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La classifica dei dieci libri più belli del 2019 secondo il New York Times

Da "Mezzanotte a Chernobyl" di Adam Higginbotham a "Respiro" di Ted Chiang e "Archivio dei bambini perduti" di Valeria Luiselli. Ecco, i titoli più belli del 2019 secondo il New York Times

Il 2019 è ormai agli sgoccioli e, come ogni anno, è giunto il tempo delle classifiche. Un momento per riflettere sull’anno passato e individuare i capolavori più significativi dei mesi passati. Dall’arte alla fotografia, fino al cinema, ma noi, come sempre, diamo precedenza ai nostri oggetti più amati: i libri. Iniziamo con una delle classifiche più autorevoli del mondo della cultura, i 10 migliori libri del 2019 a cura del New York Times. Sono diversi i titoli interessanti, ma la maggior parte di essi non sono ancora stati tradotti in italiano. Se leggere in inglese non vi spaventa, buttatevi a capofitto nella bellissima lista del Times, altrimenti vi consigliamo di iniziare dai tre libri che sono già arrivati in Italia. Cominciate con Mezzanotte a Chernobyl di Adam Higginbotham, per proseguire con Respiro di Ted Chiang e finire con Archivio dei bambini perduti di Valeria Luiselli.

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I 100 libri più belli del XXI secolo secondo il Guardian

I critici del Guardian hanno stilato la classifica dei 100 libri più belli del secolo, fra cui compaiono Elena Ferrante e Carlo Rovelli, destinati a passare alla storia

1. Disappearing the earth – Julia Philips 

 

Nel primo capitolo del romanzo d’esordio di Julia Philips, due giovani ragazze svaniscono nel nulla, andando a scardinare l’ordine della remota penisola di Kamchatka. Quello che segue è un collage di racconti su diverse donne che sono state toccate dalla scomparsa delle giovani. Ogni episodio narra con dovizia di particolari i modi in cui queste donen sono state distrutte dal crimine, non solo da un punto di vista personale, ma anche emotivo e culturale. 

2. The topeka school – Ben Lerner

 

Dopo “Uomo di Passaggio” (Neri Pozza) e “Nel Mondo a Venire” (Sellerio), il 2019 di un autore cult anche in Italia come Ben Lerner si intitola “The Topeka School”. Adam Gorman torna protagonista e anche stavolta restano gli interrogativi su arte e autenticità, scrive il Times, ma rispetto ai precedenti romanzi di Lerner, “l’assenza di fede di Adam diventa un sintomo di una crisi nazionale”.

3. Respiro – Ted Chiang

 

Nel racconto che dà il nome alla raccolta, il protagonista è uno scienziato che fa una scoperta impossibile sulla propria esistenza. E chiude proprio con un’esortazione che contiene la poetica dell’autore: «Anche se quando mi leggerai, esploratore, io sarò morto da tempo, mi congedo adesso rivolgendoti un invito: contempla la meraviglia che è l’esistenza e rallegrati di poterlo fare. Mi sento in diritto di dirtelo. Mentre scrivo queste parole, infatti, io sto facendo lo stesso.» In questo uso della fantascienza come contenitore dei sentimenti e dei pensieri umani, Chiang è degno erede di Philip K. Dick. Nelle altre otto storie che compongono la raccolta ci sono sempre personaggi fuori dall’ordinario, che sperimentano la vita in dimensioni diverse dalla nostra. Come nel Mercante e il portale dell’alchimista, il racconto che apre la raccolta, in cui un varco temporale costringe un venditore di stoffe nell’antica Baghdad a fare i conti con i propri errori e gli offre il modo di rimediare. Come in tutte le sue opere, Chiang sfiora la fantascienza immaginando mondi diversi, intelligenze artificiali, forse viaggi nel tempo (sicuramente nella memoria), e in realtà mette sul tavolo temi umanissimi: il valore della vita, l’ineluttabilità, la paura e il dolore della morte, la necessità della memoria, la ricchezza salvifica del sapere, e volere, comunicare.

