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“La stagione dell’isola” di Daniela Frisone, un viaggio esistenziale che si tinge di giallo

Per la sua rubrica Astratti furori Tiziana Blanco ci condurrà in un viaggio esistenziale che si tinge di giallo: il romanzo ‘’La stagione dell’Isola’’ della scrittrice siciliana Daniela Frisone.

Ingmar Bergman sosteneva che “non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.”

Verissimo, ma anche la letteratura conduce a tali intenti, eccome. Un buon libro può farci sorridere, riflettere, sognare e molto altro.

Ne “La stagione dell’Isola“, romanzo breve della scrittrice e giornalista siracusana Daniela Frisone, avviene, infatti, che in poco più di novanta vivacissime pagine si intreccino abilmente tante di quelle vicende, di quei microcosmi, a volte collegati tra loro e altre no, da toccare le corde più complesse.

La stagione dell’Isola

Ne “La stagione dell’isola” ci troviamo nei primi anni del duemila, la protagonista Cristina Francese vive in un non ben precisato sud che rievoca la Sicilia, d’altronde i luoghi dell’anima non seguono geografie. Ad accompagnarci in questo viaggio, a tratti emozionale e surreale, sono le storie complicate, intricate ed intriganti, spesso difficili da comprendere e da accettare.

Cristina indaga sulla scomparsa di una coppia di anziani coniugi, i Cammara, avvenuta alcuni lustri addietro. Si interfaccia con una serie di interlocutori, gli parla, li osserva, li interroga, li studia. Il suo sguardo diventa una sorta di signum individuationis, un inconsapevole contatto tra quel caos sublime di un territorio dalle prospettive e dai punti di vista sfaccettati, le sue contraddizioni, gli intrighi familiari, l’ignoranza e le superstizioni che il Tempo per cento indecisioni, visioni e revisioni in un solo attimo invertirà, di eliotiana memoria…

Tempo che scorre dietro le tende lavorate a filet o nell’avvicendarsi di vicoli strettissimi che si aprono in colorate corti fiorite; tra dedali di stradine, sali scendi di gradini corrosi dal sole, polvere, caldo, panni stesi, vento di scirocco che increspa il mare turchino che spunta inaspettatamente alla fine di una viuzza. Nell’immaginario collettivo la Sicilia è questa e molto di tutto ciò lo troviamo ne La stagione dell’isola. Una sicilitudine intesa come un sentimento più che una mera ideologia.

Il siciliano, frequentemente compiaciuto di essere diverso in quanto isolano e isolato, pare dimentichi che la diversità sta soltanto nell’essere separato dalla terraferma.

Dal carattere contraddittorio, prismatico, diverso da persona a persona, da siciliano a siciliano, frutto di un retaggio antichissimo di ben tredici dominazioni dalle quali ha preso il meglio e il peggio.

L'isola
L’isola

“…prima di andare via si soffermò ad ammirare un’antica stampa dell’Isola appesa accanto alla porta d’ingresso. Apparteneva a mio nonno Placido, credo che ai tempi abbia avuto un bel valore, non ce n’erano molte altre in giro così perfette nei dettagli. Da un mare verde smeraldo spuntavano code di sirene e imbarcazioni in procinto di arenarsi, al centro c’era lei, la leggendaria Isola, terra di un tempo inimmaginabile, frastagliata in ogni sua parte, con tanto di colline, polle, campi e due fiumiciattoli che si incrociavano come in un antico duello di spade.”

Nel romanzo “La stagione dell’isola” è presente anche un Nord, una fantomatica Megano; un approccio quasi impalpabile, metafisico per certi versi. Due realtà fuori dal tempo, capaci di camminare su binari paralleli, l’una slegata dal resto del mondo e l’altra che cambia continuamente. Un nord tanto paventato, meta di chi da sempre anela a lasciare il sud per inseguire chissà quale chimera.

“Quella notte la passai tranquilla sul lettone ad ascoltare il soffio di un vento lontano. I fischi oltre mare furono per me come una specie di ninna-nanna, un dolce e vaporoso vociare di nonni che accompagnano i nipoti nei cortili, accarezzandogli la testa, sistemandogli il bavaglio.

Mi immersi, senza accorgermene, nel tempo notturno, che non fu sonno, ma un andare dall’Isola verso qualche altro posto, in mancanza di una vera partenza.”

Cristina, che decide di rimanere nell’Isola, nella sua spasmodica ricerca della verità si imbatte tout court nella dimensione isolana, tanto intima quanto burrascosa, ricolma di quei mostri del passato incontrati nelle varie fasi della vita, la sua e degli altri.

