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“Leggere Lolita a Teheran”, quando la letteratura diventa un atto di amore

In questi giorni, segnati dall'ingiustizia e dalla tristezza per il terribile crimine compiuto ai danni della giovane Mahsa Amini, non possiamo che consigliarvi il capolavoro di Azar Nafisi, "Leggere Lolita a Teheran"

Vogliamo consigliarvi un libro che non è un semplice libro. “Leggere Lolita a Teheran” è molto più di questo, e abbiamo il dovere di ricordarlo soprattutto in giorni come quelli che stiamo vivendo adesso, in cui il terribile atto criminale compiuto ai danni della giovane – e innocente – Mahsa Amini si è consumato in Iran, sotto gli occhi increduli del mondo intero, che è rimasto a guardare col fiato sospeso ad una vicenda che ha dell’incredibile, che ci appare lontanissima, nel tempo e nello spazio. 

“Leggere Lolita a Teheran” non è mai stato così attuale. Il capolavoro di Azar Nafisi,  pubblicato nel 2003 e tradotto in 32 lingue, bestseller segnalato dal New York Times per oltre 117 settimane, racconta un Iran che troppo spesso passa inosservato nelle cronache occidentali, e che rientra prepotentemente nei nostri pensieri soltanto quando accadono episodi come quello straziante avvenuto a Mahsa Amini, la giovane che è stata arrestata e picchiata a morte perché portava male il velo. 

Nei giorni in cui le proteste delle donne si innalzano nel territorio iraniano, ostacolate con armi e violenza inaudita – a causa delle quali è stata uccisa anche un’altra ragazza, Hadis Najafi, di soli 20 anni -, “Leggere Lolita a Teheran” ci ricorda quanto la letteratura possa veicolare messaggi importanti, quanto questa possa diventare strumento di rivendicazione, di lotta, di riscoperta di sé, un vero e proprio atto di amore capace di corroborare i cuori e le anime di migliaia di persone. 

Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, la trama

Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell’impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura.

È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d’amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.

Il ruolo delle donne nella società

“Leggere Lolita a Teheran” mostra non solo come la letteratura possa diventare un potente mezzo di espressione, ma anche come la storia della donna sia intimamente legata a quella dell’Iran. Ognuna delle protagoniste dell’appassionante libro è una donna diversa dall’altra, tanto per esperienze vissute quanto per natura intrinseca. Ciascuna di queste figure ci conduce attraverso un percorso che a sua volta ci guida nella comprensione di tutte le difficoltà che una donna incontra nel momento in cui vive nella Repubblica islamica dell’Iran.

In una recente intervista al Corriere della Sera, organizzata per parlare di Iran ma soprattutto della situazione afghana, Azar Nafisi ha espresso il suo pensiero in merito alle donne e alla loro condizioni che regimi totalitari, paragonando il suo paese d’origine all’Afghanistan:

«Ci sono enormi differenze ma anche somiglianze. Spesso le forze totalitarie conquistano con la violenza e non è un caso che le donne siano sovente il loro primo obiettivo. Se vuoi sapere quanto è libera e aperta una società, guarda quanto sono libere le sue donne. Le donne, la loro cultura e la loro storia sono il primo obiettivo di forze come i talebani.

Una cosa alla quale in America e in Occidente non si presta attenzione è che le donne vengono attaccate perché rappresentano una visione alternativa dell’identità di questi Paesi. I talebani in Afghanistan e le istituzioni della Repubblica Islamica in Iran sostengono di rappresentare la cultura e la storia locali, ma se guardi alle battaglie storiche delle donne ti rendi conto che questo è completamente falso.

Penso a quanto fossero libere e attive le afghane sotto Mohammad Zahir Shah; per non parlare di come, nonostante la corruzione, siano state in questi vent’anni all’avanguardia di lotte per i diritti. Forze come i talebani e la Repubblica Islamica hanno paura delle donne, usano tanta violenza perché rappresentano qualcosa di cui loro negano l’esistenza. La libertà per le donne afghane e iraniane non è una cosa occidentale».

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