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“La nausea” di Sartre, l’insensatezza della vita e le sue maschere

Il 15 aprile del 1980 ci lasciava Jean-Paul Sartre. Lo ricordiamo scoprendo "La nausea", il suo capolavoro incentrato sull'insensatezza della vita.

La nausea” è il capolavoro di Jean-Paul Sartre. Un libro che racconta l’esperienza di Roquentin e la sua acquistata consapevolezza in merito alla realtà e alla sua inutilità. Scopriamo di più su questo profondo e importante romanzo proprio in occasione dell’anniversario della scomparsa del suo autore, avvenuta il 15 aprile del 1980.

“La nausea”, un romanzo esistenzialista

“La nausea” è un romanzo trasgressivo e ricchissimo che restituisce il disagio della pace in agonia in Francia, nell’Europa, nel mondo alla vigilia della seconda guerra mondiale.

Dopo aver viaggiato a lungo, Antoine Roquentin si stabilisce a Bouville, in uno squallido albergo vicino alla stazione, per scrivere una tesi di dottorato in storia. La sera, si siede al tavolo di un bistrot ad ascoltare un disco, sempre lo stesso: «Some of These Days».

La sua vita ormai non ha piú senso: il passato è abitato da Anny, mentre il presente è sempre piú sommerso da una sensazione dolce e orribile, insinuante, che ha nome Nausea. Un romanzo trasgressivo e ricchissimo, sempre attuale, che ci restituisce il disagio del mondo in agonia alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Il libro piú libero di Sartre, il piú disinteressato e il piú appassionato insieme.

La gratuità della vita

“Gli oggetti son cose che non dovrebbero commuovermi poiché non sono vive. Ci se ne serve, li si rimette a posto, si vive in mezzo ad essi: sono utili, niente di più. E a me, mi commuovono, è insopportabile. Ho paura di venire in contatto con essi proprio come se fossero bestie vive. Ora me ne accorgo, mi ricordo meglio ciò che ho provato l’altro giorno, quando tenevo quel ciottolo. Era una specie di nausea dolciastra. Com’era spiacevole! E proveniva dal ciottolo, ne son sicuro, passava dal ciottolo nelle mie mani. Sì, è così, proprio così, una specie di nausea sulle mie mani”.

Leggendo il diario di Roquentin entriamo in un mondo fatto di sensazioni, pensieri e riflessioni che, se all’inizio turbano e mettono a disagio il lettore, poi si rivelano frammenti di verità rubati al senso profondo della realtà che ci circonda. Quando Roquentin guarda gli oggetti inanimati che si stagliano attorno a lui e li sente vivi, è come se avvertisse la finzione che cela la vera essenza della vita, la sua gratuità.

“C’è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. Orbene, non c’è alcun essere necessario che può spiegare l’esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un’apparenza che si può dissipare; è l’assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come l’altra sera al «Ritrovo dei ferrovieri»: ecco la Nausea”.

Il senso di nausea di cui parla Roquentin, alter ego dello stesso Sartre, è la manifestazione fisica di un malessere che nasce da un’importante presa di coscienza: tutto ciò che ci circonda è gratuito, insensato, ordinato e fisso solo in apparenza. Dietro di essa, dietro di noi, dietro i nostri vestiti, i nostri atteggiamenti e il nostro carattere non c’è niente. Pura gratuita, pura contingenza.

Jean-Paul Sartre

Jean-Paul Sartre nasce a Parigi il 21 giugno del 1905. Proveniente da una famiglia borghese, è figlio di un militare cattolico e di una donna discendente da una famiglia di intellettuali alsaziani luterani. A poco più di un anno dalla nascita, il piccolo Jean-Paul perde il padre, che muore a causa della febbre gialla.

Durante l’infanzia è soprattutto il nonno materno a rivestire il ruolo del padre perduto troppo presto: è lui che avvicina Sartre allo studio e alla letteratura. Bambino introverso e solitario, preferisce la compagnia dei libri a quella dei suoi coetanei. Il suo essere schivo e poco incline alla socialità è un tratto che accomuna tutta la vita dell’autore, su cui si è spesso ipotizzato che sia stato vittima della Sindrome di Asperger.

A causa del forte strabismo di cui soffre, della bassa statura, del carattere timido e della goffaggine che lo caratterizza, Sartre vive infanzia e giovinezza segnate dalla derisione dei compagni. La Rochelle, luogo in cui il giovane si trasferisce con la madre e il nuovo marito di lei, è tetro, odioso alla vista del ragazzo che infatti descriverà la città come un posto metafora di violenza, crudeltà, disordine e negatività.

Laureato in filosofia, Sartre insegna in diversi licei fino al 1945. A Parigi trova la sua dimensione ideale e conosce tanti intellettuali che segnano indelebilmente il suo percorso artistico. Fra costoro vi è anche l’amata Simone De Beauvoir. Al termine della Seconda guerra mondiale, si dedica esclusivamente alle sue opere filosofiche e letterarie. Viene arruolato e dopo la capitolazione francese del 1940 viene fatto prigioniero dai tedeschi e internato in un campo di concentramento per soldati nemici a Treviri. Nel 1962 riesce a salvarsi nel suo appartamento da un attentato dall’ OAS e nel 1964 rifiuta il Premio Nobel per la letteratura. Muore il 15 aprile del 1980.

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