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Le donne nel Decameron, da oggetti del racconto a soggetti narrativi

Oltre a essere le dedicatarie dell'opera, le "vaghe donne" sono le protagoniste assolute di diverse novelle del Decameron, diventando da oggetti del racconto a soggetti narrativi

Nel proemio del Decameron, Giovanni Boccaccio ragiona intorno al fatto che le ยซvaghe donneยป hanno, rispetto agli uomini, meno anticorpi in grado di neutralizzare il virus amoroso. Esse sono piรน esposte alle malinconie, alle sofferenze: a loro occorrerebbe un antidoto al male di amare, e di vivere.

Le donne ai tempi del Boccaccio

Alle donne, ai tempi di Boccaccio, era riservata una vita a scartamento ridotto. Erano recluse sempre dentro casa, ยซnel piccolo circuito delle loro camereยป, dove erano costrette a ยซtenere nascose le amorose fiammeยป. In questo modo, quando erano visitate da un qualche tormento amoroso non potevano distrarsi con nessun genere di svago. Al contrario gli uomini, quando alcuna ยซmalinconia o gravezza di pensieri gli affligevaยป, potevano ยซudire e veder molte cose, uccellare, pescare, cavalcare, giuocare o mercatareยป, prendendosi cosรฌ una vacanza dai propri patemi sentimentali.

E allora come permettere alle ยซvaghe donneยป di vivere la vita un po’ di piรน, pur rimanendo dentro le loro stanze, dove il tempo, nel suo lentissimo incedere, pare che non vi trascorra ma vi abiti? Giovanni Boccaccio decide di fare loro un regalo: un libro scritto ยซin soccorso e rifugio di quelle che amanoยป. Un vero remedium amoris che consiste in una enorme finestra letteraria sulla vita. Un libro dei libri, unโ€™enciclopedia narrativa degli incidenti sentimentali che possono verificarsi nellโ€™esistenza.

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Donne protagoniste del Decameron

Oltre a essere le dedicatarie dell’opera, le ยซvaghe donneยป, detentrici di un mistero bello e senza fine, sono le protagoniste assolute di diverse novelle del Decameron. Dobbiamo accreditare allโ€™autore la responsabilitร  di aver trasformato le donne da oggetti del racconto a soggetti narrativi. In molti di questi racconti emerge una visione della femminilitร  che si slancia al di lร  del proprio tempo e la maggior parte dei secoli che seguiranno. Come nella novella che inaugura la giornata IV, dedicata agli amori infelici, la storia di Tancredi e Ghismunda.

Tancredi e Ghismunda

Qualcuno ha sostenuto che il femminismo รจ, nella storia, l’unica rivolta dei padroni contro gli schiavi. Il diritto della donna al corpo, uno degli slogan femministici piรน celebri, comincia forse a costituirsi come tale nella prodigiosa orazione della bella Ghismunda. Essa rovescia al cospetto del padre la propria fierezza offesa (questo denudare di fronte al padre il proprio cuore fa pensare a quella che sarร  La lettera al padre di F. Kafka).

La storia contenuta nel Decameron รจ questa: il principe di Salerno Tancredi ama la sua unica figlia di un amore eccessivo ( ricordiamoci perรฒ che non esistono limiti di velocitร  in amore…), a causa del quale trascura i bisogni emotivi della ragazza. Quest’ultima si innamora di un ยซgiovane valletto del padreยป, un ragazzo di nascita assai umile, ยซma per vertรน e per costumi nobileยป, chiamato Guiscardo. Il giovane, ยซil quale ancora non era poco avveduto, essendosi di lei accorto, l’aveva per sรฌ fatta maniera nel cuor ricevuta, che da ogni altra cosa quasi che da amar lei aveva la mente rimossaยป.

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Un amore intenso e assurdo

Tra i due ragazzi incomincia un amore tanto intenso quanto assurdo dal punto di vista delle convenzioni. La figlia di un principe con un un ragazzo senza nessuna sovrastruttura sociale. Quando Tancredi scopre questa tresca, si sente tradito dalla fiducia della figlia, e non riesce ad accettare che questa abbia scelto come amante un giovane cosรฌ umile.

La bella Ghismunda, al cospetto di Tancredi, pronuncia una autodifesa che รจ probabilmente il testo piรน avvenieristico del Trecento. Costei prende la rincorsa da lontano, recuperando temi che avevano giร  ricevuto una matura orchestrazione culturale nella poesia stilnovistica (pensate a Guinizzelli). La vera nobiltร  non dipende dal censo, dall’appartenenza sociale, ma ognuno la ereditร  da sรฉ stesso.

La rivendicazione dei propri diritti

ยซMolti re, molti gran principi furon giร  poveri, e molti di quelli che la terra zappano e guardan le pecore giร  ricchissimi furono e sonneยป. Ma quello che viene dopo รจ qualcosa che lascia senza fiato. Ghismunda rivendica di fronte al padre il suo diritto al corpo, il suo diritto a godere della felicitร  sessuale. Uomini e donne sono due funzioni della stessa umanitร , e le spinte, le esigenze emozionali sono le medesime Lei, in quanto giovane donna รจ piena di ยซconcupiscibile desiderio (desiderio sensuale, sessuale, vitale)ยป.

