individuale, ma bene comune, pratica collettiva e atto politico di resistenza.

La vera felicità è stare bene tutti

La felicità è un atto politico non insegna come “essere felici” nel senso individualistico e consumistico del termine. Ricorda piuttosto che la vera felicità è solo quella collettiva, perché libera dalle gabbie dell’isolamento e restituisce potere a chi sceglie di condividere la propria gioia con gli altri.

In questo senso Giulia Blasi si inserisce in una tradizione di pensiero che attraversa la filosofia e la letteratura. Aristotele già parlava di “eudaimonia” come compimento della vita buona in relazione con la polis.

Spinoza vedeva la gioia come l’aumento della potenza di esistere, inseparabile dalle relazioni che ci costituiscono. Hannah Arendt ricordava che la libertà non è mai un fatto privato, ma nasce nello spazio pubblico, quando gli esseri umani agiscono insieme. E Zygmunt Bauman ha avvertito che l’individualismo liquido produce fragilità e solitudine, lasciando incapaci gli umani di costruire senso senza comunità.

Giulia Blasi raccoglie e aggiorna queste intuizioni, traducendole in un linguaggio contemporaneo. La felicità come bene politico non è un concetto astratto, ma un’energia sociale che resiste alla mercificazione dei rapporti e allo sbriciolamento dei legami. È un invito a immaginare comunità nuove, in cui la cura reciproca diventa la più radicale delle rivoluzioni.

Il 9 settembre segna quindi l’uscita di un libro che non è soltanto analisi, ma un appello: ripensare la felicità non come evasione individuale, ma come pratica collettiva di libertà. In tempi di polarizzazione e insicurezza, questo messaggio risuona come un atto necessario di resistenza e speranza.

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