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L’amica geniale, il commento alla quarta e ultima puntata

Ieri è andata in onda l’ultima puntata della prima serie de L’amica geniale, si chiude così la prima stagione di uno dei più grandi successi televisivi di quest’anno. Ma non temete! Pare che nel 2019 andrà in onda la seconda stagione.

 

Ieri sera è andata in onda l’ultima puntata de L’amica geniale, la serie evento di questo 2018. Si chiude così questa prima stagione che tanto a lungo ci ha fatto discutere, ragionare e riflettere su quello che, è evidente a tutti, è un perfetto ritratto dell’Italia tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60.

Si chiude così la prima parte del racconto che ci porterà in tutte le fasi della vita delle due protagoniste e ad attraversare le epoche della storia del nostro Paese.

Non c’è da temere però, perché come abbiamo annunciato qui su Libreriamo ci sarà, nel 2019, la seconda serie . Mancano pochi mesi per vedere Lila e Lenù diventare due donne ma intanto andiamo ad esplorare questa ultima puntata della prima serie.

La puntata, sempre con la solita valangata di pubblicità, si apre con il ritorno al rione di Elena e come gli stravolgimenti che la attraversano e che, a quanto pare, hanno colpito l’intero suo mondo.

Lila è sempre più focalizzata nel suo progetto: far nascere il calzaturificio Cerullo e per questo, rifiutata la proposta di Marcello Solara, decide di fidanzarsi con Stefano Carracci. Deve esserci qualcuno che finanzi il sogno e se quel qualcuno non deve essere un Solara, va bene anche Stefano, figlio di Don Achille.

Al diavolo i discorsi di Pasquale, la borsa nera, lo strozzinaggio, le minacce prese quando era piccola, i Carracci sono sicuramente meglio dei Solara ed il loro aiuto ha uno scopo ben preciso.

La fine stratega Lila ordisce le trame per quello che sembra essere un piano perfetto: il matrimonio dell’anno nel quartiere. E allora via i panni sdruciti e consunti, sì alle lunghe sezione dal parrucchiere, agli abiti alla moda e ai giri nella decappottabile di Stefano.

Lei decide e intanto si consuma una guerra di quartieri tra illazioni disgustose ed atti vandalici.

Elena non ci capisce più nulla, il presente è offuscato talmente tanto da richiedere la sua massima concentrazione ed un paio di occhiali nuovi. È difficile comprendere l’amica e per restare al passo decide di accettare la proposta di Antonio e si mette con lui.

Grazie ad Antonio, Elena,  riuscirà a cacciare dal quartiere Donato Sarratore che in passato aveva illuso la madre. Un allontanamento senza remissioni che in parte la sollevava da quello che aveva subìto ad Ischia e che non aveva mai avuto il coraggio di raccontare.

E con chi poteva parlare? Con Lila? Così presa dal suo progetto che tanto caro stava costando a Stefano, così tanto da chiedere aiuto ai Solara?

L’ennesimo progetto di un’ascesa sociale, l’ordita trama che doveva portare al tanto agognato riscatto non va a segno nemmeno questa volta per nessuna delle due ragazze.

Il fidanzamento con Antonio di Elena non ha alcun valore, tant’è che quando Nino Sarratore propone ad Elena di scrivere un articolo per il giornale con il quale collabora, la ragazza accetta sognando di potersi riavvicinare sempre di più al ragazzo che veramente ama.

A nulla vale l’impegno di Elena, l’articolo non sarà pubblicato sulla rivista. A nulla valgono i famosi silenzi di Mila e le sue minacce perché, al suo matrimonio, non solo ci sarà il padre dei Solara come loro testimone ma anche Marcello e il fratello, che si presenteranno senza al con ritegno.

Il destino degli ultimi, di vergana memoria, è ormai concluso e a nulla sono valsi gli sforzi delle nostre protagoniste.

Resta solo una piccola speranza per Elena, neanche per Lila che riceve in faccia la porta sbattuta dalla maestra.

E alla maestra, giudice implacabile, vero deus ex machina di tutta la vicenda, va il commento di Elena sulla plebe, su quelle differenze sociali che poi tanto peso avrebbero avuto sulla storia del nostro paese:

“Cos’era la plebe lo seppi in quel momento, e molto più chiaramente di quando anni prima la Oliviero me l’aveva chiesto. La plebe eravamo noi. La plebe era del contendersi il cibo insieme al vino, quel litigare per chi veniva servito per primo e meglio, quel pavimento lurido su cui passavamo e ripassano i camerieri, quei brindisi sempre più volgari”

Si chiude così, con questo brano tratto dal ultime pagine del romanzo, più che dalle ultime inquadrature della serie, questa prima stagione televisiva de L’amica geniale che me è piaciuta, e anche molto.

Mi è piaciuta la cura, l’osservanza religiosa e rispettosa nei confronti del romanzo, la scelta dialettale, gli interpreti, i colori, la musica e persino la sigla. Aspetto questa seconda stagione e, nel frattempo, rileggere il secondo romanzo della serie.

Vi lascio alle domande: quanto le differenze sociali hanno influito sulla storia dell’Italia? Vi è spiaciuta questa prima serie, aspettate con trepidazione la seconda?

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