4. Archivio dei bambini perduti – Valeria Luiselli

 

Tra i romanzi migliori del 2019 c’e’ anche “L’Archivio dei Bambini Perduti” della messicana Valeria Luiselli, tradotto in italiano da Tommaso Pincio per La Nuova Frontiera. Con questo libro Valeria Luiselli ha scritto il grande romanzo del presente americano, un lessico famigliare composto di voci, testi, suoni e immagini che unisce al senso politico dello scrivere l’idea che vita e letteratura siano un unico e sterminato labirinto di echi e rimandi continui. Una macchina avanza sulle strade americane. All’interno una coppia e i due bambini nati da precedenti relazioni. Il padre e la madre sono documentaristi. Davanti a loro una lunga lingua d’asfalto che li spinge verso un futuro incerto.Sono diretti in Arizona: il padre vuole visitare il luogo dove l’ultima banda di guerrieri apache si è arresa all’esercito americano. La madre vuole invece vedere con i propri occhi la realtà di quella che i notiziari chiamano “emergenza migratoria”: bambini che attraversano da soli il confine.In un alternarsi di paesaggi desertici, polverose città di frontiera e soste in motel, si delinea una nuova mappa dell’America d’oggi, un territorio profondamente segnato dalla storia, dalle migrazioni e dalle conquiste.

 

Completa la top 5 della fiction “Night Boat to Tangier” di Kevin Berry.  Gli antieroi di questo romanzo, pubblicato da Doubleday, sono due gangster irlandesi. Le loro vite sono così intrecciate che la giovane donna di cui attendono l’arrivo può qualificarsi come famiglia per entrambi gli uomini. Farà la sua apparizione? Quanto gliene importa? La loro battuta è uno scudo contro l’oscurità, una nuova versione spiritosa di “Aspettando Godot”.

 

Sullo sfondo dell’Irlanda del Nord torna Patrick Radden Keefe con “Say Nothing”. Al centro del libro c’è l’assassinio di Jean McConville da parte dell’Ira nel 1972: una madre vedova rapita dalla sua casa di Belfast in presenza dei suoi figli, era sospettata dall’organizzazione paramilitare di essere una spia.

 

Completano la top five della non-fiction “The Club” di Leo Damrosch, su Samuel Johnson e i suoi amici nell’Inghilterra della fine del Settecento.  Damrosch porta in scena le personalità sbalorditive del Club, offrendo ritratti indelebili di Johnson e Reynolds, Edmund Burke, Adam Smith, l’attore David Garrick, lo storico Edward Gibbon e, ovviamente, il fedele biografo di Johnson James Boswell: “una costellazione di talenti che raramente è stata eguagliata”.

 

“Yellow House” di Sarah Broom è ambientato in una casa di New Orleans Est dagli anni Sessanta all’uragano Katrina. Nel suo straordinario e avvincente debutto, Sarah Broom supera le aspettative del memoir per creare una fusione divertente e inventiva di forme letterarie. Tracciare la storia di una singola casa a New Orleans East, dagli anni ’60 fino all’uragano Katrina, per esaminare il passato, il presente e il possibile futuro della città di New Orleans e dell’America in grande stile.

 

“No Visible Bruises” sulle devastanti e letali conseguenze della violenza domestica. Il libro tratta quello che l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito “un problema di salute globale di proporzioni epidemiche”. Solo in America, più della metà di tutte le donne assassinate viene uccisa da un partner attuale o precedente. La violenza domestica attraversa le linee di classe, religione e razza. Snyder non dà risposte facili ma presenta una grande quantità di informazioni che è la sua forma di speranza.

 

“Mezzanotte a Černobyl” è il resoconto più autorevole e documentato di un evento che ha cambiato la storia: una narrazione complessa, umana e terrificante, l’affresco indelebile di una delle peggiori catastrofi del XX secolo. Oggi Adam Higginbotham racconta una verità diversa. Basandosi su centinaia di ore di interviste condotte nel corso di più di un decennio, su lettere, memorie inedite e documenti d’archivio recentemente desecretati, l’autore disegna il ritratto di quella colossale tragedia attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta in prima persona, e svela come il fiore all’occhiello dell’ingegneria nucleare sovietica fosse in realtà una struttura viziata da palesi carenze di progettazione e dalla superficialità nella scelta dei materiali; come le prime avvisaglie di qualche anomalia nel funzionamento dell’impianto fossero state deliberatamente ignorate purché la messa in opera dell’impianto non subisse rallentamenti; come tutto il programma nucleare sovietico fosse profondamente carente di sistemi di sicurezza anche rudimentali. Ma soprattutto non dimentica di dare voce a tutti gli uomini e le donne che hanno dato prova di straordinario ingegno e sacrificio nel tentativo di contenere un disastro che minacciava di assumere una portata mondiale.

 

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