ยซEsser ti dovea, Tancredi, manifesto, essendo tu di carne, aver generata figliuola di carne e non di pietra o di ferroยป Sta dicendo: il mio corpo (il corpo di tutti gli uomini) รจ un’arca di desiderio. [..]. Un poeta moderno ha definito la vita una gita folle di pupille amorose.
ยซGuiscardo non per accidente tolsi, come molte fanno, ma con deliberato consiglio elessi innanzi a ogni altro (io sono, voglio e devo essere, l’unica responsabile delle mie scelte sentimentali), e con avveduto pensiero a me lo introdussi, e con savia perseveranza di me e di lui lungamente goduta sono del mio disioยป.

Il suicidio di Ghismunda nel Decameron

Infine, un avvertimento: in caso questi, Tancredi, avesse deciso di far giustiziare il suo amante, lei lo avrebbe seguito oltre le frontiere della vita (ยซquello che di Guiscardo fatto avrai o farai, se di me non fai il simigliante, le mie mani medesime il farannoยป.)
Il re, pur colpito dalla forza d’animo della figlia, decide comunque di vendicarsi su Guiscardo, che farร  uccidere brutalmente dai suoi servitori.

In un momento di macabra ironia dirร  a uno di questi di andare in camera della figlia a recapitarle una preziosa coppa d’oro che custodiva il cuore dell’amante ucciso. Alla povera Ghismunda, giunta all’estuario dell’infelicitร , dopo aver baciato e lavato con le proprie lacrime il morto cuore, non resta che il suicidio. Prepara dunque un distillato di erbe velenose che versa dentro la coppa, e ยซsenza alcuna paura postavi la bocca, tutta la beve, e bevutala, con la coppa in mano se ne salรฌ sopra il suo letto, e quanto piรน onestamente seppe compose il corpo suo sopra quello, e al suo cuore accostรฒ quello del morto amante; e senza dire alcuna cosa, aspettava la morte.

ยซFratelli, a un tempo stesso Amore e Morte ingenerรฒ la sorte / cose quaggiรน sรฌ belle / altre il mondo non ha / non han le stelleยป.

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Le donne nella letteratura

Ci insegna Giacomo Leopardi che di vita, di troppa vita, si muore: sul celebre suicidio di Ghismunda, archetipo delle grandi storie d’amore tragiche della modernitร , si proietta in anteprima una luce che viene dal futuro. Lancia un ponte verso le grandi eroine del romanzo moderno, come quell’Anna Karenina che, sfiorite tutte le promesse di vita e di felicitร , รจ visitata come Ghismunda nel Decameron da ยซun fiero proponimentoยป. Chiudere per sempre il libro della vita abbandonandosi sotto un treno, rinnovando cosรฌ il gesto di Didone, di Ghismunda, di Giulietta, di Madame Bovary, di tutte le donne innamorate che eleggono il suicidio a alternativa, remedium supremo al male di amare e di vivere.

A tutte loro puรฒ essere esteso il commento riservato da Tolstoj agli ultimi, agli ultimissimi istanti di Anna. ยซE la candela al cui chiarore Anna aveva letto il libro pieno di angosce, di inganni, di dolore e di male, si infiammรฒ di una luce piรน vivida che non mai; le rischiarรฒ tutto quello che prima era nelle tenebre; scoppiettรฒ, cominciรฒ ad oscurarsi e si spense per sempreยป.

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L’influenza di Dante nel Boccaccio

Il giovane Dante racconta nella Vita Nova che il primo che cominciรฒ a poetare in lingua volgare ยซsi mosse perรฒ che volle fare intendere le sue parole a donna, a la quale era malagevole di intendere li versi latiniยป. In principio c’รจ dunque un poeta che desidera comunicare un messaggio d’amore alla regina dei propri pensieri. Del resto, proprio alle donne ยซche hanno intelletto d’amoreยป il giovane autore della Vita Nova si rivolge in una delle poesie piรน famose, dove รจ descritto il miracolo della presenza di Beatrice sulla terra.

Qualche anno dopo, all’inizio del Convivio, Dante sentirร  l’esigenza di giustificare il fatto di aver scritto un libro cosรฌ impegnativo – di cosรฌ alto profilo scientifico – in volgare italiano: ยซnon sarebbe lo latino stato datore d’utile donoยป; ยซavrebbe a pochi dato lo suo beneficioยป. Il volgare โ€“ al contrario โ€“ permetterร  al libro di essere letto a ยซmolt’ altra nobile gente, non solamente maschi ma femmine, che sono molti e molte in questa linguaยป. ยซE cosรฌ รจ manifesto che pronta liberalitade mi mosse a lo volgare anzi che a lo latinoยป. Dantesco รจ il Decameron, l’esordio del libro fondativo della tradizione narrativa moderna, scritto dal primo innamoratissimo studioso del sommo poeta: Giovanni Boccaccio.

 

Dario Pisano

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