Oltre a dipanare il rebus dei Cammara, si troverà inconsapevolmente ad affrontare un’indagine ancora più difficile: quella su se stessa.

E proprio il riuscire ad entrare nel profondo e arrivare alla conoscenza del sé è quanto accaduto a Daniela Frisone con l’apporto della sua psicoterapeuta Maria Pia, alla quale ha dedicato questo suo primo romanzo “La stagione dell’isola”.

Evidenti le tracce autobiografiche dell’autrice come la professione della protagonista o l’attaccamento ad un luogo molto piccolo, circondato dal mare, simile a quello d’origine dei genitori, Acqualadrone nel messinese.

Il papà dell’autrice ha sicuramente contribuito – con le sue storie di sparizioni, fate, misteri e aneddoti vari – ad instillare già alla Daniela bambina, la passione per quel mondo tanto suggestivo e ammaliante.

L’autrice

DANIELADaniela Frisone, classe 1972, è una studiosa di avanguardie letterarie siciliane. Ha collaborato alle pagine di cultura per i quotidiani La Sicilia e Il Mattino di Padova. Tra i vari saggi, ha pubblicato Sicilia, l’avanguardia (Firenze, Franco Cesati, 2013), testo citato nell’International Yearbook of Futurism Studies, V “Women Artists and Futurism” (Berlin, de Gruyter, 2015).

Con Sebastiano Grimaldi L’inchiostro e l’archeometro. Enrico Cardile tra esoterismo e letteratura (2019).

Negli ultimi anni si è dedicata allo studio del simbolismo, suoi articoli sono apparsi su Rivista di Letteratura Italiana, Avanguardia e Mondi.

Attualmente, oltre ad insegnare lettere alle medie, ha una sua rubrica culturale, Questa non è una matita. Arte in viaggio, nella testata giornalistica on line Tamtamtv.it

Da ragazzina, contestualmente allo studio del pianoforte, nasceva la passione per la scrittura. Le prime letture giovanili erano incentrate sulla poesia: Leopardi, D’Annunzio, Rimbaud, Beaudelaire; per poi virare verso i romanzi, in particolare quelli delle sorelle Bronte e della Woolf.

Illuminanti per la sua formazione l’americano John Fante con Chiedi alla polvere e Gabriel Garcia Marquez con il suo realismo magico.

Secondo Leonardo Sciascia la forza della narrativa siciliana segue una linea di tradizione nella quale ogni scrittore richiama quello che l’ha preceduto; lui, ad esempio, si sentiva collegato a Vitaliano Brancati e Luigi Pirandello. Brancati a sua volta si collegava a Federico de Roberto, in seguito Vincenzo Consolo e Andrea Camilleri a Sciascia.

Da tempo quella tradizione è iniziata a venir meno, ciononostante nuove generazioni di scrittori della Trinacria si fanno largo con successo nell’ampio panorama nazionale, e la nostra Frisone ha tutte le carte in regola per conseguire importanti traguardi.

Il lungo back ground giornalistico e l’innato talento per la scrittura, le permettono di comporre in maniera asciutta, vivace e coinvolgente allo stesso tempo. Ogni personaggio de La stagione dell’Isola – Pedro, Lucy, Zoppo, Madda, Nunzia, Turi… – con il quale la protagonista ha a che fare, ci viene dipinto con una tale accuratezza da farceli immaginare distintamente, uno per uno.

Strategicamente la scrittrice introduce qua e là qualche elemento dialettale, giusto una nota di colore per ravvivarci la lettura.

Pare sia prevista una seconda stagione dell’Isola e noi non vediamo l’ora di riesplorarla.

Tiziana Blanco

tiziana blancoTiziana Blanco è nata a Siracusa nel 1968. Ha studiato fotografia allo IED di Roma e da un trentennio si occupa di fotografia a trecentosessanta gradi. Ha iniziato come fotoreporter per il Giornale di Sicilia, ha insegnato sei anni teoria e tecnica della fotografia all’Accademia di Belle Arti “M.Minniti” di Siracusa e realizzato delle mostre tra Ragusa, Siracusa, Venezia ed Emirati Arabi.

Una fotografa con la passione della scrittura. la letteratura noir d’oltralpe e la moda.

La curiosità è il focus del suo mondo, osservare quanto la circonda e raccontarlo con le immagini o con le parole, anzi le ‘conversazioni’.

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