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Laura Pezzino, ”Sul futuro dell’editoria italiana sono ottimista. Dalle crisi nascono le opere più belle”

Qualità delle nuove uscite editoriali e sforzo di diversificare l'offerta inducono ad avere fiducia nel fatto che l'editoria italiana saprà uscire dalla crisi. Ad affermarlo è Laura Pezzino, la giornalista che tiene il blog di Vanitiy Fair dedicato ai libri, Bookfool, di cui ci presenta qui la linea editoriale...
La giornalista ci presenta BookFool, il blog dedicato ai libri di Vanity Fair, e dà il suo giudizio sul panorama editoriale italiano
MILANO – Qualità delle nuove uscite editoriali e sforzo di diversificare l’offerta inducono ad avere fiducia nel fatto che l’editoria italiana saprà uscire dalla crisi. Ad affermarlo è Laura Pezzino, la giornalista che tiene il blog di Vanitiy Fair dedicato ai libri, BookFool, di cui ci presenta qui la linea editoriale. 
Una domanda personale: quali sono gli autori, i libri e i generi letterari che preferisce? 
Il mio faro è sempre stato Virginia Woolf, una delle donne della letteratura più straordinarie di tutti i tempi. Ho una predilezione per la letteratura americana, per autori come Jennifer Egan, Alice Munro, Elizabeth Strout, Raymond Carver, Truman Capote, e poi Salinger, Vonnegut, Richler, la Oates, Eggers. Tra i sudamericani Marquez e Vargas Llosa. Tra gli inglesi la Austen, Zadie Smith, Monica Ali, Jonathan Coe e McEwan. Tra gli italiani Calvino, Silone, Gadda, Tondelli e i contemporanei Cognetti, Cavina e Nori. Amo i russi, tutti, e mi piace anche certa letteratura di genere, Don Winslow, Suzanne Collins, Bianca Pitzorno, Katherine Pancol, Louis Sachar. 
Ci può illustrare la linea editoriale del blog da lei tenuto, Bookfool? Come vengono scelti i libri da recensire?
Solo due piccole regole: leggere davvero i titoli di cui parlo ed essere onesta. Sono fondamentalmente contraria alle stroncature: spesso sono regolamenti di conti mascherati oppure frutto di pregiudizi nei confronti dell’autore. Un testo va letto con attenzione e amore perché dietro c’è uno sforzo immane. In ogni opera c’è quasi sempre qualcosa da salvare e tenere, anche solo un esempio da non seguire, perciò non ha senso sparare a zero. Se c’è un libro che proprio non mi è piaciuto preferisco non parlarne. Per quanto riguarda i titoli, invece, li scelgo secondo i gusti miei e dei miei lettori. Una cosa di cui vado molto fiera è il Circolo BookFool: più o meno una volta al mese, propongo un contest tra tre titoli. I lettori ne scelgono uno e poi lo si legge tutti insieme. Alla fine si commenta. Emergono sempre aspetti interessanti, perché ogni lettore si porta dentro un mondo di letture unico e originale che è bello potere condividere. E poi in questo modo ci si sente meno soli nella lettura, una delle attività più solitarie che esistono.
Quali sono le nuove potenzialità di un blog rispetto alla tradizionale testata come mezzo per parlare dei libri? Crede che la comunicazione attraverso la rete sia in grado di coinvolgere un maggior numero di persone e di creare un maggior interesse attorno ai libri e all’editoria?
Il modo di comunicare i libri è cambiato in modo radicale, bisogna riconoscerlo. Non solo per quanto riguarda giornalisti e critici: il mutamento coinvolge anche scrittori e lettori. Chi scrive oggi non può fermarsi all’atto della pubblicazione: deve continuare a seguire il proprio testo anche una volta che si è staccato da lui e ha iniziato a vivere nel mondo. Internet, a differenza della carta, permette una maggiore libertà, sia da influenze esterne (editoriali o commerciali) sia di spazio. Si pensi solo al fatto di potere rispondere, commentare, condividere, ritwittare. E se la comunicazione è fatta con passione, i lettori se ne accorgono e si accodano, questo è assicurato.
Quali pensa che siano, invece, le insidie della rete?
Non sapere chi o cosa seguire. La credibilità in internet è ancora un problema. Riuscire a orientarsi richiede tempo, pazienza e buona capacità di discernimento. Il mio consiglio è: vale l’istinto, che nella lettura è tutto, assieme alla passione».
Come giudica il panorama editoriale italiano di oggi? 
Positivo, per la qualità delle nuove uscite editoriali e per gli sforzi che certi editori stanno facendo verso una diversificazione dell’offerta. Mi riferisco all’ebook, che permette di rieditare a costi contenuti titoli fuori produzione, all’audiolibro, che in certi casi diventa vero e proprio evento (due esempi, “Cuore di tenebra” letto da De Gregori, di Emons, e “Grandi ustionati” di Paolo Nori, che uscirà per Marcos y Marcos) e alla maggiore importanza che viene data al web come luogo d’ascolto dei lettori. Negativo, per quanto riguarda la situazione lavorativa delle diverse categorie della filiera produttiva editoriale, che chiamare precaria è quasi riduttivo. In molti casi si tratta di vero e proprio sfruttamento, e questo è un problema urgente di cui si deve fare carico, assieme a tutto il pacchetto “cultura”, il governo che nei prossimi giorni verrà eletto. Nel complesso, però, non sono pessimista: dalle crisi sono sempre nate le opere più belle.
Secondo lei, perché a leggere sono soprattutto le donne? Crede che dipenda dal tipo di proposta delle case editrici, che non sa catturare l’interesse degli uomini?
Credo che il fenomeno abbia due spiegazioni. C’è un fattore socio-culturale, per cui le donne sono fin da piccole abituate a una maggiore introspezione e immedesimazione nelle vite degli altri. E poi c’è un pregiudizio da parte di molti uomini che si sentono respinti da alcuni testi “confezionati” per le donne o da alcune “tematiche” giudicate erroneamente femminili. Però l’universo maschile sta cambiando: i ragazzi di oggi sono più aperti e propensi a sperimentare nuovi generi e nuovi autori. 
 
24 febbraio 2013 
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