“L’alba della nostra libertà” è l’ultimo libro scritto da Barbara Cagni, pubblicato da Fazi editore. Il romanzo. ispirato a storie vere, indaga sul ruolo delle donne nella Resistenza a Milano. La Resistenza a Milano vide infatti un attivo coinvolgimento delle donne, non solo come staffette, ma anche come combattenti, membri dei Gruppi di Difesa della Donna, e nelle formazioni partigiane GAP e SAP. Molte donne parteciparono alla lotta armata, mentre altre svolsero ruoli cruciali nei collegamenti e nel supporto logistico, dimostrando coraggio e determinazione.
Perché leggere “L’alba della nostra libertà”: nel romanzo storie vere di donne
Il romanzo prende avvio dall’ 8 settembre 1943 quando tutto il paese si fermò ad ascoltare l’annuncio dell’armistizio. Perfino nella casa di tolleranza gestita da Marilù, dove non c’è mai un giorno di pausa, le ragazze escono dalle loro stanze e si raccolgono in silenzio davanti alla radio, per poi esclamare: “La guerra è finita!”. Ma, in realtà, la fase più dura del conflitto deve ancora iniziare e si rivelerà la prova più dura, in cui sarà difficile capire di chi potersi fidare davvero.
Il postribolo è il luogo in cui si intrecciano le vicende delle protagoniste quasi tutte donne . Da Marilù che, dopo anni passati come prostituta e poche speranze di affrancarsi dalla propria condizione, ha come obiettivo mettere in salvo la figlia Cecilia, riuscendo a farla ospitare in campagna grazie alle conoscenze di Venera, una studentessa di Storia dell’arte, che vive da sola e che pian piano sta acquistando consapevolezza di sé grazie a una storia d’amore tanto travolgente quanto proibita, in grado di farle dimenticare le sue radici borghesi per trasformarla in una donna ribelle ed autonoma.
Mentre Marilù resiste, cercando di tenere al sicuro le ragazze che lavorano per lei e aiutando con tutti i mezzi possibili i partigiani del quartiere, Venera decide di entrare nella Resistenza per opporsi alla situazione generale insieme alle donne lasciate in città, stanche di non avere mai voce in capitolo.
L’altro luogo chiave del romanzo, è il palazzo di via Lulli, dove si alternano le vicende di Tina la portinaia, la vedova e molte altre donne che, rimaste sole in una Milano stremata dalla fame e dai bombardamenti, si alleano e facendosi forza tra di loro, acquisiscono la consapevolezza del loro ruolo: dalle lavoratrici nelle fabbriche alle studentesse, dai ceti popolari alla borghesia, hanno tutte un obiettivo comune: tornare, finalmente, libere. Il terzo spazio del romanzo è il casolare dove viene accolta la piccola Cecilia e come gli altri luoghi del romanzo è caratterizzato dall’essere un luogo inclusivo e protettivo e, soprattutto, dall’essere gestito da donne.
Sorellanza: quando il legame tra donne porta alle libertà
Nel romanzo ci sono anche figure maschili, che, anche quando ricoprono un ruolo positivo come ad esempio il cappellaio, appaiono marginali e sovrastati dall’intraprendenza e dal coraggio delle loro compagne, un esercito silenzioso, che trova nella sorellanza l’unica vera arma di resistenza. “Come uniche armi avevano, chi più chi meno, il silenzio, la caparbietà e un animo assetato di libertà”, scrive Cagni. E davvero è questa sete di libertà a muovere ogni gesto, ogni scelta, ogni sacrificio.
Barbara Cagni ricostruisce gli anni più duri della nostra storia restituendo umanità e dignità alle partigiane dimenticate, quelle senza nome e senza gloria ufficiale. L’alba della nostra libertà è un romanzo storico, in cui la libertà cercata non è solo quella dal nazifascismo, ma anche quella legata al riconoscimento del ruolo delle donne nella società. Si parla anche di aborto, di divorzio, del divario retributivo di genere, anticipando i temi delle grandi lotte degli anni successivi, in cui il fulcro della “resistenza” delle donne nasce sempre da un gesto individuale, piccolo e ostinato, maturato però all’interno di un legame di solidarietà fortissimo tutto al femminile.