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“La bambina scomparsa”, un thriller incentrato sul rapporto fra padre e figlia

Chi è la bambina dagli occhi e dal cuore di ghiaccio?

Caitlin non sorride più.

Caitlin usa un linguaggio scurrile, mangia con la bocca aperta, si lava e si cambia d’abito solo ogni tre giorni.

Caitlin non risponde alle domande sul suo recente passato.

Chi è Caitlin?

Che ne è stata della bambina scomparsa quattro anni prima?

Cosa nasconde l’adolescente creduta morta da tutti e poi lasciata libera dal proprio rapitore?

Caitlin non è più Caitlin.

La bambina scomparsa” è un thriller scritto da David Bell ed edito per Giunti nel 2016. Ispirandosi a recenti fatti di cronaca, il romanzo racconta la vita di una famiglia come tante, gli Stuart, atrocemente sconvolta dalla sparizione della unica figlia di soli dodici anni.

Quando la relazione fra i coniugi giunge al capolinea, dopo anni di incomunicabilità e recriminazioni, e la donna decide di arginare il dolore con una simbolica commemorazione religiosa della bambina, quest’ultima, la cui foto era stata capillarmente diffusa per l’occasione, viene ritrovata sola e con quattro anni di misteri alle spalle.

Grazie ad alcune testimonianze si fa strada l’ipotesi di un pedofilo che abbia rinchiuso e plagiato la ragazzina, non l’unica sua vittima. Ma Caitlin si rifiuta di collaborare e ha reazioni che spiazzano la polizia e i genitori.

Il thriller, ben strutturato se pur non particolarmente originale nello svolgimento e nell’epilogo, è interessante per l’analisi del rapporto complesso, a volte oscuro e insondabile, che lega un padre ad una figlia.

Si tratta, infatti, di un vincolo biologico e affettivo in cui la linea di demarcazione fra l’egoistico possesso e l’accettazione dell’altrui libertà e femminilità è molto difficile da definire.

Non a caso, Tom riuscirà a comprendere appieno il proprio ruolo genitoriale solo confrontandosi con il ricordo del padre, amorevole, e del patrigno, violento: le due figure diventano emblema del doppio lato della paternità, ossia quello luminoso protettivo e quello oscuro e castrante.

Lo stile è scorrevole, con un cipiglio quasi cinematografico, puntuale nelle descrizioni senza cadere mai nel morboso.

E figlia, figlia,
figlia sei bella come il sole,
come la terra,
come la rabbia, come il pane,
e so che t’innamorerari senza pensare,
e scusa,
scusa se ci vedremo poco e male:
lontano mi porta il sogno
ho un fiore qui dentro il pugno
”.

Figlia, Roberto Vecchioni

 

Emma Fenu

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